Lowlands

interviste

Lowlands Esercizi spirituali oltre l’ostacolo.

18/11/2012 di Vittorio Formenti

#Lowlands#Americana#Roots

I Lowlands hanno recentemente pubblicato la loro sesta fatica, quel Beyond che li ha portati oltre ad ogni aspettativa meravigliando sia i fans storici che in tutti gli appassionati del genere. Lavoro diverso rispetto ai precedenti, virato all’Americana più mainstream rispetto ai toni indie dei dischi precedenti, curato in ogni aspetto e testimone di una fase cruciale della loro vita. La forza del lavoro, a nostro avviso, sta proprio in questo sforzo di sintesi tra un punto di arrivo ed una ripartenza; convergono momenti di vita vissuta, speranze, visioni, ricerche compositive, arrangiamenti e forza espressiva, sottolineata dalla nuova esplosiva sezione ritmica ma generati alla verve compositiva tipica del gruppo. La nostra opinione sul disco è già stata espressa nella recensione pubblicata in anteprima sulla testata e ad essa rimandiamo per altri commenti. Qui riportiamo la conversazione, intensa come sempre, avuta con Ed Abbiati (leader del gruppo) nella tranquillità di casa sua; tra un piatto di pasta ed un bicchiere di vino abbiamo potuto approfondire quello che sta dietro a questo splendido lavoro, tra il meglio del rock nazionale di quest’anno. Ci auguriamo che possa servire a stimolare nei lettori la curiosità e la ricerca del disco, ne vale davvero la pena.
Mescalina: il brano di inizio, Angel Visions,  è talmente distante dal vostro sound storico che quasi lascia stupefatti. L’impatto quasi hardcore è del tutto inatteso. Volevi mettere in chiaro le cose fin dal principio?

Ed: probabilmente sì. Durante la lavorazione del disco ed anche nei mesi  successivi tutti mi consigliavano di lasciare quel brano in fondo, quasi di nasconderlo come se fosse un figlio di cui vergognarsi. Mi rendo perfettamente conto dell’atipicità del pezzo rispetto al nostro sound tradizionale, ciononostante io l’ho sempre visto come intro del lavoro. E’ un brano violento, quasi paranoico, come se uno fosse messo con la faccia contro il muro; per me simboleggia uno stato di arrivo ed una ripartenza, pertanto mi sembrava l’unica premessa possibile al disco. Infatti alla fine ho ignorato i consigli di tutti e l’ho messo all’inizio della scaletta.

Mescalina : l’atipicità di questo pezzo tutto sommato viene poi stemperata nei brani successivi che, pur nella loro novità, richiamano in diversi momenti la musica del gruppo. In che misura lo sviluppo del lavoro è stato frutto di un intervento  collegiale piuttosto che tuo personale?

Ed: il disco è certamente un’evoluzione rispetto al passato. La realizzazione si è concentrata in sei giorni ma la gestazione è durata molto di più, partendo da momenti vissuti ancora con l’organico precedente. Paradossalmente Beyond è più vicino alla natura live della band rispetto ai lavori precedenti; personalmente ritengo che la band perfetta sia una band ritmica, quasi senza solisti o comunque con solisti che si muovono all’interno del ritmo. Beyond lo fa risaltare appieno, come anche i live attuali, anche se con un organico in parte rinnovato rispetto alle registrazioni.

Mescalina : hai toccato uno dei punti cardini della questione. La sezione ritmica nella vostra storia è sempre stata una parte piuttosto tormentata, con diversi cambi ed alternanze. Qui la scelta di collaborare con due elementi di prim’ordine come Rigo e Pellati ha portato in decisa evidenza il peso specifico del ritmo, sempre in primo piano anche se tutto sommato non sovrastante. In che misura il risultato è frutto del loro intervento piuttosto che di una vostra volontà compositiva?

