Aa. Vv. Joy of Living - A Tribute To Ewan MacColl
2015 - Cooking Vinyl
#Aa. Vv.#Rock Internazionale#Folk #Steve Earle #Christy Moore #Dick Gaughan #Billy Bragg #Mario Maffi
Ma al netto di questa e altre sue asprezze (su tutte, il giudizio sprezzante che riservò ad un giovanissimo Bob Dylan, che, invece, lo venerava), Ewan MacColl rimane una figura di fondamentale importanza per la musica e la cultura popolare britannica, benché decisamente poco conosciuto alle nostre latitudini: musicista, autore, attore e regista teatrale, ideatore di programmi radiofonici, ricercatore, studioso e interprete del repertorio tradizionale delle isole britanniche, attivista politico (iscritto tre o quattro volte al Partito Comunista britannico ed altrettante volte espulso, ricorda Peggy Seeger, sorellastra di Pete e sua terza moglie, in un matrimonio che sancisce un ideale collegamento tra la musica popolare delle due sponde dell’Oceano Atlantico).
A testimoniare la statura del personaggio il cast stellare riunito dai tre figli nati proprio dal suo terzo e ultimo matrimonio – Neill, Calum e Kitty – per questo Joy of Living, doppio album uscito per celebrarne il centenario della nascita, avvenuta, appunto, nel 1915 a Salford, città industriale del Nord dell’Inghilterra.
Città consegnata alla memoria collettiva da una delle sue canzoni più note, Dirty Old Town, nata in maniera del tutto casuale per coprire un cambio di scena in uno spettacolo teatrale nel 1951 e divenuta negli anni uno degli standard della musica popolare britannica, reinterpretata dai più disparati musicisti – da Rod Stewart ai Pogues, passando per i Dubliners e mille altri ancora.
Canzone che naturalmente non manca in questo album tributo dove viene affidata ad uno degli ospiti provenienti dall’altra sponda dell’Oceano Atlantico, il grande Steve Earle (che, invero, l’aveva già incisa in coppia con Bap Kennedy, come ghost track in un album di quest’ultimo in una cover forse ancora più bella di quella qui presente): versione resa emozionante dalla voce, inconfondibile, dell’interprete.
Altri ospiti d’Oltreoceano i fratelli Rufus e Martha Wainwright – a proposito di dinastie musicali… - che rileggono Sweet Thames, Flow Softly in una delicata versione voce e piano, in cui, una tantum, il talentuoso Rufus non finisce sopra le righe.
Per il resto il cast vede riunita una nutrita e qualificata rappresentanza della scena folk anglo-celtica contemporanea, partendo da due dei più credibili eredi dello stesso MacColl quali l’irlandese Christy Moore e lo scozzese Dick Gaughan, già più volte alle prese con il repertorio del destinatario di questo tributo nel corso della loro carriera (in particolare, Gaughan realizzò già negli anni Ottanta un album tributo a MacColl, in collaborazione con Dave Burland e Tony Capstick): il primo rilegge Compañeros dedicata alla rivoluzione cubana, mentre il secondo reinterpreta Jaime Foyers legata invece alla Guerra Civile Spagnola, a conferma dell’impegno politico che caratterizzo l’opera di MacColl e che si ritrova immutato nella musica di questi suoi due illustri discepoli.
E parlando di impegno politico, non manca Billy Bragg che riprende in una bella versione elettrica (sfidando anche in questo caso le ire postume di MacColl che alla elettrificazione della musica popolare riservò un’altra delle sue memorabili filippiche) di Kilroy Was Here.
A proposito di dinastie musicali, presente in grande spolvero la famiglia Carthy-Waterson, partendo da Martin Carthy con una rigorosa versione acustica di I’m Champion At Keeping’em Rolling e da Norma Waterson con Moving On Song, sino ad arrivare alla più giovane Eliza Carthy in uno degli episodi più riusciti, una corale Thirty-Foot Trailer, passando per la meno nota Marry Waterson (evito di cimentarmi con l’albero genealogico di famiglia per trovarne la giusta collocazione…) con Exile Song.
Gli eredi di casa MacColl, promotori del progetto, hanno poi preso parte attiva nella sua realizzazione con i figli Calum e Neill produttori di diversi brani dell’album e impegnati come strumentisti in molti episodi, quasi una house band del lavoro: al riguardo, vale certo la pena ricordare che Neill MacColl è il chitarrista del gruppo che accompagna abitualmente David Gray, anch’egli presente in questo album con la conclusiva Joy Of Living.
Ma non manca neppure il nipote Jamie MacColl in coppia con il suo abituale compagno di avventure nei Bombay Bicycle Club Jack Steadman con la dolente Angry Birds, scritta dal patriarca Ewan nel 1961 a seguito di un incidente aereo che causò la morte, in Svezia, di trentaquattro studenti e due insegnanti inglese.
Spazio anche per le nuove leve del folk britannico, in particolare con le Unthanks con la sognante filastrocca di Cannily Cannily e con Seth Lakeman a cui è affidata l’altra signature song di Ewan MacColl, The Shoals of Herring.
Lezione di classe, come prevedibile, da Paul Brady con la sua versione di Freeborn Man, mentre convince meno la rilettura di The First Time Ever I Saw Your Face di Paul Buchanan (Blue Nile) con un arrangiamento forse troppo ricercato che penalizza, almeno a mio parere, la bellezza e la semplicità della melodia originale.
Una “camera degli orrori” assai relativa, quindi, utile a riscoprire o, magari, a scoprire per la prima volta un personaggio di primaria importanza nell’evoluzione della musica popolare britannica e che potrebbe indurre gli ascoltatori al recupero degli originali: da segnalare che la Topic Records, storica etichetta discografica nell’ambito del folk britannico, ha annunciato un box antologico di 4 CD per il prossimo anno, speriamo utile per orientarsi nella sterminata discografia di Ewan MacColl.
Per chi volesse poi approfondire la figura di Ewan MacColl consiglio senza esitazione la lettura delle pagine a lui dedicate all’interno di Città di Memoria, libro di Mario Maffi di recente pubblicazione, frutto non solo di una puntuale conoscenza delle sue opere e del contesto storico e culturale in cui nacquero, ma anche di una lunga frequentazione e amicizia personale.