A Toys Orchestra Lub Dub
2018 - Ala Bianca/Warner
La band di Agropoli come un buon rosso, più invecchia e più stupisce il palato e ancora dopo sette dischi continua a deliziarci con sapori e sensazioni sempre nuove. Tanta acqua è passata sotto i ponti da quando Moretto e soci intonavano Celentano, che col suo piglio indie-pop scansonato riusciva a metter tutti d’accordo.
E oggi a distanza di anni continuano a rimettersi in gioco andando però controtendenza, tornando alle origini, abbandonando il pop dell’ultimo Butterfly effect (che forse ci ha convinti poco) per ritornare all’indie rock di stampo brit che tanto gli si addice.
Il ritorno numero sette è un omaggio alla vita, a quel rumore endogeno che ci consola anche nei momenti di silenzio assordante, è il mantra del cuore, banalmente il suono delle valvole cardiache Lub e Dub, che oggi più che mai dovremmo ricordare che accomuna tutti senza distinzione di razza e di genere.
Lub Dub è un album malinconico e struggente, sembra quasi una preghiera, a sottolineare ciò, anche la copertina: un giovane in bianco e nero con le mani giunte che forse prega o che forse ringrazia.
Il disco si apre con la bellissima e ossessiva More than I need, che cede il passo alla dolce Take it easy; Dance Lady dance è una sofisticata ballad capace di placare gli animi e Like a Matisse con i suoi arpeggi acustici si ritaglia un piccolo spazio tra i brani più interessanti del disco tra cui la title track. Tiger claw ricorda uno di quei duetti tra Mark Laneghan e Isobel Campbell, ma tra una strofa e l’altra evoca One degli U2.
Evocazioni a parte Lub Dub è un disco scritto col cuore e lo dimostra la struggente Show me your face, l'apice del dissco, in questo nuovo e intimo capitolo (interamente scritto da Moretto) si percepisce la maturità e la voglia di continuare a sorprendere l’ascoltatore affezionato. Ottimo ritorno!