Lowlands Lowlands The Collection 2008 - 2018
2018 - Route 61 / Harbour Song
Una storia che oggi arriva al passo finale, almeno dal punto di vista discografico (a meno di un’ultimo regalo che potrebbe realizzarsi, visto che la data milanese del Farawell Tour dei Lowlands verrà registrata per magari trarne un live album certamente gradito), con una sontuosa, è il caso di dirlo, antologia che ripercorre quanto noto mescolandolo con ciò che di meno celebre Abbiati ed i suoi pards abbiano disseminato nel corso di questo viaggio. Il primo CD è, quasi per intero, la summa di quanto di più bello, o comunque di una parte consistente delle canzoni fondamentali di questo gruppo che, ha iniziato la propria carriera con il vento in poppa raccogliendo i favori di una critica piuttosto ampia, e che sembrava destinata a poter raccogliere ben più di quanto in realtà non sia avvenuto. Se la storia sia stata maligna non si sà ma di certo possiamo affermare che ancora oggi, e certamente in futuro, le pagine che riguardano il Rock in Italia del nuovo millennio, non potranno trascurare questa splendida avventura, una vicenda musicale che ha lasciato una traccia che non può certo ritenersi trascurabile.
Abbiati ha avuto la fortuna di potersi esprimere nella sua ligua madre, l’inglese, che è la lingua del Rock. E questo ha aiutato i Lowlands a costruirsi una immagine ed un repertorio che hanno fatto breccia nel cuori degli appasionati, regalando concerti sudati e furiosi, accanto a cartoline ricche d’amore. Ecco quindi scorrere, tra le preferite di chi scrive, canzoni come In The End, Only Rain, Gypsy Child (cantata a squarciagola in decine di viaggi in auto), la commovente Love Etc…, Friday Night, un ponte gettato tra i Pub di Temple Bar a Dublino, con certi posti come l’1&35 Circa a Cantù, dove Edward è stato spesso ospite, regalandoci in pochi versi emozioni vissute realmente. Un bel songbook con sorpresa posta proprio a chiusura del primo CD, ovvero The Trick Of Love, una canzone densa di significati interiori esplicitati nei versi di un pezzo che ha il sapore della paura e dell’angoscia nel non poter vedere più chi si ama. Una canzone che, come spiega chiaramente Edward nelle note del booklet allegato, è stata registrata per un film diretto da Giorgio Magarò, prima di scoprire di dover lottare con la malattia. Una canzone di morte e amore sicuramente tra quelle più toccanti scritte da Abbiati.
Il secondo CD è una specie di scrigno dei tesori, visto che allinea diciannove canzoni che sono praticamente inedite o mai apparse su CD. Demo, versioni acustiche scintillanti, ascoltatevi Only Rain al riguardo, ma anche una belle serie di cover spettacolose che tracciano in modo evidente le influenze e gli amori di Abbiati. Ecco allora passare in rassegna Johnny Cash come i Grateful Dead (che meraviglia Friend Of The Devil…), i Rolling Stones e i Beatles, gli irrinunciabili The Replacements a braccetto con i Waterboys, Neil Young e Bruce Springsteen, Tom Waits e Bod Dylan. E poi Townes e Woody tornando al primo CD. Tutto filtrato secondo l’amore e la vena poetica di Edward. Si arriva alla fine e si ha voglia di cominciare da capo, come se in fondo In the end non ci si volesse veramente arrivare mai.
Di questo disco avrebbero dovuto e potuto parlare due persone che ci sorridono dall’altra parte del fiume, Nello Leandri e Luciano Re. A loro, ai loro sorrisi ed alla loro ironia dedico queste righe scritte su una band che hanno amato molto.