interviste
Max Manfredi Parole su di una Luna Persa
Lo avevamo incontrato qualche anno fa, per le vie di Genova.
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MESCALINA:
Allora Max, come va? La scorsa intervista ci siamo permessi
grandi divagazioni, ma in questa restiamo sul disco rimandando
alla lettura dell'altra per le curiosità. Anche perché, di suo,
l'album è un intreccio spaventoso di atmosfere e spunti differenti,
non trovi? MAX MANFREDI: Eh sì, trovo. Un palinsesto, se vogliamo usare una metafora statica. O un guazzabuglio non privo di metodo. O una pedana di saltimbanchi in una piazza che brucia. MESCALINA: Sbaglio o "L'intagliatore di santi" aveva una continuità tematica, forse data dalle musiche o forse da un'atmosfera atemporale che risuonava in ogni brano, che lo teneva più legato insieme. Cosa ne pensi? MAX MANFREDI: Se è così, è un caso. MESCALINA: Parliamo di "Luna persa", brano che dà il titolo al disco. Ho letto da qualche parte che fai riferimento all'origine di "Perso" come colore indistinto. Ci puoi spiegare meglio. MAX MANFREDI: Basta andare su qualche dizionario in rete. "Perso" è un termine italiano antico, usato da Dante e da lui, anzi, così spiegato: "…sta tra la porpora ed il nero, ma vince il nero". "Perso" significa fosco, livido. Per me è il colore dell'inquinamento, il suo blasone. E ha ingoiato la luna, la lampada della notte. Simbolicamente, si evoca un senso di imminenza e di emergenza, e tanta confusione. MESCALINA: Spesso si sentono cantautori che titolano i loro brani andando a scavare nelle origini etimologiche delle parole. Questo perché? È una questione poetica? Rappresenta il ruolo attivo che può esercitare a livello culturale la canzone? MAX MANFREDI: Forse è il sintomo di una sana reazione all'analfabetizzazione coatta e compiacente cui ci vorrebbero soggetti. E' sempre interessante andare a cercare le etimologie delle parole. Raccomandabile, anche se non semplice, farlo prima di usare le suddette parole a sproposito. MESCALINA: Questo brano ha una durata di 12'40'', un flusso lirico che ha una capacità ipnotica incredibile su chi lo ascolta. È una canzone che hai scritto di recente? MAX MANFREDI: No, credo sia dell'ottantasei. Mi fa piacere che ti abbia fatto quest'impressione, vuol dire che funziona. Come certi lungometraggi molto lunghi… MESCALINA: A proposito (invece) di brani scritti qualche anno fa (e affetti da priapismo nelle durate) riappare "La fiera della Maddalena". Come mai la decisione di riprenderla? MAX MANFREDI: Fare un regalo agli appassionati di Fabrizio De André che ancora non ce l'hanno, e farmi conoscere dai potenziali fruitori del mio prodotto che ancora non mi conoscessero. Quanto al priapismo, ben venga nelle sue istanze di giubilo e fertilità, a meno che tu non intenda che si tratta di brani del cazzo. A proposito di etimologie, bisogna anche riconoscere loro questo "fascinum": sono ambigue e danno origine a mille trabocchetti. MESCALINA: Del resto l'hai sempre proposta dal vivo durante i concerti, il pubblico l'ha continuata a sentire nonostante il disco dove era incisa fosse introvabile. Quanto è importante la dimensione del concerto per le tue canzoni? MAX MANFREDI: Importantissima. Per motivi estetici ed economici. E anche, se vogliamo, esistenziali. La scrittura si incarna nel concerto, si incarta nei libri e si diffonde e perde in rete. Ma io - bene o male - sono nato interprete, oltre che scrittore. E tanto mi tocca. Se poi i suoni sono buoni, le spie lavorano, se le luci sono complici, se non ci sono larsen, se il pubblico si astrae e partecipa e compra i miei dischi, che soddisfazione. MESCALINA: I tuoi dischi sono sempre molto