Greendale<small></small>
Americana

Neil Young Greendale

2003 - REPRISE RECORDS / WEA

02/12/2003 di Christian Verzeletti

#Neil Young#Americana

Dopo l’insipido “Are you passionate”, “Greendale” è arrivato a stuzzicare l’appetito dei fans di Neil Young in ben due versioni: una singola, contenente il concept inciso con i Crazy Horse, e una con l’aggiunta del concerto acustico di Dublino in dvd. Vengono così soddisfatti sia quanti avevano trovato noioso il set dell’ultimo solo tour sia quanti ne erano rimasti affascinati al punto da aprire una caccia vera e propria a quei pezzi, che già costituivano l’intera struttura del nuovo album.
Entrambi i dischi presentano un andamento monocorde, ovviamente più mosso nelle takes con i Crazy Horse, che non dovrebbe stupire o spiazzare perché il suono e la voce di Neil Young sono sempre stati basati sul trascinamento di poche note e di pochi accordi.
Ancora una volta questa mono-tonia ha una precarietà che mantiene costante la tensione nei pezzi. Sarà la sua voce, saranno gli arrangiamenti claudicanti, ma il canadese riesce a catturare, sia che punti sulla ruggine elettrica dei Crazy Horse sia che si conceda alle sue visioni bucoliche acustiche.
“Greendale” si colloca in una terra di mezzo, in bilico tra l’elettrico e l’acustico, proprio come la cittadina da cui prende nome: un territorio immaginario, un luogo della mente, costruito con estrema concretezza narrativa e sonora. Dalle note del booklet Neil Young racconta di aver scritto e inciso una canzone al giorno partendo dai personaggi della famiglia Green: le storie si svolgono in singoli capitoli e vanno a comporre un puzzle in cui l’idillio della cittadina media americana è minato da contraddizioni che portano alla morte, alla violenza, alla fuga.
“Greendale” è quindi un’opera carica di nostalgia e di amarezza, ma priva di buonismo e di sentimentalismo gratuito: Young offre il suo sguardo senza accentuare la malinconia e senza assumere alcun tono eclatante. In questo lo aiutano i Crazy Horse con un tappeto sonoro fatto di blues lunghi e costanti, che hanno il passo della vita quotidiana e l’ineluttabilità della caduta: armonie e cori suggeriscono la purezza di una vita naturale, mentre le chitarre tracciano le crepe del sistema.
La durata dei brani supera i nove e anche i dodici minuti, facendo riemergere il problema della pesantezza dei concept: anche “Greendale” è un disco che va ascoltato, letto ed interpretato. Ma è libero da qualunque presunzione didattica o letteraria, ha un approccio a basso profilo. Neil Young canta con umiltà, è cosciente di scendere nella storia della gente: di conseguenza le canzoni chiedono attenzione e rispetto. E la critica nei confronti del governo e dei media si svolge pacata, netta e precisa.
D’altronde lui è artista che ha attraversato le stagioni della vita e del rock: oggi la sua voce ha la saggezza profonda di un anziano, in possesso di tutta la sua lucidità. Quello che offre non è solo materiale in abbondanza per i fans (maggiori dettagli su www.neilyoung.com), ma una lezione di stile.

Track List

  • Falling From Above|
  • Double E|
  • Leave The Driving|
  • Bandit|
  • Carmichael|
  • Devil´s Sidewalk|
  • Grandpa´s Interview|
  • Bringin´ Down Dinner|
  • Sun Green|
  • Be The Rain

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