Modena City Ramblers Tracce Clandestine
2015 - ModenaCityRecords
Come se fosse la cosa più facile del mondo, e non la sola cosa che ci resta da fare al mondo, non foss'altro che per restituire la canzone al suo peso specifico sociale. In sintonia con questo obiettivo, il cd è muscolare, di quelli che chi non salta reazionario è-è per intenderci e per non dire di peggio. Un cd schierato, stradarolo. (Ben) speso senza requie e senza tregua tra musica, voce-violino-chitarre-basso-fisa-batteria, a gettare le basi di una ideale track-list idealista e no-global, utile per gli squilli di rivolta presenti & futuri. Di quelli che passano ancora dalla musica ribelle.
Dalla musica ribelle che faceva e cantava Eugenio Finardi: il suo contributo a Saluteremo il signor padrone (traccia n. 2 in scaletta) mette addosso i brividi, nel senso più vero della parola. O dalle canzoni a muso duro di Pierangelo Bertoli, ricordato attraverso l’anticlericale Prega Crest e l’apporto canoro del figlio Alberto (traccia n. 9). Signore e signori in ascolto ci siete ancora? Sto parlando della canzone a schiena dritta, della canzone politica senza altri aggettivi. Sto parlando di Per i morti di Reggio Emilia (Fausto Amodei), dell’inno classico del partigiano (Fischia il vento), della ballata segnatamente/sontuosamente springteeniana (The ghost of Tom Joad).
Senza contare il Rock the Casbah di area Clash, la Mala vida dei Mano Negra, i Pogues di If i should fall from grace with god, e così via via, fino alla tradizione: nei climi irish di Crookedwood polkas e in quelli cubani di Chan chan (Maxino Francisco Repilado). Sentieri clandestini gironzola & divaga insomma a partire da basilari affinità elettive. Dal sentire condiviso con gruppi e/o autori che hanno concorso a segnare in tinte folk-rock da combattimento il cammino artistico dei MCR. Tracce come madeleine, luoghi dello spirito (di band) qua e là rivisitate dal vivo, ma non sempre finite in un disco. Penso che alla luce di questi e di un buon numero di altri motivi il cd risulta di quelli che si impongono e non si dimenticano, pieno così di special guest tra italiani e stranieri, arruolati all’occorrenza per collaborare alle registrazioni. C’è anche un inedito: la trascinante The trumpets of Jerico a cui partecipa Terry Woods dei Pogues.