Max Manfredi Live in blu
2004 - STORIE DI NOTE
Non sembra vero che Max sia ormai avviato verso la cinquantina: poca è la fama che ha raccolto e pochi, solo quattro con questo, sono i suoi dischi. L’impressione è che sia considerato ancora una promessa o che qualcuno si ostini a vederlo come un autore emergente.
Invece questo illustre genovese è un signor artista, dal sangue nobile, che dopo lunga attesa si permette un live, che è un vero e proprio concerto-spettacolo, come già avevamo avuto modo di riscontrare durante l’esibizione al Teatro Duse di Genova dell’ottobre scorso.
Più che un disco dal vivo, “Live in blu” è un’opera inedita. Anche qua bisogna precisare il concetto, per chiarire la posizione atipica di Manfredi: prima di tutto le registrazioni sono tratte da un tour “inedito”, che ad oggi non si è ancora realizzato, se non in qualche data sporadica. Poi la scaletta è costituita per la maggior parte da riletture di canzoni già pubblicate, ma ormai fuori catalogo: a renderle ancora più “inedite” è poi la modalità dell’esecuzione, fortemente rappresentativa.
Sarebbe stato infatti auspicabile il supporto di un dvd, poichè le tracce audio, con le loro parti recitate, con i loro giochi di metafore e di suoni, non fanno che suggerire sguardi e punti di vista, immagini e geografie. Manfredi sfrutta il microcosmo del proprio io, di Genova e del Mediterraneo per inscenare le contraddizioni di quel macrocosmo che sono il mondo e l’animo umano.
È riduttivo continuare ad accostare la sua musica con quella di De Andrè, perché, pur discendone, da tempo Max ha avviato una bottega delle arti sua, in cui affina il proprio talento: gli inediti sono tre, ma in realtà ogni traccia è tale, perché diventa un episodio nuovo, un racconto fantasioso.
Queste dodici canzoni sono punto di partenza e di approdo per terre che portano con sé sapori di blues e di jazz, di fado e di musica leggera, di tex-mex e di vicoli mediterranei, di dixieland e di Balcani. Il minutaggio è lungo, perché si tratta di pezzi che si muovono, che prendono forma e vita sul palco, come viaggiatori che assumono su di sé le caratteristiche dei luoghi e dell’umanità che attraversano: più che popolari, le canzoni sono popolate, di parole e di danze, di arrangiamenti e di strumenti.
La qualità del suono permette di cogliere ogni sfumatura ed ogni profumo, eppure il risultato, per quanto nobile, non perde mai il sapore del vissuto: Manfredi è un professionista con la passione di un artigiano, un nobile con lo sguardo ridente di un poveraccio, un poeta con gli atrezzi di un cantautore.
E il suo “Live in blu” è un’opera che si meriterebbe le migliori piazze e i migliori teatri.