elaborati dal punto di vista musicale, sia nella scelta degli strumenti che negli arrangiamenti, e poetico-letterario. Com'è la reazione del pubblico davanti ad un brano complesso come "Luna Persa"? MAX MANFREDI: Di solito, per un semplice meccanismo, allungando il brano si allunga anche l'applauso finale. La canzone è, come dici, ipnotica. Alla fin dell'esecuzione il pubblico "rimasto" resta teso come una corda di violino! Credo che però le canzoni che innamorano, nel disco, siano altre. Questo, almeno, lo so dalle moltissime mail e testimonianze che ricevo. MESCALINA: Torniamo al disco. A livello musicale come letterario, dicevamo, i riferimenti sono molti e mescolati in modo personalissimo. Ci sono la Grecia, le figure femminili e la trincea ne "Il morale delle truppe". Come mai questo tema, legato alla Grande Guerra, che compariva anche in Va a dormire poeta è ritornato? MAX MANFREDI: Cerchiamo di capire che significa "riferimenti sul piano letterario". Certe canzoni sono zeppe di citazioni letterate, e non è il mio caso. Le mie canzoni esprimono una "vigilanza" nei confronti della letteratura, scritta o cinematografica, della tradizione. Se poi parlo della Grecia, (in realtà "dalla" Grecia, dove non sono mai stato), di donne o trincee, frequento dei luoghi letterari di sempre, quindi anche di oggi e di domani. Allora l'operazione "letteraria" diventa attiva. La guerra è spesso un affresco allegorico. "Va' a dormire, Europa" era un atto d'amore nei confronti dei canti alpini, o magari di certe canzoni della Resistenza. "Il morale delle truppe" è un pamphlet, un'invettiva inventiva, che spara a casaccio (ma, guarda un po', colpisce nel segno). MESCALINA: Anche il modo di trattarlo questo tema è molto particolare, sembri andare a cercare l'aspetto musical-estetico dei cori e allo stesso tempo quello goliardico-alcolico-consolatorio. Che peso hanno questi elementi a livello stilistico, anche legati ai veri canti di quel periodo come "Monte Canino", all'interno dei tuoi brani? MAX MANFREDI: "Monte canino" è un capolavoro di bellezza e verità, per quanto ci possano essere bellezza e verità in un canto. Esistono canzoni belliche, canzoni disfattiste, canzoni polemiche, canzoni disperate. Nel caso di "Monte Canino" la poesia non è "assoggettata" alla percezione del poeta. E' libera, è nevicata sulle pagine e nelle voci di chi la canta. Si realizza l'estremo miracolo - necessario - della canzone: una tensione emotiva che si nutre e sfoga nell'insieme fra le parole e la musica. Il tutto è corale, si è mangiato il trascrittore. Non si può (non si poteva) mettere il copyright sulla neve. E' terribile che accadano cose, nella storia, che danno origine a una canzone così. Ma è splendido che la canzone ci resti. Eterna come tutto ciò che passa. |
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MESCALINA: Mi parli invece del legame con la Grecia? C'era il Porto di Atene, il Molo dei Greci e ora c'è la Retsina. È qualche cosa che sembra sempre più lirico e immaginario piuttosto che una reale influenza... MAX MANFREDI: Infatti si tratta del riconoscersi in ciò che non si conosce. Quanto di meno gregario si possa pretendere. Farsi tradurre, farsi sostituire. Lasciarsi infestare, e cionondimeno controllare, almeno fino ad un certo punto, i fantasmi, con volontà artigianale, da "non voglio noie nel mio locale". La musica greca, il canto rebetiko, sono da anni uno dei miei distratti, ma profondi amori. Inevitabile orecchiarli, inevitabile che qualcosa di queste melodie, di questi climi, rimanga attaccato alle mie canzoni, rifuggendo qualsiasi pretesa filologica. Ma con risultati curiosi, tipo farsi dire da un amico di