Mark Knopfler

live report

Mark Knopfler Piazza Duomo - Brescia

06/07/2001 di Christian Verzeletti

Concerto del 06/07/2001

#Mark Knopfler#Rock Internazionale#Songwriting

MARK KNOPFLER
BRESCIA, 06/07/2001 - PIAZZA DUOMO
L'attesa è piacevole, i concerti all'aperto hanno un loro fascino particolare, un'atmosfera più rilassata che crea un rito di comunione e che li fa entrare più facilmente nel mito della memoria. La piazza della mia città sembra ancora più bella, ora che è piena di gente e pronta ad accogliere la musica; il Duomo nuovo ci sovrasta con la sua silenziosa imponenza, mentre quello vecchio, seduto lì accanto, sembra godersi lo strano evento.
Knopfler sale sul palco alle 21.15, jeans chiari e maglietta rossa, molto rilassato, urla subito nel microfono di voler suonare “for a long long time”, alla faccia del suo presunto amplomb inglese. "Calling Elvis" e "Walk of life" sono il saluto di Mark al pubblico e, ovviamente del pubblico a Mark; la seconda ha una veste più roots, sostenuta dal contrabbasso, dalla fisarmonica e da un bel lavoro alla chitarra di Mike Henderson con tanto di cappellaccio alla cowboy. Un suggestivo intro di violino ci lancia poi in "What it is" con Mark che comincia a lasciare che le note della sua chitarra scintillino in alto.
Si spengono le luci sul palco e l'ex Dire Straits impugna una chitarra dai riflessi particolari, tra il pubblico corre un lieve brusio, è un dobro, si sa cosa potrebbe succedere ma non si dice, fino a quando arriva proprio "Romeo & Juliet". Mark la canta e la lascia cantare, poi arriva il momento dell'assolo e la folla si zittisce per coglierne ogni nota. La band asseconda Knopfler alla grande e lui si sente tanto a suo agio da inserire dei fraseggi diversi dal solito.
Un attimo per trattenere il fiato dopo il finale e una serie di rapidi accordi scuote la piazza: "You get a shiver in the dark", tutti cominciano a saltare, è "Sultans of swing", anche se per i primi dieci secondi sento solo l'entusiasmo e la forza di questo enorme essere di cui faccio parte sotto il palco. Quando poi la chitarra e la batteria si inseguono in quelle rapide e continue accelerazioni che sono entrate nella storia, mi sento tuttuno con la musica, le note di Mark mi sollevano e mi lasciano andare per poi riprendermi ancora.
La parte centrale dello show è composta da "Done with Bonaparte", "Who's your baby now" e "Baloney again" che lasciano posto anche agli arrangiamenti del buzuki e del mandolino di Richard Bennet, alla fisarmornica di Geraint Watkins, al violino e alla suggestiva armonica di Mike Henderson in puro stile country. "Wag the dog" e "Speedway to Nazareth" sono invece piene di blues e girano su una perfezione tecnica che fa risalire la temperatura della piazza, quasi per creare l'atmosfera giusta per la perla della serata: "Telegraph road"! Mark la esegue senza toglierle quella patina di polvere che l'ha resa storica, alterna con esperienza note soffuse al cantato sussurrato prima di liberare il brano in un finale strumentale inedito e impetuoso. I musicisti escono per la pausa prima dei bis, mi guardo attorno e l’atmosfera surreale della serata mi fa sentire in un posto diverso dalla piazza che ho attraversato mille volte: un luogo parte dei miei sogni in cui la musica è un puro refrigerio che mi fa alzare lo sguardo al cielo.
Mark rientra con una maglietta azzurro sbiadito e le note centellinate della sua chitarra chiedono subito il silenzio: “Brothers in arms” è una lunga preghiera che qualcuno nel pubblico canta sottovoce con ossequiosa devozione.
Fa il suo ritorno sul palco anche il dobro argentato per graffiare dei ruvidi giri blues, assecondati dalla chitarra slide di Mike Henderson. La band improvvisa a rtimi altissimi e la batteria si fa strada per un assolo potente che si blocca di colpo: entrano gli accordi di “Money for nothing”, lontana da qualsiasi autocelebrazione e rinvigorita dalla linfa nuova del contrabbasso e della fisarmonica. Con “So far away” cominciano i saluti, qualcuno dai palazzi che circondano la piazza cerca di apporofittarne per farsi pubblicità e accende qualche insegna luminosa, ma desiste subito su “invito” di una serie di cori. Mark guarda un attimo la folla, poi abbassa il capo sulla chitarra e le note di “Local hero” avvolgono tutto e tutti. Il tema centrale viene continuamente ripreso e respinto come in un gioco di profonde passioni in cui nessuna parola trova posto. La piazza si riempie di echi di posti lontani e per un attimo anche lo sguardo di Knopfler sembra percorso da un brivido. Un lunghissimo applauso, carico di rispetto, saluta i musicisti visibilmente commossi e, quando si accendono le luci, l’ultimo inchino è reciproco.
Si esce lentamente cantando in coro “Come together”, pervasi da quel senso di fraterna libertà che solo un concerto rock lascia dentro.   TRACK LIST CALLING ELVIS
WALK OF LIFE
WHAT IT IS ROMEO & JULIET
SULTANS OF SWING
DONE WITH BONAPARTE
WHO'S YOUR BABY NOW
BALONEY AGAIN
WAG THE DOG
SPEEDWAY AT NAZARETH
TELEGRAPH ROAD
BROTHERS IN ARMS
MONEY FOR NOTHING
SO FAR AWAY
GOIN' HOME