John Mellencamp Plain Spoken From The Chicago Theatre (CD+DVD)
2018 - Eagle Vision
Oggi Mellencamp è un signore di 67 anni che riesce ancora a far capire ai più giovani cosa voglia dire fare Rock con una formazione al suo fianco di musicisti con la M maiuscola e con un repertorio ancora in grado di mandare in sollucchero il suo pubblico. Il disco live, in genere, è l’occasione per passare in rassegna il proprio repertorio, quello recente come quello che ha contirbuito a creare una leggenda. Ecco quindi che, dopo le iniziali Lowless Times e Troubled Man, entrambe tratte da Plain Spoken, eccoci planare negli splendori di Scarecrow con una bella versione di Minutes To Memories, che precede una scintillante Small Town sempre dal medesimo album capolavoro. Poco più di cinque minuti memorabili, con la classica fine finta per poi ripartire verso la vera conclusione del pezzo. Un classico delle esibizioni live del nostro. Stones In My Passway di Robert Johnson era su Trouble No More del 2003, è all’insegna della slide guitar. Pop Singer parte sferragliante con l’armonica e la batteria secca e potente per lasciare spazio a Mellencamp che trascina la band in vortice stonesiano fino all’ingresso del fiddle . Grandissima versione a mio avviso. Lo show è ormai decollato ed ecco quindi arrivare una Check It Out che manda in visibilio il pubblico del Chicago Theatre, ma anche noi. La band gira a mille, suono potente ed una marea di ricordi ci sommerge di fronte a canzoni del genere. Longest Days da Life, Death, Love and Freedom, è l’oasi acustica dopo la tempesta. The Full Catastrophe (Mr.Happy Go Lucky è il disco sulla quale appariva), sembra traghettarci nelle braccia di Tom Waits. Solo pianoforte per rimandarci ad atmosfere come quelle dei giorni di Nighthawks at the Diner, il fumoso live dell’artista di Ponoma. My Souls Got Wings era una anicipazione dell’ottimo Sad Clowns and Hillibillies che sarebbe uscito circa sei mesi dopo. Con Carlen Carter ad unirsi sembra di calarsi nelle atmosfere di una Seeger Sessions. Alzate il volume, forza! Overture, ancora da Mr.Happy Go Lucky, anticipa l’esplosione finale destinata a sbaragliare qualsivoglia ipotetica resistenza. Accordo classico con batteria incessante dietro a macinare rotoli di furore ecco arrivare Rain On The Scarecrow, una di quelle canzoni epocali, di denuncia e orgoglio che bisognerebbe conoscere assolutamente. Ma questo è solo l’inizio della parte finale che vede allinearsi Paper in Fire con la band in sottofondo guidata da Mellencamp verso il turbine che parte con l’ingresso della fisarmonica.
Se dovessimi citare una serie di riff micidiali ed indimenticabili, beh, quello di Authority Song difficilmente finirebbe escluso dalla lista. Versione tosta e tirata con la band scintillante ed il riff centrale che scuoterebbe dall’apatia chiunque. Pink House è in versione da delirio. Parte lenta per poi deflagrare per oltre sette minuti di riff incalzanti ed acuminati come una lama. Straordinaria versione della vorresti che la fine non vi fosse, per continuare ancora di più. Ed invece, volati i sette minuti e quindici di Pink House, eccoci arrivare alla conclusione della serata con Mellencamp che saluta il suo pubblico “with a song about….” e ecco partire Cherry Bomb giusto per lasciarci sulle note di una nostalgia per un periodo musicale che sfornava delizie come questa. Magistrale la band che accompagna John, formata da Mirian Sturm violino, Troye Kinnett fisarmonica e tastiere, il batterista Dane Clark, Mike Wanchic e Andy York, alle chitarre ed il bassista John Gunnell.
Live imprescindibile…….Fate vobis…..