interviste
Max Manfredi Dremong, il nuovo album, e il crowdfunding
Max Manfredi sta per tornare con un nuovo album, "Dremong", che prende il nome da un orso tibetano noto per "fare danni" e comprenderà quattordici canzoni, vecchie e nuove, avvolte in sonorità senza tempo, tra chitarre e glockenspiel, violini e flauti, percussioni e strumenti orientali come il gu-qin. Max ci presenta il nuovo progetto, ci racconta il tour di promozione di questi giorni e tanto altro.
"Il più bravo" secondo Fabrizio De André (con cui ha duettato ne La fiera della Maddalena nel suo secondo disco, Max, 1994), è presentato come un "Artista obliquo, giocoliere ed alchimista del dire cantando". Roberto Vecchioni ne parla così: un capostipite (…), è uno che ha bazzicato col romanzo, con la poesia, col dialettale, con la canzone e senza, è un capace, uno che non posso nemmeno limitare con il termine di cantautore.” Stiamo parlando di Max Manfredi, vincitore di due Targhe Tenco, una per il suo primo album, Le parole del gatto (1990) e una per il suo ultimo lavoro, Luna persa (2008). Finalmente il cantautore sta per tornare con un nuovo disco, Dremong, e ha lanciato su Musicraiser un crowdfunding per integrare le spese di produzione, di stampa e possibilmente anche per coprire almeno parzialmente i costi della realizzazione dei video, le spese del tour e della promozione. "Poeta della scena", impareggiabile per "lucidità ironica e potere visionario", nel suo nuovo album avvolge in sonorità senza tempo vecchi e nuovi brani, quattordici canzoni tra cantautorato e folk, rock e prog, in cui le chitarre incontrano il glockenspiel, ormai immancabile nei suoi album, la concertina, il violino, le percussioni, i flauti o strumenti orientali come il gu-qin e il go-zen. Le sue canzoni sono presentate come "calibrate e vertiginose" al pari di "una giostra di fine Ottocento" e raccolgono "racconti di mare, di viaggi, città e metropoli, storie d’amore e di disincanto, schiaffi e carezze, evocazioni di scene meridiane o crepuscolari", in "una musica onnivora, meteoropatica, poeticissima".
Volete saperne di più su Dremong, che prende il nome di un orso dalla cattiva fama che avrebbe dato origini alla leggenda del famigerato e misterioso Yeti, l'Abominevole Uomo delle Nevi? Tra una data e l'altra del suo tour, Max ci presenta il nuovo progetto e ci racconta le soddisfazioni delle date di questi giorni, aneddoti e chicche su passato, presente e futuro della sua musica affascinante. Buona lettura!
Mescalina: Com’è nata l’idea di ricorrere al crowdfunding? Pensi che sia uno strumento di “democraticizzazione” della musica, laddove invece di convincere un discografico, un manager, ecc. che si hanno tanti estimatori interessati al progetto, si ricorre al loro sostegno e quindi si dà anche loro voce? Chissà quanti fan avranno pensato nel tempo “Pagherei per ascoltare un nuovo disco / vedere un nuovo video”, ecc. per i loro artisti preferiti…
Max Manfredi: E’ insieme un metodo democratico (chiunque lo sappia può partecipare) ed aristocratico (se non hai abbastanza sostenitori, o “alzatori” di grano che te ne anticipano, non ne vieni a capo). I primi ad usare il metodo del crowdfunding, se non sbaglio, son stati gruppi alquanto noti. Se non c’è la risposta, in effetti, il metodo da solo non funziona.
E’ quindi anche un modo per avere un rapporto diretto con la committenza, senza troppe mediazioni, che a volte possono servire, a volte, no.
Mescalina: Il dremong è un orso tibetano che spesso si alza sulle zampe posteriori e “ogni tanto si mostra al consesso umano…per far danni”, recita la presentazione dell’album. Ci sono molti dremong tra di noi…o dentro di noi, tra le nostre inquietudini, distruttive o autodistruttive?
Max Manfredi: Il DREMONG è un totem, un simbolo, che quindi può trovare casa anche dentro di noi. I danni maggiori non provengono dai singoli individui, anche se a volte possono essere perniciosissimi, ma dai gruppi; più potenti sono, più possono danneggiare, questo è ovvio.
Mescalina: Come mai ti è venuto in mente di ricorrere proprio all’immagine di quest’orso per identificare il tuo nuovo lavoro?
Max Manfredi: Mi piaceva il suono del nome DREMONG. Tipo il nome di un possibile gruppo italiano, e non solo, di musicisti degli anni ‘70.
Mescalina: In questo disco preannunci che ci saranno anche strumenti come la concertina o gli orientali guqin, un antichissimo strumento a corda, e go-zen. Cos’è il go-zen? E da dove nasce in te la passione o l’interesse che ti spinge ad accogliere sfumature world nella tua musica? In Luna persa ad es., oltre al glockenspiel che apporterà tocchi incantati anche ai brani di Dremong, c’erano mandolino, nacchere, arpa ebrea, mizmar, organetto…
Max Manfredi: Il go-zen è una specie di cetra cinese. La mia passione, la curiosità, è per i timbri e i colori musicali, ma il glockenspiel è diventato ormai uno strumento fisso nella mia letteratura e nella mia fantasia. E c’è il vantaggio di poterlo usare anche durante i concerti: si trasporta con facilità e ha un suono metallico e cristallino talmente forte che non occorre quasi amplificarlo…Esiste, ad esempio, uno strumento splendido, una specie di organo a frizione fatto di vetro… ma sarà per la prossima volta.
Mescalina: In questo album ci saranno però anche timbri progressive (cosa intendi precisamente?) e accenni rock: com’è il tuo rapporto con questi due generi musicali e come sono entrati nei tuoi ascolti e nella tua storia artistica?
