Dopo due anni di silenzio Mark da Glasgow, classe 1949, si riunisce nei suoi studi privati di registrazione e con alcuni amici, nonché eccellenti strumentisti, esplora e rivisita una buona parte delle radici che lo hanno accompagnato in tanti anni di carriera.
La storia dell’artista può essere organizzata su tre pilastri: il periodo Dire Straits, la composizione di colonne sonore e la realizzazione di album solo. Questo lavoro appartiene al terzo gruppo, risulta piuttosto distante dall’epoca Dire mentre invece ha non poche derivazioni dalla fase delle colonne sonore.
´Monteleone´, con il suo incipit orchestrale a tempo di valzer, potrebbe essere tranquillamente un tema per commedia; ´Piper to the End´ si adatterebbe perfettamente alle atmosfere ambient-elfiche di Enya o della colonna del Signore degli Anelli.
Ci sono poi le ballate dolci e soffuse di ´Remembrance Day´, di ´Get Lucky´ e di ´Before Gas & TV´, che pure non stonerebbero in qualche sigla conclusiva di un film ma che già introducono echi folk tipici della terra di provenienza di Knopfler. Il folk scoto-irlandese viene amplificato nei passaggi di ´Border Reiver´ e ancora di ´Piper to the End´.
C’è infine un po’ di blues (´You Can’y Beat The House´) e di rock down-tempo (´Cleaning My Gun´) ed un brano che richiama un po’ tutto (´So Far From The Clyde´).
Fuori discussione classe dei protagonisti e qualità degli ingredienti, tuttavia manca sale per dare sapore alla pietanza.
Il disco va sentito certamente più volte per apprezzarne passaggi e sfumature ma, in qualche modo, proprio qui sta la sua debolezza. Sembra una sessione dedicata ai ricordi ed alle ricapitolazioni nell’intimità di un gruppo di vecchi amici, con testi che spesso si abbandonano a toni di delicata malinconia; non è nemmeno un punto di arrivo, il libro è già stato scritto e questo è un riassunto che, in quanto tale, perde un po’ di forza.
I fans apprezzeranno comunque, gli altri cercheranno una bistecca più sostanziosa e fresca.