Mark Knopfler Tracker
2015 - Universal
Tracker si presenta a un primo ascolto come classico e prevedibile, tanto che all’ascoltatore risulteranno chiaramente familiari le entrate di batteria, i cambi d’accordo, lo svolgimento dei brani, ma immette piccole variazioni che approfondiscono una ricerca che si sviluppa di album in album, sebbene con risultati altalenanti. In fondo il titolo stesso racchiude in sé i concetti di “registrare”, ma anche di “ripercorrere” e “ricordare”: è lecito interpretare l’album come una sorta di summa della poetica e della storia di Knopfler.
Laughs And Jokes And Drinks And Smokes inizia su una commistione difficile, quando su uno strano shuffle sincopato dall’incedere jazzato innesta un inciso di folk celtico, per finire in una claudicante pub song che nella linea melodica riecheggia A Night in Summer, Long Ago. Un mandolino introduce la mesta Basil, soffusa e knopfleriana più che mai, con chitarra resofonica e voce su tutto. La successiva River Towns riscopre il sassofono (e purtroppo si porta dietro un tocco piacione un po’ a là Fausto Papetti); Skydiver potrebbe far parte del canzoniere dell’ultimo Dylan, col suo richiamo anni 50; la stupefacente Light of Taormina dimostra le qualità di scrittura del vecchio Knopfler: quanti autori, anche italiani, avrebbero saputo trovare una rima a fine di ogni strofa con il nome della città siciliana? La nostalgica Beryl cita con sfacciata noncuranza Sultans of Swings. La conclusiva Wherever I Go pare un out-take di All the Roadrunning (Warner Bros, 2006), il disco di duetti con Emmylou Harris, e va detto che Ruth Moody se la cava benissimo, dimostrando talento e versatilità. Purtroppo il solo di sax rende il tutto un po’ troppo ammiccante, mentre la chitarra riporta finalmente tutto a casa.
Luci e ombre, dunque. Non un capolavoro mancato, né un’occasione sciupata, quanto l’ennesimo buon disco, magari senza segni di una particolare urgenza. Ma la scrittura è più che degna e gli appuntamenti live sicuramente sapranno dare risalto alle composizioni, qui un po’ sacrificate da una produzione leggermente piatta.