Aa. Vv. Parole liberate volume 2
2024 - Baracca e Burattini / The Orchard
Parliamo di nomi tutt’altro che banali nel panorama musicale italiano, alcuni addirittura eccellenti. Aprono le danze le Viadellironia che personalmente ascolto per la prima volta con piacere, per scivolare ad Andrea Chimenti che sa scrivere, che piace da subito, il mestiere e il talento in una bella canzone che sa comporre e interpretare. Per i Bandabardò vale anche un sentimento di commozione; il loro folk che sa piegare verso il rock. I NuovoNormale mi stupiscono, per me che sono davvero Nuovi, ma assolutamente non hanno nulla di Normale (il che non è assolutamente una critica): molto buoni. Si vira verso il jazz; i Magicaboola Brass Band con Fabrizio Bocci mi fanno alzare il volume d’ascolto; certo, riconosco forse un po’ Sergio Caputo, ma si sa che la musica è sempre un cerchio ed è complicato non pagare tributi a chi è passato da quelle parti prima di noi.
Max Bianchi è la prova che il cantautorato non è lettera morta; interpreta questo testo con la stessa profondità che avrebbe ad accostarsi a un pezzo di De Andrè. The Mastelottos sono intigranti, una voce originale, una scrittura musicale inattesa e per questo efficace, c’è molto di più di quello che appare, forse persino una originalità da scoprire più a fondo. Su Morgan, mi accorgo che devo spazzare via una montagna di preconcetti che (persino) io ho sul suo conto; essendo io stato un estimatore dei Bluvertigo, un amante del suo primo disco solista, ancora oggi credo che in lui alberghi un musicista straordinario e un artista talentuoso tra i migliori. Detto questo, ascoltando il suo brano, penso che allora c’è ancora vita su Marte; il suo contributo brilla di luce propria. I Synaesthesia fluttuano e incantano.
Con Flavio Giurato mi viene di pensare "da quanto tempo che non ci si vedeva, vecchio farabutto di un tuffatore, benedetto ragazzo senza tempo; ti basta ancora una chitarra, quella voce da buttare e le tue parole che sembrano buttate a caso, ma che alla fine trovano da sole il loro posto...". Pivio è uno che sa fare arte, la prova che, in Italia, dentro nelle classifiche ci stanno le persone sbagliate: ascoltate il suo inno e poi non venitemi mai più a dire che queste sono solo canzonette. Tony Levin ama l’Italia non da ieri: chi come me mastica musica da troppi anni lo sa bene, come sa che a lui devono molto tanti e tanti suoi colleghi. Già la sua presenza rende questa compilation degna di essere accolta come un lavoro eccellente. I PASE chiudono con Balla Re, e lo fanno degnamente, un lieve sentore di Radiodervish che non solo non guasta, ma addirittura impreziosisce.
Mi viene naturale pensare che, tra tutte queste note e parole, ho avvertito lo spirito profumato di Battiato; non so esprimere esattamente il perché di questa sensazione, ma questo mi è restato impigliato nei capelli come un alito di vento.