Neil Young Chrome dreams ii
2007 - Reprise / Wea
Volendo poi esaminarlo più seriamente, da un punto di vista non strettamente terapeutico, “Chrome Dreams II” è un disco che si colloca a metà strada tra “Greendale” e “Living With War”, nonostante i semi antichi che porta nei suoi solchi più profondi, per essere in parte figlio di un disco non completato a metà degli anni ’70. In questi millennio Neil Young è molto prolifico e i suoi lavori sembrano sempre più lo sfogo di un uomo che il progetto di un artista.
Tanto è vero che anche in questo caso l’album è stato portato a termine nel giro di una sola settimana. Le canzoni nascono infatti senza troppi ricami stilistici e orpelli strumentali, sono dirette e perfino liricamente urgenti.
Se “Beautiful Bluebird” è forse il brano che più attinge al glorioso passato, il resto è mestiere e ammirevole ostinazione. Alla sua età, e dopo aver visto di recente la morte in faccia, il canadese ci regala insomma un altro buon disco. Se poi riuscissimo nell’operazione di dimenticare per un attimo certi suoi capolavori - impresa resa oggi ancor più ardua dalla pubblicazione di storici live come l’imperdibile “Live At Massey Hall 1971” – questo nuovo disco lo si ascolterebbe con orecchie diverse. Gli si perdonerebbe un passaggio leggero come “Shining Light” e anche quel modo di cantare come se avesse in mano, invece del microfono, un sorta di “megafono”. Strumento più da piazza che da sala di incisione.
Ma questo è Neil Young, un attempato signore che potrebbe starsene comodo su una sedia a dondolo nel suo ranch, magari in compagnia di buona parte dei vecchi Crazy Horse, e invece, come un vecchio e iracondo medico condotto di campagna, ci prescrive ancora medicine. Perchè siamo malati, e finché c’è in giro gente come Neil, ci tocca stringere le chiappe.
O finire uccisi in un tubo.