Lowlands Beyond
2012 - Gypsy Child Records
Dal 2008 ad oggi il combo ha dato alla luce sei lavori includendo questo Beyond che ufficialmente uscirà il 4 ottobre; per un primo approccio alla loro arte raccomandiamo Gypsy Child (2010) e Better World Coming (2012), tributo a Woody Guthrie molto apprezzato in Inghilterra e non proprio secondario nell’economia della recente evoluzione della band: un reset per proseguire.
Beyond è certamente un punto di ripartenza; sempre rock, sempre Americana, sempre testi cupi e malsani ma con una vita da ricordare, raccontare e riprendere. Certamente “un’opportunità, un passo avanti per la band” ricordando le parole del produttore Joey Huffman, personaggio non secondario nel rock d’oltre oceano avendo suonato le tastiere nei Soul Asylum, nei Matchbox 20 e nei Georgia Satellites.
Delle formazioni iniziali sopravvivono, e la scelta del termine è voluta, Ed Abbiati (voce, chitarra acustica, compositore dei brani e leader del gruppo), Roberto Diana (geniale folletto della chitarra) e Francesco Bonfiglio (tastierista multiforme con un’ottima attitudine al ritmo).
La sezione ritmica, autentico dilemma storico del gruppo, è qui rivista con l’intervento di due assi del tema: Antonio Rigo Righetti (basso) e Robby Pellati (batteria), artisti con curriculum addirittura ingombrante visti i loro trascorsi con Ligabue ed altri pezzi da novanta del rock nazionale.
Non nascondiamo di aver nutrito una certa perplessità iniziale motivata dai cambi importanti dell’organico e dalla presenza di valenze che, almeno sulla carta, avrebbero potuto risultare invadenti e travolgenti annichilendo il sound tipico del gruppo.
L’ascolto del lavoro ha rimosso queste perplessità pur non essendoci trovati davanti al tipico Lowlands sound, e questo crediamo sia il risultato migliore di un disco che richiede attenzione e serenità mentale per essere valutato, soprattutto da parte di chi segue Ed e compagnia da anni.
Il primo brano è una sberla quasi punk, o forse meglio hardcore, e serve a chiarire fin dall’inizio che la storia è cambiata; brano diretto, breve, senza bridges o chorus e tutto giocato sull’essenza ritmica che resterà ingrediente fondamentale in tutti i solchi. Il fatto positivo è che detta predominanza non è dovuta al senso di protagonismo di Rigo e Pellatti ma è una scelta artistica di base, che i due ovviamente riescono a valorizzare in pieno nel completo rispetto delle idee compositive.
Il lavoro prosegue su tenori meno violenti ma sempre tirati; ci si allontana dagli umori indie dei primi anni e si arriva ad un rock più prossimo al mainstream del Boss o, certamente ancor meglio, di Petty e del Southern depurato dagli eccessi virtuosistici.
Hail Hail , Lovers and Thieves e Waltz in Time sono, ad avviso di chi scrive, i punti più alti del lavoro; musica tirata, ritmo che buca il lettore, chitarra che dipinge frasi senza esibizionismi ma con efficacia; il tutto su testi che sono un elastico tra passato e futuro, tra immagini di delusione e di speranza, di rabbia e di domande su cosa si vuole essere.
Ed non volta comunque la schiena a quello che è stato e i passaggi più acustici, anche se non meno intensi, di Ashes e Homeward Bound evidenziano la storica capacità di Ed e Roberto di eseguire in duo brani ad alta densità, con chitarre che sono a tutti gli effetti una seconda voce.
Commovente è l’episodio Fragile Man, registrato senza correzioni di produzione per mantenere l’originalità nota alla persona a cui è dedicato, lo scrittore Luciano Comida che morì pochi giorni dopo aver sentito il brano nella versione proposta. Il pezzo, che per certi versi ha un mood psichedelico, è una registrazione effettuata con alcuni membri originali del gruppo (Chiara Giacobbe al violino e Simone Fratti al basso) e rappresenta un momento atipico, una parentesi a conferma che il passato è ancora vivo.
Il disco termina con passaggi che, in qualche modo, alzano lo sguardo verso il futuro. Beyond e Keep on Flowing chiudono con un certo slancio sia tematico che musicale; pur non essendo i momenti migliori (specie la track conclusiva) lanciano un messaggio che fa pensare ad un flusso ancora vivace.
Non si tratta di un punto e stop ma piuttosto di un punto e a capo.
Da sottolineare l’evidente evoluzione in termini di professionalità nella fase produttiva che, unita alla tecnica esecutiva degli strumentisti, colloca Beyond ad un livello superiore in termini di prodotto sonoro rispetto ai lavori precedenti, facilitandone non poco la fruizione e l’apprezzamento.
Un’uscita che certamente causerà qualche morto o ferito tra i fedelissimi ma che può tranquillamente richiamare altri alla causa della musica concepita come frutto della vita vissuta e, in quanto tale, vitale.