The lonesome jubilee<small></small>
Americana

John Mellencamp The lonesome jubilee

1987 - Mercury

15/03/2007 di Christian Verzeletti

#John Mellencamp#Americana

John Mellencamp ha passato buona parte della sua carriera a scrollarsi di dosso i vari nomignoli affibiatigli (e ancora oggi in voga): da “Cougar” a “little bastard” lui non ha voluto altro che essere ostinatamente sé stesso. Visto che ai tempi di “Scarecrow” c’era chi insisteva a definirlo “blue-collar rock hero” o a collocarlo a metà strada tra Springsteen e Seger, cominciò da questo disco a chiamarsi solo John Mellencamp.
Figlio del precedente album, “The lonesome jubilee” ribadisce la posizione critica verso l’arrivismo americano già abbozzata in “Pink houses” e poi cantata senza remore in “Rain on the scarecrow”: Mellencamp scava nella terra che era stata protagonista delle canzoni rock di un paio d’anni prima e scende in un suono roots.
Con arrangiamenti di violino e fisarmonica costruisce un disco fondamentale per come questi strumenti verranno adoperati in seguito: lo spirito del folk e della tradizione sono coniugati con un tiro rock molto fertile in cui trovano posto anche steel, mandolino, fiati, dulcimer, autoarpa, vocals e percussioni.
I testi sono anti-reganiani, ma più che politici sono espressione di una coscienza che non ammette raggiri: in pieni anni Ottanta questo disco suonava come un affronto al sistema americano e più in generale a tutto un’epoca plastificata.
La musica di Mellencamp prende invece la sua forma più genuina grazie ad una band in cui spicca Kenny Aronoff alla batteria e poi tra gli altri Lisa Germano (fiddle) e Crystal Taliefero (backing vocals).
Dalla rabbia scottante “Paper in fire” alle movenze sensuali di “Rooty Toot Toot” non c’è una caduta di tono: esplicita la lettera indirizzata al Mr. President in “Down And Out In Paradise”, coinvolgenti gli inviti corali di “Check it out” e “We are the people”, secche e impietose “Empty hands” e “Hard times for an honest man”. Tremenda la realtà che si nasconde dietro l’energia immediata di “The real life” e “Cherry bomb”.
“The lonesome jubilee” contiene anche gli sviluppi che la musica di Mellencamp prenderà in seguito, intrecciandosi con il soul e con la black music. Ma soprattutto a vent’anni di distanza suona ancora integro al punto che molti rocker e amanti della roots music dovrebbero qua rimettere i loro peccati.

Track List

  • Paper In Fire|
  • Down And Out In Paradise|
  • Check It Out|
  • The Real Life|
  • Cherry Bomb|
  • We Are The People|
  • Empty Hands|
  • Hard Times For An Honest Man|
  • Hot Dogs And Hamburgers|
  • Rooty Toot Toot

Articoli Collegati

John Mellencamp

Strictly a One-Eyed Jack

Recensione di Gianni Zuretti

John Mellencamp

Plain Spoken From The Chicago Theatre (CD+DVD)

Recensione di Marcello Matranga

John Mellencamp

Sad Clowns & Hillbillies

Recensione di Maurizio Galli

John Mellencamp

Plain Spoken

Recensione di Fausto Gori

John Mellencamp

No Better Than This

Recensione di Vittorio Formenti

John Mellencamp

Freedom’s road

Recensione di Maurizio Pratelli

John Mellencamp

Word & music

Recensione di Maurizio Pratelli

John Mellencamp

Trouble no more

Recensione di Christian Verzeletti

John Mellencamp

Cuttin´ heads

Recensione di Christian Verzeletti