Massimo Bubola Ballate di terra & d´acqua
2008 - Eccher Music / Self
Proprio questo è il suo pregio e difetto: da una parte ribadisce la qualità di un cantautore dedito ad un tipo di canzone nobile, che fa pensare, mentre dall’altra presenta una certa ripetitività, che già da tempo si è annidata in una discografia sempre più intrisa di ballate.
Ovvio che da Bubola non si possono pretendere grandi cambiamenti, ma una qualche scossa farebbe bene ai suoi album.
Il fatto è che il tempo passa e la sua voce suona sempre più “stagionata”. Sarà un caso, ma la scaletta si apre con un ritornello (“Lo so, lo so, lo so, lo so / forse sto un po’ invecchiando”), che sa molto di un’inevitabile presa di coscienza: Bubola canta appoggiandosi sempre più spesso sui propri testi e sulle chitarre misurate di Simone Chivilò, primo responsabile degli arrangiamenti.
Musicalmente le canzoni sono costruite con il gusto e il senso che conosciamo, tra citazioni e rimandi storici che ne aumentano il peso. Buone le variazioni portate dal trombone soprattutto in “Uruguay”, che, pur con qualche debito verso Ry Cooder, si candida come miglior brano della raccolta.
In “Una chitarra per due canzoni” è l’armonica a scandire il passo, ma in generale il disco suona seduto su tempi medi e su temi noti: il connubio amore-morte, il bisogno di rimanere fedeli a sé stessi di fronte ad un mondo che muta troppo velocemente, l’importanza della memoria e della storia.
Stupisce qualche debolezza di linguaggio, che comunque non influisce più di tanto sulla scrittura e sulla struttura complessiva (“il campanello era off” però è una frase che sarebbe meglio trovare in bocca a qualche studente adolescente piuttosto che in un lavoro di Massimo Bubola …). Tra immagini metaforiche dal sapore rinascimentale e uno storytelling fondato sulla musica popolare (compreso il folk americano con Bob Dylan in primis, vedi “Cambiano”), Bubola appare come un bardo della canzone, un cantore di storie antiche che rivelano un’importanza attuale.
Visto l’alto tasso di significatività, “Ballate di terra & d´acqua” è un disco che va lasciato sedimentare e che richiede un ascolto attento come ad un’intensa lezione umanistica.
Il rischio però è quello di trovarsi alla fine intorpiditi, con un qualche formicolio nelle gambe e nelle orecchie.