Mark Knopfler Shangri_la
2004 - Mercury Records
Intanto, ancora una volta, devono “accontentarsi” di un buon cd del solo Mark Knopfler, che ai riflettori ha da tempo preferito la tiepida luce di una buona lampada.
Sono in pochi ad avere un marchio di fabbrica, voce e chitarra, così personale: Neil Young, James Taylor e forse solo un’altra manciata di vecchi eroi del rock. La chitarra di Mark Knopfler, ripetitiva quanto si vuole, ma altrettanto unica, è facilmente riconoscibile nei dischi di Dylan, Van Morrison e anche in un brano dell’ultima fatica di John Fogerty, che se non fosse proprio per la presenza dell’ex Dire Straits all’elettrica, potrebbe tranquillamente sembrare un plagio di “Sultans of Swing”.
Quando alla sei corde unisce poi la voce, per dar vita - colonne sonore a parte - al suo quarto lavoro solista, ripensare al periodo d’oro, iniziato nel 1978 con una band che si ispirava apertamente a Dylan e J.J.Cale, è praticamente impossibile.
Avrà anche abbandonato le rosse Fender Stratocaster per portare il tocco magico delle sue dita sulle più morbide Gibson Les Paul, ma i Dire Straits erano la sua voce e la sua chitarra. Niente di più. Nemmeno gli U2 dipendono così tanto da Bono, che di certo non potrà mai togliere la chitarra dalle virtuose mani del buon Edge.
Certo, si sono abbassati i toni, il suo rock spumeggiante si è riversato interamente nella canzone d’autore, ma l’impronta è sempre la stessa: capace di guizzi ancora cristallini e di melodie sempre incantevoli. E anche di scrivere testi di un certo spessore.
Si, perché se c’è un lato del nuovo Mark Knopfler che non ha mai avuto il giusto riconoscimento è proprio questo. Invece, come dimostrano le canzoni del disco in questione, le sue qualità di autore, “Song For Sonny Liston” e di critico osservatore del nostro tempo, “Don’t Crash The Ambulance” , meritano almeno di essere sottolineate.
Anche se “Golden Heart”, la title track del suo debutto da songwriter mette ancora i brividi e “Devil Baby”, il secondo brano del precedente “The Ragpicker´s Dream” rimane un autentico gioiellino, è probabile che questo nuovo album, registrato al sole della California, sia il più riuscito del suo poker solista.
Se togliamo il singolo, “Boom Like That”, nel quale Knopfler, strizzando un occhio ai fan dei Dire Straits, sembra dire che non c’è proprio bisogno di riunirli (o meglio che non c’è proprio speranza), il resto è una raccolta di brani confezionati con la solita classe, da un uomo sereno che ama ancora il proprio lavoro e un po’ meno questo pazzo mondo in cui i comuni mortali fanno sempre più fatica a ritrovarsi.
Con l’aiuto della chitarra di Richard Bennet, delle delicate tastiere di Jim Cox e Guy Fletcher, di una base ritmica in punta di piedi con Glenn Worf e Chad Cromwell, il nostro pennella quadretti elettroacustici, nei quali quel binomio inscindibile, composto da voce (sempre più morbida) e chitarra (sempre più rarefatta), rimane ancora oggi una piccola magia del rock.
Prendete “Sucker Row”, avrebbe forse sfigurato in “Communiqué o in “Brothers in Arm”? Certamente no, ma se amate solo i Dire Straits di “Making Movies”, non comprate questo disco.
Anche perché, fatemelo dire, il cd è in vendita solo nella versione con un inutile bonus Dvd, a ben quattro euro in più. E poi le case discografiche si lamentano della pirateria. Ma siamo sicuri che i veri “Sir” Francis Drake, non siano loro ? E nemmeno troppo gentlemen.