Ed :  direi che entrambi i fattori hanno pesato. Noi fin dall’inizio intendevamo fare un lavoro baricentrato sul ritmo; quindi la scelta di ricorrere a quella che ritengo una delle sezioni ritmiche più importanti nel rock italiano é stata conscia e voluta. Per contro Rigo e Pellati hanno messo molto del loro, trascinando con sé tutti noi e permettendo di alzare il livello del gioco. Se però da un lato la loro bravura è stata un ingrediente importante ancor più ne voglio ricordare l’umiltà e la disponibilità, che ha permesso un dialogo ed un’interazione fra tutti permettendo una sintesi delle idee di ciascuno. Sia Rigo che Pellati non hanno mai lavorato “in pilota automatico”, replicando ed imponendo la loro visione; ne è sortito qualcosa di nuovo certamente per noi e spero anche per loro.

Mescalina : se passiamo al secondo pezzo del lavoro, Hail Hail, non possiamo non constatare un ritorno a sonorità rock più acquisite, grazie anche all’arrangiamento di Joey Huffman. Un crossover tra Springsteen e Petty che pare voler richiamare l’ascoltatore dopo averlo stordito con il pugno dell’intro.

Ed:  certamente il brano più estremo del disco è seguito dal pezzo più classico. Anche in questo caso l’accostamento mi è sempre stato chiaro, proprio per l’effetto di contrasto. Il brano è nato alla fine del periodo di Gypsy Child, quindi non è recentissimo ed è stato tenuto in incubazione in attesa di avere tutti gli elementi a posto, melodie e testi in particolare. La storia avuta dal gruppo ha poi portato al perfezionamento del brano che, a mio avviso, è simbolico delle nostre vicissitudini : Ave Ave Rock’n’Roll, alla fine ci hai fatti a pezzi e ci hai ingoiato.

Mescalina : fin da questo inizio si coglie comunque una certa simbiosi tra testi e musica che nella produzione passata non sempre si verificava. Allora sovente la musica sembrava schiava, o comunque conseguente ai versi. In Beyond la situazione pare molto più flessibile, con un ruolo delle note più in evidenza.

Ed: credo che questo sia un effetto della decisione di aver voluto lavorare diversamente. A suo tempo, in generale, io disponevo dei  testi prima che la musica fosse composta e pertanto quest’ultima doveva piegarsi alle necessità delle parole. In questo lavoro abbiamo seguito un criterio opposto; avevamo l’idea della canzone e di dove questa dovesse arrivare, quindi la musica veniva determinata in anticipo e poi io ricercavo i testi da inserire.

Mescalina : tuttavia il terzo pezzo, Lovers and Thieves, pare recuperare la predominanza delle liriche sulla musica.

Ed: in effetti penso di aver stordito molti coi primi tre pezzi. Il primo ti stende, il secondo rincuora ed il terzo torna al passato. Lovers and Thieves è certamente il pezzo più “Lowlands” di tutto il lavoro; fu scritto dopo l’ultimo concerto del periodo di Gypsy Child ed avevo una gran voglia di scrivere e parlare. Certamente qui le parole hanno un ruolo di primo piano.

Mescalina:in effetti Lovers and Thievs ci è apparso come il passaggio più significativo del disco, forse proprio per questa convivenza del passato e del futuro della band. Hai fatto fatica a mantenerne i connotati “old style” con il nuovo assetto del gruppo?

Ed : non c’è stato alcun problema. Mentre in altri momenti alcune idee originali venivano poi modificate nel loro sviluppo grazie alla visione importata dalla nuova sezione ritmica in questo caso, avendo avuto il brano una sua genesi ed un suo taglio specifico, c’è stato un rispetto spontaneo del DNA originale del pezzo. Direi che questo rappresenta un bell’esempio della positiva interazione che c’è stata con Rigo e Pellati, sempre aperti a contribuire ma anche ad ascoltare. Questo è veramente un pezzo dei Lowlands.

