live report
Bobo Rondelli Roma, Monk
Concerto del 31/10/2021
Qui capisci di che pasta sia fatto il nostro. Qui capisci che il suo essere artista è inscindibile dallo stare a contatto con le persone, dal farle ridere, con buona pace della promozione dell'album, che passi pure in secondo piano. È il Bobo guascone e irriverente che tiene banco, e forse era proprio quello che ci voleva dopo tanti mesi bui.
Il primo brano è in perfetta linea con il mood della mattinata (e sì il concerto è a ora di pranzo), I Vitelloni. Data la vena toscanaccia irrefrenabile del cantautore, la decisione di esibirsi solo con la chitarra e le tastiere di Claudio Laucci risulta perfetta per un effetto cabaret, durante il quale non mancheranno però riflessioni sull'attualità (ad esempio sulla "tagliola" che ha fermato il DDL Zan). In fondo il "cielo è di tutti" come diceva Gianni Rodari nella filastrocca che Bobo deliziosamente ci ripropone.
Se La marmellata, e Madame Sitrì fanno tornare indietro nel tempo a momenti che forse non abbiamo vissuto, tra il sorriso e la lacrima Bobo propone una sua piccola Spoon River. Babbo Apache e Nara F. omaggiano rispettivamente il padre e la madre, e il secondo brano in particolare risentito dal vivo dopo tanto tempo spacca il cuore. Ma forse è Sabrina la canzone che più sembra piegare il sorriso di Rondelli, quando spiega che è per una sua amica, persa di vista ai tempi della tossicodipendenza, però più sfortunata.
In fondo se si parla di anime fragili non può mancare Fabrizio De Andrè. E La canzone dell'amore perduto diventa un abbraccio infinito che unisce palco e pubblico.
Che dire...
Un concerto - non concerto emozionante, carico di verità, di sguardi sul bello e il brutto del mondo.