L’intagliatore di santi<small></small>
Italiana

Max Manfredi L’intagliatore di santi

2001 - STORIE DI NOTE

08/12/2003 di Simone Broglia

#Max Manfredi#Italiana

“L‘Intagliatore di santi“, terzo album di Max Manfredi, conferma ciò che De Andrè aveva detto (“È il migliore di tutti“) dopo aver inciso con lui “La fiera della Maddalena“, comparsa nel precedente disco intitolato “Max“.
L’impressione è di attraversare, per il modo di caratterizzare storia e soggetti, un libro di Fernando Pessoa: “La mia anima è una misteriosa orchestra; non so quali strumenti suoni e strida dentro di me: corde e arpe, timpani e tamburi. Mi conosco come una sinfonia”.
Il cantautore genovese, grazie alla sua cultura (musicale, storica, letteraria e poetica), è riuscito a comporre un album qualitativamente eccellente. Manfredi è un “fingitore“, cosi’ l’avrebbe definito Pessoa: crea personaggi e vicende che non sono le avventure di semplici alter–ego, ma risultano ispirati dalla stessa musa che portava lo scrittore portoghese a delineare racconti giocati in prima persona, con protagonisti così realisticamente particolareggiati da sembrare viventi.
La durata del disco è ottimale: dodici canzoni per cinquantuno minuti di puro incanto.
Negli arrangiamenti si sentono la ricerca, la preparazione e il labor limae che connotano l’artista.
Ed è così che, Max (o forse sarebbe meglio dire “i tanti Max”, secondo lo stile di Pessoa), permette all’ascoltatore di assaporare diverse culture e tradizioni: un fado portoghese carico di nostalgia (in “Fado del dilettante“), il viaggio marittimo e notturno di un capitano di nave in “Danza composta“, i sogni visionari di un “Intagliatore di santi“, fino ai racconti sulle “Cattedrali“ dove si respira l’atmosfera medioevale quando l’ arte conteneva in sè paradiso e inferno, dannazione e beatificazione.
Il viaggio si percorre fra Atene e Genova. Ne “Le storie del porto di Atene“ il testo si fonde perfettamente con strumenti come il bouzuki e il baglamè, che riescono a far sentire vive le voci e le vicende del Pireo.
Ciò che pare evidentemente sotteso a tutto il pellegrinaggio è il fatto che Manfredi, proprio per la sua capacità di farsi altro e protagonista, faccia entrare l’ascoltatore nelle differenti ambientazioni sempre dalla “porta posteriore“, mai dalla facciata chiara e pulita, tanto banale quanto visibile in qualsiasi cartolina turistica.
Nella canzone “Tra virtù e degrado“ si può ritrovare la poetica crepuscolare cara all’artista, con la figura dell’ inetto a vivere che vaga per Genova, tra virtù e degrado appunto, osservando quello che è il mondo a cui è legato, lasciandosi rimbalzare fra i due opposti un po’ per paura, un po’ per noluntas.
“Caterina“, per concludere, è un manifesto lirico dell’amore sognato, idealizzato, visionario, sussurrato e allo stesso tempo fragile, senza schermi protettivi e così reale da concludersi con un semplice e timido approccio nella penombra di un cinema.

Track List

  • FREDDO (MA NON CONTA NIENTE )|
  • FADO DEL DILETTANTE|
  • CATERINA|
  • DANZA COMPOSTA|
  • LE STORIE DEL PORTO DI ATENE|
  • LA BALLATA DEGLI OTTO TOPI|
  • CATTEDRALI|
  • TRA VIRTU’ E DEGRADO|
  • CANZONE DI STRISCIO|
  • AZULEJOS|
  • L’INTAGLITORE DI SANTI|
  • L’INTAGLIATORE DI SANTI (FINALINO)

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