Modena City Ramblers Niente di nuovo sul fronte occidentale
2013 - Mescal
Un rigurgito di ballata sociale in 18 stazioni, con tanto di segno di Zorro - leggi impronta dei M. C. R. - giusto per gradire. Poi mi sa che il cielo d’Irlanda è piuttosto un luogo dello spirito. Con un po’ di fantasia e dosi massicce di violini, chitarre & fisa, puoi scovarlo dalle parti dell’Emilia Romagna, alla voce combat-folk: sono vent’anni e spiccioli che i Modena vanno a tempo, inseguendo storie, viaggi, suoni, parole. Frequentando Cinisi (I cento passi) come Macondo (Macondo express), songs della tradizione irlandese, spruzzate di rock muscolare, e canti resistenziali. Formula che vince, insomma, non si cambia. Meno che mai in questo concept-album, astuccio di lettere mai spedite e rime tempestose, destinatario un’Italia che muore di inedia, di politica, di malaffare e malapolizia. Ma indirizzate anche a chi resiste o ha resistito: ai soprusi, alla malavita, al razzismo, alla guerra, ai diktat globalizzanti del Pensiero Unico Capitalista, per esempio (consumismo, brand e format tv).
Diciotto canzoni divise in due dischi: il primo ha un sound vigoroso, elettrico, sostenuto; il secondo è più acustico, ma con dentro ancora il filo rosso dell'impegno che attraversa e tiene assieme tutte le tracce. Tenetevi forte che adesso arriva l'elenco degli argomenti in campo: Ilva di Taranto (Tarantella tarantò), strage di Bologna (Il cielo di Bologna), morti di mafia (Beppe e Tore) e altri di abusi di potere (la citata La luna di Ferrara), misteri italiani (la citata Nostra Signora dei depistaggi), guerra d’Etiopia (Afro), soprattutto vecchi e nuovi appunti partigiani (La guèra d’l baròt, Occupy World Street, Il violino di Luigi, Briciole e spine) e solidarietà di classe (Pane nero, E’ primavera, dove il riferimento stagionale inerisce alla così detta “primavera araba”, che vi eravate messi in testa?). Ho pescato a casaccio tra le scalette, e mi sono fermato qui, in quanto la tassonomia lascia il tempo che trova al cospetto di un album come questo, da assumersi piuttosto nel complesso, per il senso teleologico d’insieme.
Mi va di citare ancora Due magliette rosse, toccante rilettura della finale di Coppa Davis giocata da Panatta e Barazzutti nello stadio della morte di Santiago del Cile, nel Settantasei, in piena dittatura Pinochet. (“Due magliette rosse come il sangue nelle fosse, per le donne di Santiago e la loro libertà, sfidarono il potere con grande dignità”, il riferimento è alla divise indossate dai tennisti azzurri come schiaffo ideale al generale cileno). Riepilogando, in sintesi estrema, il succo impegnato (come si sarebbe scritto una volta) dei cd: suggestioni folk/rock + cantautorato + tradizione della Bassa + ballata sociale sono i cardini fondativi del cospicuo impianto sonoro dei M.C.R., frizzanti - ab origine - come il Lambrusco dell'Emilia e solidi come le mani del Quarto stato di cui celebrano idealmente le gesta. In fatto di poetica non saranno Lolli e/o Guccini ma le strofe sanno comunque il fatto loro, e arrivano dove devono: dritte al bersaglio delle coscienze civili meno assopite. Hai visto mai che a canzoni si possano ancora fare rivoluzioni.