Mescalina : certo è che dopo questi primi tre brani l’ascoltatore rimane esausto con tanti elementi di tensione,  al punto che il prosieguo dell’ascolto risulta più rilassato vivendo di richiami di elementi già introdotti nei primi tre passaggi.  E’ un effetto che hai studiato e voluto?

Ed: come dicevo prima, questo disco è molto vicino al nostro modo di  suonare dal vivo e proprio nei live adottiamo questa logica; partiamo sbattacchiando l’audience per poi iniziare a cullarla. Beyond è strutturato come un nostro concerto. A questo devi poi aggiungere tutto ciò che è accaduto da Gypsy Child ad oggi; avevamo un  sacco di cose da dire, di situazioni accumulate per cui probabilmente avevamo la necessità di buttarle fuori subito, il che non ha fatto altro che amplificare l’effetto che ricordavi.

Mescalina : a questa tripletta segue un brano acustico, Ashes, che pare narrare una situazione piuttosto cupa a due.

Ed: il brano si riferisce ad un funerale; in effetti il rapporto a due c’è ma è relativo alle ceneri di uno che se ne va; tutto finisce e non se ne vede un senso. La scrittura è effettivamente avvenuta a valle di una cerimonia funebre e parla della persona restata che sente ancora l’odore di chi se ne è andato ma che non c’è più; le sue ceneri appunto sparse nella pioggia. Le due persone in questione sono molto unite ma allo stesso tempo separate; più che la morte infatti quello che non riesci a colmare sono spesso certe distanze insite nella tua esistenza. Per me questo brano avrebbe dovuto essere un rock furioso ma la sezione ritmica lo vedeva in modo diverso; è un esempio del loro contributo che, in questo caso, è stato decisivo nel girare il pezzo e conferire una profondità eterea più adeguata rispetto alla mia idea iniziale e di questo sono loro grato.

Mescalina : il pezzo tuttavia, nel suo schema greve quasi da ricerca senza esito, farebbe pensare ad un diverso contorno musicale magari altrettanto drammatico ed ossessivo

Ed : mi piace molto il cenno alla ricerca senza esito perché è effettivamente il nucleo della vicenda. L’evento che sta alla radice di questa composizione generò un brano, Ghosts in this town, nel primo disco  ed un altro nel nostro secondo, Without a sigh; ogni volta ci si è trovati con lo stesso motivo scatenante e noi davanti a questo, sempre con una reazione diversa. La sostanza è proprio questa mancanza di riferimenti certi, questa distanza che travalica la vicinanza delle persone. Il ricorso di questa situazione mi fa venire in mente quello che diceva Dylan circa il fatto che, in definitiva, non c’è mai stato nessuno che ha scritto più di tre canzoni diverse; meglio ancora ricordo che Springsteen, parlando del regista John Ford, diceva che lui faceva sempre film con una scena di ballo. La scena non è tanto importante di per sé ma per come lui la vedeva in maniera differente nei diversi momenti della tua vita; da giovane il ballo ti eccita, da adulto lo apprezzi guardandolo, da vecchio ne stai distante. Nello stesso modo questa canzone è stata vista in maniera diversa, in periodi differenti con reazioni distinte anche da un punto di vista musicale.

Mescalina : l’elemento sorpresa tra musica e testo lo si ritrova spesso in questo disco ed è forse uno degli aspetti più interessanti. In Waltz in time, che è il brano successivo, non c’è nulla del valzer ad iniziare dalla mancanza del ¾ classico del genere. Perché parlate di valzer quando si tratta di tutt’altro?

Ed : Waltz in time è, almeno nella mia testa, una preghiera. Ti chiedo di farmi ballare, di darmi qualche appoggio solido in un contesto dove tutto sta sfuggendo. Chiedo un valzer per il suo senso di classico e consolidato che rappresenta, è una richiesta ossessiva avanzata anche in modo non troppo  gentile. Ricordo i miei genitori, quando il giorno di capodanno ballavano davanti alla televisione; questo mi evoca riferimenti importanti, robusti, dei contraltare al marcio che c’è attorno.