Max Manfredi: Elisa Montaldo, che suona le tastiere con me, è anche alla testa di una band di musica cosiddetta “progressive”, il Tempio delle Clessidre. Insieme a lei escogitiamo suoni che ricordino le tastiere degli anni Sessanta e Settanta. Io frequento gli strumenti elettronici come se fossero strumenti di musica antica. Per i loro timbri.
Mescalina: Dremong comprenderà sia brani nuovi di zecca, sia pezzi del passato che prenderanno nuovi panni “volutamente “vintage””: come mai hai sentito l’esigenza di dare una nuova veste sonora ad alcuni brani del passato? Per rinnovarli e sentirli più vicini alla tua identità musicale attuale? Oppure?
Max Manfredi: Li ho definiti “vintage” nel senso che si tratta di suoni a cui ci aveva abituato la musica degli anni ’60 e ’70, la pop music di allora. Si tratta quindi di “modernariato”, cioè di antiquariato moderno. Nessuna velleità di “attualizzare”; tanta, invece, di togliere le canzoni da una dimensione temporale precisa, individuabile. Un po’ come in certi film di fantascienza di quegli anni, dove convivono pistole a raggi laser, teletrasportatori e videotape.
Mescalina: Al momento sei impegnato in un fitto calendario di concerti e interviste promozionali per il crowdfunding di Dremong: com’è per te questa esperienza, simile a tante altre della tua carriera, eppure “nuova” per l’iniziativa che stai promuovendo? Ci sono stati episodi e dimostrazioni di stima che ti hanno particolarmente colpito o sorpreso?
Max Manfredi: Si va in giro e si colgono le reazioni del pubblico e di coloro che si incontra. L’altra sera una ragazzina di dodici anni mi ha ringraziato per le mie canzoni, perché pensava che nessuno ne facesse più di così belle. A parte la soddisfazione, è un delizioso anacronismo, in barba a tutti quelli che, per necessità o frustrazione, cercano di ragionare in base a canoni pubblicitari, coinvolgenti “target” ed età precise.
Mescalina: Come mai hai deciso di mettere a disposizione dei fan/contributori le registrazioni live in studio e in particolare i provini degli inediti di Dremong? Altri artisti ne sarebbero magari “gelosi”…
Max Manfredi: Per non cacciarli via. Magari a qualcuno interessano…Del cantautore (del musicista, dell’autore in genere) non si butta via niente, come del maiale si diceva in ambiti non vegani.
Mescalina: Ho notato che sono stati acquistati più di 60 pacchetti che comprendono, oltre a due copie di Dremong, una t-shirt, un poster e i ringraziamenti nel booklet del cd, anche una copia del tuo primo disco, ormai una rarità, Le parole del gatto (1990): che ricordo hai di quella prima prova discografica e quanto/come pensi sia cambiata la tua musica in questi anni?
Max Manfredi: Scoprirlo è compito che lascio volentieri ai critici. Certo le età della musica non corrispondono all’anagrafe.
Mescalina: E come pensi invece di essere cambiato come uomo dal tuo debutto ad ora, anche a contatto con un mondo affascinante e al contempo “duro” come quello dello spettacolo, che regala soddisfazioni, ma anche diffonde talora disincanto?
Max Manfredi: Non so come sono cambiato, perché non saprei cosa sarei stato se non fossi stato come sono stato e non avessi fatto quello che ho fatto. Se però smetterò di fare questo mestiere, mi porrò il problema. Mi piacerebbe ricorrere all’ipnosi: una volta o l’altra ci proverò.
Mescalina: Hai ricevuto vari, meritatissimi riconoscimenti in questi anni, dalle Targhe Tenco al Premio Recanati e al Premio Recanati: ce n’è stato uno che ti ha emozionato maggiormente?
Max Manfredi: Non tanto i premi mi hanno emozionato, quanto alcune persone con cui sono entrato in contatto grazie ad essi: un nome per tutti, un bel ricordo, Amilcare Rambaldi del Club Tenco.
Mescalina: Hai avuto la possibilità di riuscire ad avere la stima di De Andrè e fare in tempo a duettare con lui ne La fiera della Maddalena: che ricordo hai di lui?
Max Manfredi: Buono: intanto perché l’idea del duetto è venuta da lui, che non mi conosceva di persona; poi, quando l’ho conosciuto, è sempre stato cordiale e cortese con me.
Mescalina: Un’ultima richiesta: descrivi il tuo nuovo album, Dremong, in un aggettivo.
Max Manfredi: Iridato.
Le prossime tappe del tour e i prossimi appuntamenti promozionali di Max Manfredi:
22 novembre
Parma - Intervista
Biblioteca Civica di Parma - Vicolo S. Maria 5
tel. 0521 03101 - ore. 18.30
Parma - Concerto crowdfunding
Circolo Giovane Italia - Via John Fitzgerald Kennedy
tel. 0521 230298 - ore 21.30 -Circolo Giovane Italia
23 novembre
Alessandria - L’Isola ritrovata
Via Santa Maria di Castello, 8
Tel: 3331345751 - ore 21.00
01 dicembre
Sezze (LT) - Concerto crowdfunding
Auditorium Mario Costa - Via Piagge Marine Sezze (LT) - (zona Anfiteatro) - ore 18.30
LEONARDO solidarietà sociale e culturale
Contatti:
http://www.maxmanfredi.com/
http://www.musicraiser.com/it/projects/1615-dremong-il-nuovo-album-di-max-manfredi
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MANAGEMENT E BOOKING:
booking@maxmanfredi.com
Enrica Corsi info@lemusenovae.it
Si ringrazia Max Manfredi.