Massimo Bubola Il testamento del capitano
2014 - Eccher Music
Per l’umanista Bubola una faccenda molto seria, un topos, un paradigma, se è vero che ne evoca le ombre, scrivendone/cantadone spesso. Si prenda questo lancinante Il testamento del Capitano (crossover di canti di guerra e canzoni inedite sulla guerra) e, per cominciare, si provi a tradurlo in similitudine terra-terra ma esplicativa: se questo disco fosse un colore sarebbe bianco e rosso di neve e si sangue. E se mai avesse anche un sapore avrebbe quello acre della paura, quello amaro del dolore, quello ferroso di armi, munizioni e - di nuovo - del sangue che scorre. A fiumi. Il testamento del capitano (dal titolo di una delle canzoni-simbolo della Prima Guerra Mondiale) è un disco da prendere e, come si dice, incorniciare. Un disco poderoso e struggente, un piano sequenza sui capitoli intimi, le facce, le vite, le macerie di un conflitto lontano nel tempo, sopravvissuto per lampi, tramandati eroismi, ricordi dolenti, soprattutto nella memoria collettivai delle Terre "rosso su verde" dove più si è combattuto.
Le rarefazioni poetiche, unitamente alla capacità evocativa della scrittura buboliana appaiono in quest’album veicolate in senso dialettico, per mezzo di frame personalissimi, tenui e crudeli. Immagini dense (quasi estenuate) di angoscia e, malgradoi tutto, di speranza, quest'ultima riconducibile all’amore che non muore mai. Le raccontano gli inediti - Neve su neve, Da Caporetto al Piave, Vita di trincea -, lo racconta la colonna sonora della meglio gioventù di allora partita soldato - La tradotta, Tapum, L’alba che verrà, Sui monti Scarpazi, interpretata, con Bubola, dalla bellissima voce di Lucia Miller. Ne discende un affresco traslato, arrivo a dire meta-musicale tanto è compiuto. Un album necessario, controcorrente, asciutto, anti-retorico, seppure in grado di sollevare domande su domande sul senso autentico della guerra. Un album corale, insomma, che ci riguarda tutti, e per questo concluso con l’originale ri-proposta di Rosso su verde e Noi veniamo dalle pianure interpretate dal coro ANA-Milano.