Mescalina : interessante e, ancora una volta, non facilmente intuibile se si ricorda l’impasto musicale, basato su di una chitarra wha wha e su di una trama ritmica che farebbero pensare ad una  situazione di determinazione personale più che ad una richiesta di soccorso.

Ed: la sezione ritmica sottolinea l’ossessione della mia richiesta: sono convinto che se tu mi dai ciò che chiedo allora starò bene. Non c’è dialogo ma resta l’aspetto della preghiera di cui parlavo.

Mescalina : E si arriva a Homeward Bound, brano da loner alla Springsteen suonato in coppia da te e Roby; sembra un marker del disco.

Ed:è come se fossimo alla fine del lato A del LP; non riesco a pensare ad un CD senza concepirlo in un lato A e in un lato B. In questo brano, nonostante a suonare siamo solo Roby ed io, ci sono molte persone; il brano tira le somme della prima parte del lavoro, è legato a Hail Hail ed alla storia della band e del mio “fallimento” nella gestione del gruppo.  Parlo di “fallimento” perché la band, per esistere, ha espulso e fatto forse anche del male a persone che al gruppo avevano dato molto.

In questo senso questo è il pezzo più onesto e più falso del disco; onesto per la sincerità delle parole, falso perché il riferimento alla casa farebbe pensare ad una sicurezza sul dove mi stavo dirigendo, e questo non era vero.  Questa canzone è stata quasi una lettera alle persone della band, una richiesta di concedermi ancora un po’ di tempo ed un altro giro insieme; la cosa non è avvenuta e in definitiva il pezzo suona anche come una giustificazione, una motivazione alle cose che poi sono successe; non frutto di vere e proprie scelte ma più effetti di una forza di gravità che ti trascina dall’alto della collina verso il basso.

Mescalina : stai dicendo che il brano esprime un senso di pentimento?

Ed: no, non in questo senso. Nei versi c’è un’ammissione di responsabilità, c’è una totale sincerità, la volontà di non lavarsi le mani come fece Ponzio Pilato.  Insieme a Hail Hail  e Lovers and Thieves questo brano racconta quello che è successo alla band e nella mia vita; un processo di crescita purtroppo marcato da  perdite e separazioni, così è andata anche se non lo si è voluto; è stato inevitabile. Racconta la strada, la mia, la nostra e quello che abbiamo trovato e perso là fuori.

Mescalina : questa spiegazione fa apparire il brano che segue, Fragile Man, oltre che come tributo ad un amico scomparso (Luciano Comida – nda) anche come un’eco del gruppo precedente. Nel pezzo suonano diversi elementi che adesso non fanno più parte dell’organico e la registrazione è stata volutamente mantenuta “grezza”; sia per conservare la versione ascoltata dall’amico ricordato ma, ci vien da dire, forse anche per mantenere questa eco del combo precedente?

Ed : ricordo di aver parlato di questa canzone con Luciano poco prima che venisse a mancare e ci ringraziammo reciprocamente per il brano. Era la primavera del 2011, un periodo duro; la mia situazione personale attraversava una fase critica, professionalmente e non solo, Luciano mi scrisse della sua paura di morire e della sua fragilità davanti alla sua situazione. Io presi la chitarra in mano e dopo tre minuti la canzone era composta. E’ stata una delle poche canzoni rilasciata così come è nata, uscita e trasmessa così come era senza alcun arrangiamento. Luciano la ascoltò e mi ringraziò ma, come ho detto, io  ricambiai perché fu un’occasione di parlare anche di me stesso. Fu scritta assolutamente in prima persona.

Mescalina : si può dire che la situazione ti fece capire che esistevano problemi più grandi di  quelli che stavi vivendo tu?

