Mark Knopfler Kill to get crimson
2007 - Warner
Di lui sappiamo tutto, anche del coraggio di non rimettere insieme i Dire Straits, nemmeno in questo periodo in cui si riuniscono proprio tutti, persino i Sex Pistols e i Police, gente che aveva iniziato nei suoi stessi anni, quei tardi ’70 che ancora tante belle storie avrebbero regalato al rock.
Knopfler però non è Sting (a cui manca un duetto solo con Ligabue) e ha sempre preferito regalare la sua musica senza clamori, concedendo al massimo qualche nota sui dischi di Bob Dylan, un album con Chet Atkins, uno con i Notting Hillbillies e molto più recentemente un lavoro con Emmylou Harris.
“Kill To Get Krimson” non farà nuove conquiste, nessuna di queste canzoni è fatta per le radio di oggi. In questo nuovo disco che profuma di antico c’è “solo” un signor artista che sa ancora trovare la corrente giusta per trasportare le sua musica. Il fiume va, sa dove andare, scrisse Mogol e cantò Battisti. Questo nuovo viaggio, dall’inizio alla fine, è infatti uno scorrere fluido e placido di note cristalline, di musica raffinata eppure semplice.
Mark ha le idee chiare, e le gestisce con magistrale sicurezza. Le sue chitarre, ancora indispensabili come la sua calda voce, trovano sempre la perfetta compagnia di altri strumenti, inseriti da questo tranquillo signore inglese (l’anno prossimo di anni ne fa sessanta) con la classe che tutti gli riconoscono.
E se un disco è fatto di canzoni, qui di certo non mancano: “The Scaffolder’s Wife” è un piccolo gioiello, una soffice carezza musicale; “Heart Full Of Hopes”, che nell’intro strizza l’occhio all’epocale “Romeo & Juliet” dei Dire Straits, è una dolcissima lunga ballata che vola in alto grazie agli indispensabili soffi di una fisarmonica che le regala prezioso ossigeno.
Con “Secondary Waltz”, poi, “Mc Mark” si rituffa in quelle sonorità folk irish a lui tanto care, riuscendo a farlo con la delicatezza di chi ha il gusto radicato nell’anima. E anche l’accoppiata organo/chitarrone di “Punish the Monkey” non sarà niente di straordinariamente nuovo, ma è pur sempre una rinnovata delizia per chi riesce ancora a trovare il piacere di fermarsi un attimo per ascoltare. Tra le altre, una citazione la merita anche la turgida “Madame Geneva’s”, una canzone splendida.
E se qualcuno, immancabilmente, dirà che questo è il solito Knopfler, ci sarà sempre un buon coro di orecchie fini che risponderà: per fortuna!