live report
Lowlands Rho (MI) / Rock'n'roll
Concerto del 29/11/2013
Certamente i Lowlands dispensano a piene mani musica di gran pregio in grado di generare importanti vibrazioni, questa era l’ultima occasione dell’anno per poterli cogliere live e non si poteva mancare l’appuntamento. Il suono della band nel corso di questi intensi cinque anni trascorsi dall’uscita di The Last Call (2008) ha subito importanti mutamenti pur sempre nella continuità di un marchio di fabbrica, il che vuol dire che Edward Abbiati, nume tutelare del progetto Lowlands ed unico presente di quel lavoro, insieme a Roby Diana, fondamentale spalla e co responsabile negli arrangiamenti di tutti gli altri dischi, non sono rimasti fermi su sonorità e ritmi che erano risultati vincenti nel fare breccia tra i fan della prima ora ma hanno saputo spostare in continuazione la barra passando da un folk rock iniziale alle sonorità molto più rock oriented, peculiarità in crescendo negli ultimi due lavori. E' utile ricordare che i Lowlands sono forse l'unica rock band italiana che ha un pubblico e frequenti date oltremanica.
La scaletta della serata evidenzia la scelta operata da Ed che vede un intelligente e ampio ripescaggio da quel primo disco, con sei brani ad affiancarsi ad altrettanti dall’ultimo Beyond (2012), a cui si aggiungono solo due pezzi da Gypsy Child (2010) e due dall’EP Vol 1 (2009) inseriti per documentare l’era di mezzo; eh, si perché con i Lowlands si può giustamente parlare di “era” tanto il loro suono, “pensato” dal leader e influenzato, in parte, dalle specificità generate dai cambi di formazione, oltre che dalle frequenti collaborazioni per altri progetti (su tutti ben rappresentata dal disco tributo a Woody Guthrie, Better World Coming) tutto ciò ha inciso imprimendo variazioni al sound.
La voce di Eddy è carteggiata, ruvida, a tratti pare “corta” ma è maledettamente accattivante, quando si trascina abbarbicandosi sulle melodie le sue canzoni volano in cielo e il nostro cuore ha un moto in controtempo, adoro quella voce che emoziona! Naturalmente esce un po’ ammaccata quando il suono si fa duro ma poco importa anzi, a voler ben ascoltare è come se una washboard di legno lavorasse incessantemente sotto gli strali della band, quasi fosse uno strumento aggiunto, e pure questo è un marchio.
La band va a memoria, Francesco Bonfiglio, autentica piovra, domina le tastiere, sta nell’angolo, quasi non lo vedi ma lo senti, eccome! la sezione ritmica di Enrico Fossati e Mattia Martini stantuffa incessante con grande efficacia, non risparmiando una sola goccia di sudore, la seconda chitarra, da poco aggiunta, di Alex Cambise ad ogni uscita fa suo un pezzo del repertorio e quando sarà la sua volta non sostituirà Diana ma, vista la notevole esperienza di arrangiatore oltre alla grande tecnica posseduta, siamo certi costituirà l’ulteriore sterzata dei Lowlands, in questo andamento a scarti messo in atto per sorprendere e depistare il proprio pubblico. E poi veniamo a Roby Diana che ormai avrà crisi di identità tanto si è immerso nel Lowlands pensiero fino a rappresentarne un pezzo di cuore e cervello, dicevamo del chitarrista sardo, un talento straordinario che ha tra le mani infinite soluzioni per colorare e animare (ora anche molto cresciuto nei cori) le melodie disegnate da Ed.
Due ore abbondanti di musica hanno saziato la platea, già al terzo brano il pubblico è coinvolto con il singalong su Hail Hail, brano corale che emoziona sempre, più avanti una All Along The Watch Tower che più dylaniata di così si muore grazie alla voce “strippata” di Abbiati e i solo di Alex e Roby che si combinano in un magma sonoro, così come vuole e pretende Eddy, in un continuum incessante che alterna momenti in cui si acquieta a risvegli improvvisi ed imperiosi senza soluzione di continuità, proprio come un vulcano in attività. C’è spazio per le dediche a persone che non ci sono più, del passato, come è il caso della delicata You Can Never Go Back con organo e piano che accompagnano dolcemente la slide evocativa di Roby e la voce ruvidamente carezzevole di Ed per un puro Lowlands sound, e non poteva mancare, con il medley Swing Low Sweet Chariot/ Dirty Old Town il ricordo di Ezio Affini, improvvisamente scomparso dopo il concerto a favore di Joey Huffman del mese scorso, so long Ezio. Ma incalzano tante canzoni che ormai abbiamo imparato ad amare: Ghosts In This Town, Friday Night, Down On New Street, Thats Me On The Page, In The End (ospite Daniele Tenca) e di questo passo si cavalca sino alla fine e con Left of the Dial, diventato un the end quasi costante di Eddy e la banda, l’arrivederci al nuovo anno, sotto qualche palco, per riaccendere la miccia delle emozioni.
Ora Roberto Diana vola in America a sciacquare i panni nel Pacifico, è giusto che abbia la sua chance, che dia corpo al suo sogno, anche se i Lowlands resteranno comunque un punto fermo nella sua formazione di musicista e di uomo, good luck man, come back home famous and rich! Nel frattempo sarà davvero avvincente incontrare la band on stage per assaporare le nuove avventure in musica di Edward, diavolo di songsmaker Italo/Inglese, prolifico come pochi, infatti, ha pronti almeno tre dischi di cui uno in uscita realizzato con Chris Cacavas, scusate se è poco.
Foto di: Renato CIFARELLI
Setlist:
Lovers & Thieves Beyond
WALKING DOWN THE STREET EP Vol 1
Hail Hail Beyond
Waltz in Time Beyond
LOWLANDS EP Vol 1
Ashes Beyond
Gypsy Child Gypsy Child
All Along The Watchtower Dylan
WHAT CAN I DO The Last Call
YOU CAN NEVER GO BACK The Last Call
Swing Low, Sweet Chariot / Dirty Old Town (for Ezio Affini) W. Willis
GHOSTS IN THIS TOWN The Last Call
FRIDAY NIGHT The Last Call
Down on New Street Beyond
IN THE END The Last Call
Gotta Be Gypsy Child
THAT’S ME ON THE PAGE The Last Call
Keep on Flowing Beyond
Left of the Dial Replacements