Ed : in parte sì ma soprattutto capii che non sempre una situazione deve avere una sua risoluzione. Un’ammissione di inefficienza, di debolezza; ho fatto del mio meglio ma evidentemente non basta. Anche Luciano, che purtroppo non uscì da quell’ospedale, aveva conosciuto successi e fallimenti e testimoniava il fatto che alla fine della storia non c’è necessariamente il pollice alto. Resta il fatto che Luciano in quella situazione mi ha preso la testa e me l’ha stortata ed io, in questo brano, ci ho trovato casa mia.

Mescalina : in Down on New Street riparti alla grande, con una fluidità ed una schiettezza che ricorda l’onestà di un rocker alla Tom Petty.

Ed : in questo caso il pezzo precede il disco e di molto. Questa canzone è stata la prima registrata ed è capitata per caso nella scaletta. Roby ed io stavamo parlando verso la fine dei lavori e ci mancava un pezzo, gliela suonai, lui ci suonò sopra quell’intro e quello che sentite sul disco è la terza take della prima registrazione del disco; questo brano, composto molto tempo prima, mi pareva importante perché parlava della possibilità di ripartire. Magari non ero io a rialzarmi ma l’idea che qualcuno potesse riprendersi mi sembrava rilevante. La scrittura di questo  brano precede di circa dieci anni la registrazione di Beyond; è quindi un testo “antico”. Il senso principale sta proprio nella bellezza del sapere che qualcuno, da qualche parte, ha i piedi pronti per iniziare il suo nuovo viaggio; non posso essere io, ormai io sono già partito, ma l’idea che un terzo possa essere in questa situazione mi risultava importante. Si parla di “hustling feet”, espressione usata da Kerouac che indicava “piedi vivaci, indaffarati”, impegnati ad spingersi verso una meta; il fatto che un giovane si possa trovare in questa situazione è davvero piacevole. 

Mescalina : perché escludi di essere tu ad avere questa possibilità?

Ed :  perché io sono già sulla strada ed ho già commesso diversi errori,  alcune strade non potrò percorrerle. Poso proseguire nella mia traettoria che comunque è già segnata. Comunque se il ritornello parla di chi parte i versi si  riferiscono a me che, guardando indietro, rifletto e dico che oggi saprei cosa fare. Non è uno sguardo malinconico, beninteso; si tratta di un messaggio augurale, un “in bocca al lupo” a te che parti oggi. La vita forse non è mantenere tutte le strade aperte ma sapere quali prendere, o perlomeno cosa fare quando ne prendi una che non è la tua. Ma quando è tutto aperto di fronte a te, hai un momento di grazia.

Mescalina : questa conversazione riconferma l’utilità di avere gli elementi di interpretazione dei brani. Quello che stai dicendo risulta estremamente illuminante per una lettura ed un ascolto più profondo del disco. A questo punto  se in Fragile Man parlavi della fine di una storia, in Down on New Street ti occupavi di una ripartenza, che ci dici di Beyond, title track che pare alludere fortemente ad una spinta oltre l’ostacolo?

Ed :   Beyond è un pezzo spirituale, magari con la “s” minuscola ma che vuole esprimere il senso di  essere qualcosa in più rispetto al mio essere fisico in questo momento. L’andare oltre se stessi è il momento di massima libertà del viaggio; quando vai oltre la tua storia, ciò che ti appesantisce, e vedi quello che ti aspetta allora vivi un momento di grazia; questo è Beyond. Mi riferisco non tanto alla sensazione dell’attimo fuggente ma alla potenzialità di quello che puoi essere; tu adesso sei qui, domani potrai essere in un altro posto ed il senso della possibilità è quello espresso dal brano. Certo è che la potenzialità è riferita oltre la contingenza, il “day to day”; è la percezione della nostra essenza che, purtroppo, esce raramente ma che comunque è dentro ciascuno di noi.

