John Mellencamp Strictly a One-Eyed Jack
2022 - Republic Records / Universal
Strictly A One –Eyed Jack è un lavoro che va osservato attentamente in filigrana, infatti, JM mette il sigillo ad un percorso che lo ha portato, disco dopo disco ad abbracciare il ruolo del songwriter nell’accezione quasi classica del termine, qui l’Americana è il suo veicolo compositivo in un percorso che si avvicina alla chiusura del cerchio anche attraverso un travaglio interiore che emerge dai testi e segna il punto di un approdo artistico e personale quasi del tutto compiuto. L’album consta di dodici canzoni, in tre delle quali si avvale del contributo di Springsteen (in una canta, nell’altra doppia la voce e in due suona l’elettrica), una presenza che suggella, dopo decenni di carriere parallele, un primo seppure timido approccio ad una collaborazione che auspichiamo potrebbe avere un seguito.
Le canzoni di Mellencamp lasciano il segno, ognuna a proprio modo, e sanciscono che Little Bastard è in splendida forma compositiva. Anche lui come tutti gli artisti un po’ avanti nell’età guarda dentro se stesso (in modo anche duro), alza lo sguardo verso il mondo e i suoi simili, lo fa con la sagacia, il disincanto e un po’ di cinismo, e tutto ciò che vede non gli piace per cui i versi sono in parte carichi di amarezza salvo un paio di sprazzi di luce.
La sua voce cartavetrata dal fumo e dalla vita è perfetta e veste le canzoni in modo impeccabile, ricorda in parte un Waits (con la voce degli inizi) ma soprattutto, se ci prestate attenzione, la voce “arruffata” di un altro artista che amiamo, quel Malcolm Holcombe, specie quello dell’ultimo disco. La voce e i testi (finalmente dopo le bustine indecenti ecco che spunta il libretto!) sono al centro del disco ma sotto ci sono arrangiamenti e strumentisti sopraffini per un insieme estremamente efficace.
Fin dalle prime note di I Always Lie To Strangers John ti prende per il bavero, ti solleva e ti mette a sedere in religioso ascolto quando si mette a nudo “Io mento sempre agli estranei, mento sempre a chi conosco … dimmi qualcosa che ti piace, non sarò mai in disaccordo, perché io mento sempre …Non ho mai preso la strada più alta per casa, quella bassa mi sembra che mi ci porti più in fretta, alta o bassa è tutto lo stesso” e poi “Sono un uomo di basso livello, questo mondo è gestito da uomini, molto più disonesti di me” Oppure in Driving In The Rain, un suadente slow country afferma “Quando ero giovane, non avevo responsabilità, quando sbagliavo era divertente, e non c’era lavoro da fare, ma ora è tutto cambiato“ Sbam! Tanto per inquadrare la cifra delle liriche del disco.
Dal punto di vista musicale i primi quattro brani sono prettamente acustici ma dopo la emozionante Streets Of Galilee, dominata da chitarra acustica e piano ecco la stupenda Sweet Honey Brown, un blues scuro, scuro, forse il brano più avvincente dell’intero album, su una batteria in primo piano e qualche richiamo di violino irrompono scudisciate dell’elettrica del grande Andy York intervallate da organo e armonica, grandissimo brano. Altra chicca Gone So Soon, un brano lento, notturno jazzato in cui Mellencamp ci spiazza e con la voce fa le prove per fare Louis Armstrong inserendo persino, per renderla ancora più verosimile, una bella tromba a cura di Joey Tartell. In evidenza anche Chasing Rainbows, un pezzo dolce e cantabile in cui si avvertono sonorità dalle parti di The Band e che ci dice “Alla fine dell’arcobaleno, risulta che non è in un punto preciso, guardati attorno è ovunque, per chiunque a cui interessi”,
Menzione finale per i tre brani con Bruce che danno un ulteriore fascino al progetto con piacevole e ritmata Did You Say Such A Thing, che ci riporta dalle parti di Big Daddy, il singolo ormai noto Wasted Days in cui i cori e le strofe cantate dal Boss e la sua elettrica caratterizzano i brani ma è nel finale gioiello A Life Full Of Rain, una ballatona pianistica (Troy Kinnett) spezza cuore, in cui i due talenti si superano a vicenda: Mellencamp cantando solo come Waits sapeva fare e Springsteen rubando il mestiere a York con un solo di chitarra che parla.
Questo è un disco da consumare!
Andy York: acoustic and electric guitar, autoharp, banjo, bass, backing vocals, musical director
Dane Clark: drums and percussion
Joey Tartell: trumpet
John Gunnell: bass
John Mellencamp: vocals and acoustic guitar
Merritt Lear: violin and backing vocals
Mike Wanchic: electric guitar and backing vocals
Miriam Sturm: violin
Troye Kinnett: piano, accordion, organ, harmonica
Bruce Springsteen: electric guitar, vocals
Produced by John Mellencamp a/k/a Little Bastard
Recorded and mixed by David Leonard at Belmont Mall Studios
Assistant Engineer: Scott Davis
Technical Engineer: Michael Stucker
Mastered by Bob Ludwig at Gateway Mastering Studios
Art Direction and Design by John Mellencamp and Joe Spix
Cover Painting by Speck Mellencamp