Le prime due songs "everything in its right place" e "kid A" scorrono via leggere e suadenti come due nenie per lasciare spazio al loop ipnotico di "the national anthem" in cui per la prima volta si riesce a captare il fascino della stupenda voce di Thom, ancora però sommersa da suoni campionati, virtuosismi ai fiati e dall´incessante loop sopraccitato. A questo punto si materializza dinnanzi all´ascoltatore disorientato una "how to desappear completely" letteralmente da brividi dove cori e chitarre si mischiano alla calda voce di Thom avvolgendola e completandola per la gioia degli amanti dei primi Radiohed di "creep" ed "high & dry". Dopo una insipida e forse un po´ pretenziosa "treefingers" ecco "optimistic", brano che la band ha scelto come primo estratto e che stupisce per la varietà di registri e per la capacità di autoevolversi ciclicamente fino a sfociare direttamente (le due canzoni sono praticamente un medley) in "in limbo" , chiusa da distorsioni, vibrazioni e sussulti. Il suono possente di una batteria elettronica irrompe per introdurre e accompagnare prima la complessa "ideoteque" e poi, con andamento attenuato e sincopato "morning bell" quello che, a mio avviso, è il brano migliore dell´album e che possiamo indicare come perfetta sintesi fra passato e futuro dei Radiohead, uno dei pochi gruppi che prova a riapprovvigionare con qualcosa di veramente innovativo lo stantio e sovraffollato universo della pop-rock music.
Degna di nota anche la chiusura con una "cinematografica" (la vedrei bene come colonna sonora di un lungometraggio Disney) "motion picture soundtrack" ed una ghost track strumentale appena accennata, che non fanno altro che alimentare la nostra curiosità: dove vogliono arrivare questi Radiohead? Se è vero che qualche volta la band sembra avventurarsi in sentieri un po´ troppo impervi e lontani dal suo stile originario e che la voce di Yorke risulta essere indubbiamente un po´ sacrificata, è vero anche che i Radiohead riescono a tenere incollati allo stereo gli ascoltatori più esigenti ed a completare la ambiziosa evoluzione iniziata nel 1997 con Ok Computer. In conclusione un album davvero diverso e capace di sorprendere ad ogni ascolto, ma sicuramente di difficile assimilazione, perfino per gli ammiratori più convinti del gruppo.
PER CHI NON SI ACCONTENTA