Mescalina : il disco si chiude con Keep on Flowing, titolo che evoca un ottimismo ed un dinamismo un po’ stridente rispetto ai contenuti che ci hai illustrato.

Ed : è il messaggio finale del disco. Sei partito, hai camminato, sei caduto, ti sei ferito, hai ferito chi ti stava accanto, hai fallito; tutto questo non vuol dire che la storia sia chiusa, devi ripartire. Puoi aver perso ma il mondo non è crollato anzi, ha probabilmente del tutto ignorato la tua situazione; in definitiva quindi non è successo nulla. La vita è come un fiume che scorre; è giusto che tu abbia fatto quello che hai potuto e l’importante è che tu ne prenda coscienza. Il significato del tuo viaggio lo possiedi solo tu, alla fine è la tu
a storia.

Mescalina : in questo caso il mood musicale del brano si sposa molto bene con il senso dello stesso che stai spiegando. Il pezzo è denso di slancio, alla Springsteen; è una conclusione con invito finale a riprendersi?

Ed:  secondo me è un punto di arrivo. Beyond  chiude una storia iniziata con  The Last Call  e il pezzo in questione vuole esprimere il fatto che, anche se non vuoi lottare, sei comunque su di un treno che si sta muovendo. In questo senso più che di ottimismo parlerei di un senso di fatalismo, non negativo ma oggettivo. Il fiume ti porterà sempre ad una destinazione finale e il punto è con che coscienza, con che consapevolezza ci arrivi. Tu non puoi controllare tutto. Ma sei responsabile di te, della tua anima e della tua storia con te stesso.
 

Mescalina : se così è non sarebbe stato più adatto un background musicale più “dark”, alla Nick Cave per esempio?

Ed : in realtà il brano doveva essere acustico, giusto per evidenziare l’imperturbabilità del fiume collettivo rispetto all’urgenza ed alla morbosità dei pensieri individuali. Tuttavia ha prevalso  l’immagine del fiume sempre fermo ma sempre in moto, con la possibilità che per qualcuno si presenti una sua opportunità. Ogni giorno può essere un primo giorno; il disco inizia con la visione paranoica di Angel Visions  e chiude con una prospettiva molto aperta; questo aspetto ha determinato il ritmo finale del brano ed anche il senso del lavoro: un circolo che si rinnova con opportunità per tutti.
 

Mescalina : stando a quanto hai illustrato sorge spontanea una questione relativa al taglio musicale del lavoro, molto orientato ad un certo mainstream rock americano. Pare difficile coniugare certi passaggi  riflessivi con spunti alla “Born in the USA”.

Ed : Ci sono pezzi di Chuck Berry nei quali musica e testo vanno in direzioni diverse; in questo lavoro il mio obbiettivo è stato quello di realizzare un disco che si facesse ascoltare, che fluisse come quel fiume di cui abbiamo parlato. In definitiva credo che la musica accompagni questo intento; anche chi non legge i testi o non conosce i motivi che stanno dietro alle composizioni ricava dall’ascolto il senso di un viaggio complesso, con arresti e ripartenze come nelle storie di tutti noi. Ti posso dire che, in definitiva, il mio desiderio era che il disco assomigliasse ad un fiume, quindi fortemente ritmico con i solisti che disegnassero le increspature. Il tutto legato alla visione che nulla è per sempre, che tutto fluisce indipendentemente da quello che fai e che quello che fai è una frazione del tutto; è il frutto della mia esperienza, della vita che sto vivendo.
 

Mescalina : tu hai sempre sostenuto che i Lowlands vivono come gruppo, ma tutto ciò di cui abbiamo parlato fino ad ora appare essere legato a fatti tuoi personali. Come conciliare le due affermazioni?