origine greca "Com'è possibile che tu non sia greco, o non abbia parenti greci, se hai scritto 'Le storie del porto di Atene'?" E' bellissimo, un po' come quelli che credono che l'attore che fa la parte dell'assassino sia davvero cattivo. E, in un certo senso, lo è. MESCALINA: Parlando invece di questioni più commerciali, il cambio di etichetta e distribuzione; come ti stai trovando? Ho visto che state già ristampando, forse qualcosa si muove. Che ne pensi? MAX MANFREDI: Il cd è stato pubblicato da Ala Bianca, una etichetta indipendente fra le maggiori; e distribuito dalla Warner. Lo dico per informazione, e per chi lo vuole richiedere. C'è una piccola struttura che lavora a quella che è la parte pubblica più importante, in un disco: la sua diffusione e promozione. Anche la rete, in questo senso, è molto utile. La distribuzione funziona: se uno il disco lo chiede, glielo fanno arrivare. Si parla infatti già di ristampa, e questo significa non solo che le copie stampate son state vendute, ma che ci sono molte nuove richieste. Stiamo andando a piedi, passo dopo passo, in attesa che passino un treno, o un taxi. E magari un aereo da prendere. MESCALINA: Negli anni hai ricevuto attenzione all'estero, se non sbaglio in particolare in Germania. Che tipo di interesse c'è verso la canzone d'autore italiana e il tuo lavoro. Avrai o hai già avuto modo di presentare la Luna Persa? MAX MANFREDI: Solo alcune delle canzoni. In Germania c'è un interesse anche mediatico intorno al mio lavoro tanto più impensabile in quanto lì la distribuzione dei miei dischi non arriva. Ho fatto diversi passaggi in radiotelevisioni tedesche, anche molto importanti. La spiegazione è una sola: lì badano alla cultura ed al prodotto, non alla promozione pregressa, come in Italia. A volte non ci rendiamo conto che l'Italia è, da questo punto di vista - e non solo - del tutto reazionaria e refrattaria al ricambio culturale, sia pure nel campo della canzone, che sta tra cultura e intrattenimento (e quindi, in un certo senso, è più forte della cultura "alta", che spesso è accademica e velleitaria). In Italia spesso, da parte degli organizzatori, non senti chiedere "cosa fa, questo?" ma "chi è"? Il che la dice lunga sulla intelligenza e la buona fede di buona parte dei mediatori! La cosa divertente è che le mie canzoni piacciono in Germania, Francia, Svizzera, Belgio, Turchia, Spagna, Russia; senza che necessariamente si capiscano le parole. Lo so direttamente quando faccio concerti all'estero, indirettamente per via delle mail che ricevo. Addirittura qualcuno mi ha scritto da Mosca ringraziandomi. E ti racconto un aneddoto bizzarro: Un tedesco va in un negozio di dischi di Genova, chiedendo dischi di un tale Fabrizio De André, di cui ha sentito parlare molto bene in Germania. Vede un manifesto con la mia faccia e dice: "Ach, Max Manfredi!". La proprietaria, speranzosa, si offre di vendergli anche qualche disco mio. Il tedesco la guarda e fa: "Grazie, ma ho già tutti dischi di lui". E' una storiella paradossale, ma insegna molte cose sui meccanismi sociali, se uno è capace di leggerla. MESCALINA: Potremmo salutarci, ma prima, visto che abbiamo parlato di concerti, ricordaci le tue date più imminenti. MAX MANFREDI: Queste: venerdì 3 aprile e sabato 4 aprile, Alessandria, "L'isola ritrovata". Sabato 18 aprile, Milano, Teatro 89. Altre sono da confermarsi, altre ancora riguardano la mia attività nella musica antica e nel teatro, non strettamente le mie canzoni e "Luna persa". Si trovano tutte nel mio sito, che segnalo (www.maxmanfredi.com), consigliando gli interessati di iscriversi alla mia newsletter, per avere notizia dei concerti che faccio in giro. |