Drive-by Truckers American Band
2016 - ATO Records
#Drive-by Truckers#Americana#Rock #Patterson Hood #Mike Cooley #Robin Williams #Wes Freed #Danny Clinch
Così scrivono i Drive-By Truckers nel comunicato di presentazione pubblicato sul loro sito internet (www.drivebytruckers.com) di questo loro nuovo album in studio, intitolato, appunto, American Band e caratterizzato da una veste grafica inedita per la band della Georgia: non più una coloratissima illustrazione di Wes Freed come per gli album precedenti (comunque coinvolto nel progetto e in particolare nella realizzazione del video di Filthy and Fried), ma da una foto – scattata da Danny Clinch - di una bandiera americana a mezz'asta, su uno sfondo livido.
Un'immagine che di per sé non dovrebbe lasciare spazio a nessun tipo di equivoco: nessun apologia dell'America e nessun reminiscenza nostalgica dei Seventies (in cui i Grand Funk Railroad furoreggiarono con la loro grezzissima We're an American Band) in questo album dai contenuti decisamente politici.
Ma, alla luce di illustri precedenti – basterebbe citare This Land is Your Land di Woody Guthrie usata e abusata in mille modi lontani mille miglia dalle intenzioni dell'autore o il reduce del Vietnam abbandonato al suo destino di Born in the USA tramutato, non si sa come, in un simbolo dell'America reaganiana degli anni Ottanta – Patterson Hood e soci hanno evidentemente ritenuto di chiarire in maniera esplicita le intenzioni che stanno alla radice di questo loro ritorno discografico.
A spazzare via ogni possibile equivoco o fraintendimento più o meno intenzionale, arriva la canzone che apre l'album Ramon Casiano: un ragazzo messicano di quindici anni che, nel 1931, venne ucciso da Harlon B. Carter destinato poi a divenire il presidente della potentissima NRA (National Rifle Association), ovvero l'associazione che si batte per tutelare il (discutibile) diritto di ogni cittadino americano di possedere un'arma da fuoco e che ammise il suo ruolo nell'omicidio solo a cinquant'anni di distanza: “Someone killed Ramon Casiano and Ramon still ain't dead enough”.
Un tema, quello delle armi da fuoco e della facilità con cui circolano negli States, che ritorna, in maniera tragica, in Guns of Umpqua, in cui si rievoca una delle troppe stragi – in questo caso, quella avvenuta all'Umpqua Community College di Roseburg, Oregon, il 1° ottobre 2015 – che hanno caratterizzato la vita pubblica statunitense degli ultimi anni.
Confermata – dopo le ripetute variazioni degli scorsi anni -la line up a cinque già protagonista del precedente English Oceans con la sezione ritmica affidata al batterista Brad Morgan e al bassista Mike Patton e le tastiere di Jay Gonzalez, l'album si compone di undici pezzi quasi equamente ripartiti – come abitudine – a livello compositivo tra Patterson Hood e Mike Cooley, senza presentare nessuna particolare novità rispetto a quello che, ormai a pieno titolo, può essere definito il classico suono dei Drive-By Truckers.
Si alternano così brani dal tiro più smaccatamente rock, con le chitarre in bella evidenza e con chiari e inevitabili sapori southern e remininscenze stonesiane – valga su tutte la sequenza iniziale formata, oltre dalla già citata Ramon Casiano, da Darkened Flags on the Cusp of Dawn e Surrender Under Protest – alle classiche ballate dilatate e ipnotiche che rappresentano da anni (quantomeno dai tempi di The Dirty South con The Sands of Iwo Jima) uno dei marchi di fabbrica della band della Georgia.
Non manca un'elegia del Sud – in Ever South – scritta da Patterson Hood, dopo il suo trasferimento della natia Georgia al Nord Ovest americano - mentre il fulcro del disco è certamente rappresentato da What It Means, anch'essa inizialmente ispirata a due fatti di cronaca – ovvero l'omicidio di Trayvon Martin e la cosiddetta Ferguson Decision che determinò il non luogo a procedere nei confronti di un poliziotto accusato di aver ucciso un diciottenne di colore – ma che assurge a una riflessione di più ampio respiro.
In chiusura, la commovente Baggage ispirata dal suicidio di Robin Williams, con l'auspicio che chiunque si dovesse trovare nelle sue condizioni di disagio possa trovare un adeguato aiuto per poterne uscire.
Un altro ottimo album che va a inserirsi nella ricca discografia dei Drive-By Truckers, band sempre più matura musicalmente e sempre più consapevole da un punto di vista sociale e politico, o forse, meglio, un disco necessario, una sorta di discorso sullo Stato dell'Unione, da ascoltare con attenzione a pochi giorni delle elezioni presidenziali nel mezzo di una campagna elettorale che certo non si è contraddistinta per il livello elevato dei suoi contenuti e certamente distante del cuore dell'America.