Ed : domanda difficile … Io ho sempre ritenuto che i Lowlands fossero una realtà collettiva. Quanto fatto è frutto del lavoro di Roby, di Francesco, della sezione ritmica, di Joey; questo disco sarebbe molto diverso senza il loro contributo. E’ vero che ci sono molti elementi miei personali, conseguenze della mia concezione della canzone, ma l’apporto degli altri è stato fondamentale. L’immagine che volevo ottenere di questo disco era quella di un treno nella notte; lo immagini, lo senti, lo vedi, sembra che ci  sia solo lui, ma poi se ne va e rimane il buio. Occorrono tutti i dettagli e poi il silenzio; i musicisti mi hanno regalato questo effetto.
 

Mescalina : si può quindi dire che il segreto dei Lowlands è quello di amalgamarsi attorno ad una idea, con quindi le inevitabili selezioni dell’organico prodottesi nel passato?

Ed : non saprei; sicuramente i Lowlands di oggi hanno imparato a convivere con me e viceversa. Chi c’era ed ora non c’è più certamente a suo tempo avevano compreso la storia che si era messa in marcia, a partire dal primo pezzo del primo lavoro,  e la linea tracciata è evidente; io la vedo benissimo anche se mi rendo conto che ha generato morti e feriti. Resta la creazione di un qualcosa che traspare anche nei lavori singoli degli altri, come ad esempio i dischi di Roberto, Simone e di Chiara; credo sia un risultato dell’onestà con cui abbiamo sempre manifestato noi stessi, esprimendo cosa siamo stati, cosa siamo e probabilmente cosa saremo.  Questo è un risultato che mi  gratifica molto.
 

Mescalina : che  messaggio finale vuoi dare quindi a chi si accosterà a Beyond?

Ed: credo si possa dire che questo disco è stato fatto come se fosse il nostro ultimo, la nostra battaglia di Fort Alamo. Con questo lavoro ho concluso determinati racconti ed ho chiuso con determinate situazioni. Keep on Flowing è in questo senso la sintesi di questa intenzione; devi stare a galla ed accettare che sei anche in balia degli eventi facendotene una ragione. Devi resistere, galleggiare finchè non riesci a nuotare. Farti trasportare finchè non puoi tu trascinare. E’ un disco che parla di sconfitta e di resistenza ma anche di ripartenza. Più brutti, più insaguinati ma sempre sulla strada. Penso che questo sia un lavoro molto trasparente, nel quale la nostra musica è uscita intensa ed intonsa, non modificata per farla piacere a qualcuno ma diretta così come è stata pensata.

Mescalina : pur tuttavia il lavoro risulta essere stato curato anche dal punto di vista produttivo. Non pare un lavoro “allo stato brado”.

Ed: sì e no. Fragile Man, Homeward Bound  e Down on  New Street sono usciti così come sono stati concepiti e sono i brani che in definitiva mi sono interessati di più. Non mi ritengo un musicista bravo come Roberto o Francesco, sono più istintivo e probabilmente è più interessante seguirmi da questo punto di vista, più “primitivo” o “sottocutaneo”. Loro sono bravissimi nel portare i loro istinti in parti strumentali.  Resta l’intenzione finale di permettere alla nostra musica di uscire così com’è, con le sue particolarità che in definitiva non permettono di classificarla facilmente; il nostro sound resta e dovrà sempre essere il Lowlands sound, qualunque esso sia oggi o domani.

L’intensità degli argomenti ci ha portato ad evitare aspetti più didascalici inerenti programmi di  promozione o cronache di attività live; crediamo che il senso del disco sia stato esposto fino in fondo da Ed e siamo convinti che un’attenta lettura delle sue parole permetta sia di capire più a fondo il lavoro che di comprendere la realtà di uno dei più interessanti gruppi del rock indipendente nazionale.

Vi lasciamo con un caldo invito: cercate Beyond, ascoltatelo seguendo i testi, rileggete (se volete) questa intervista e poi risentite i brani; siamo convinti che ne uscirete arricchiti.

Buon viaggio.