Willie Dixon God Damn!<small></small>
Americana • Songwriting

Bocephus King Willie Dixon God Damn!

2011 - Tonic

19/04/2011 di Pietro Cozzi

#Bocephus King#Americana#Songwriting

“Finalmente Jamie Perry, maledizione!”: si potrebbe parafrasare così, in un empito di entusiasmo, il titolo dell´ultima fatica dell´artista canadese, in arte Bocephus King. Un´imprecazione benefica e liberatoria che dopo sette anni di assenza segna il suo gradito ritorno, al termine di un percorso sofferto, segnato da droghe ed eccessi. Dopo All children believe in heaven (2004), Willie Dixon God damn! è un coming-back di altissimo profilo, sintesi di classe e maturità artistica, torrenziale eppure tutto necessario, senza un attimo di noia. 

L´ottima performance del cantautore di Vancouver assembla sonorità e stili molto diversi fra loro. I pezzi sono costruiti mischiando principalmente strumenti acustici, con la batteria del tutto assente o in secondo piano, rimpiazzata da efficaci intrecci percussivi. Sono in particolare quattro gli episodi - tutti brani-monstre tra i 5 e i 10 minuti - che definiscono al meglio la personalità del disco. Ambiziosa, ricca, cinematografica, Your great big beautiful heart inizia con cori femminili morriconiani, seguiti un´affascinante nenia che rieccheggia sonorità maghrebine, fino all´intervento diretto e spiazzante di una voce in arabo. Gioca con i suoni del mondo Bocephus, e li riconduce alla coerenza del suo progetto, come in That´s not love e The job, due canzoni ambiziose, tra le più riuscite di Willie Dixon God damn! La prima è costruita sul canto stridulo di un violino, sostenuto da sensuali ritmi sudamericani; la seconda poggia su una solida base di percussioni africane, che con il ritmo funky del basso forma un magma sonoro denso e scuro, inframmezzato da molta armonica e chitarre rumoristiche.

Completa il quartetto la conclusiva So many hells: su una melodia da ballatona country-western si innesta un delizioso affresco dixieland, che va a sua volta a schiantarsi su un finale rumoristico, tra voci di bimbi e risate. Tre canzoni in una, senza soluzione di continuità: l´amico Bocephus se lo può permettere, come anche nell´iniziale The beast you are. Su tredici tracce, soltanto un paio si possono archiviare sotto l´etichetta di riempitivi. Broken down rock´n´roll machine, languida e suadente, è sostenuta da una grande voce da crooner e sarebbe piaciuta a Willy DeVille, anche se mi ricorda di più (non posso farne a meno...) qualcosa di Billy Idol. L´assolo finale del sax aggiunge una ciliegia sulla torta, quando ci sembrava di avere già la bocca piena. The myth of Philadelphia, tra soul e pop, rimanda alla classe e alla delicatezza di un altro grande cantautore, il vecchio Graham Parker, che mi gira nella testa anche per The beast you are, mentre fiati, organo e spirito di Bastards sono vicini allo Springsteen del secondo disco, The wild, the innocent and the E-Street shuffle (1973). Cowboy Neal, nitido country-folk ritmato dal battere della mani, evoca un altro maestro: Ry Cooder.

Si potrebbe continuare a lungo, magari sottolineando altre raffinatezze negli arrangiamenti: dall´uso delle voci femminili, che aprono orizzonti insospettabili in That´s not love e Bastard, agli interventi ben calibrati della pedal-steel; dalle note sospese del piano che spuntano qua e là, tanto pudìche quanto indispensabili, alle sferzate abrasive dell´armonica. Ma perché togliere il piacere della scoperta? Willie Dixon, nume tutelare, benedice da lassù, anche se di blues qui ce n´è poco. C´è solo un grande disco.        

Track List

  • The beast you are
  • Broken down rock´n´roll machine
  • Your great big beautiful heart
  • The myth of Philadelphia
  • Willie Dixon God damn!
  • Cowboy Neal
  • That´s not love
  • Just as long as you arrive
  • Acetylene alley
  • Bastards
  • The Job
  • The epiphany of the saints
  • So many hells

Articoli Collegati

Bocephus King

The Infinite and the Autogrill vol.1

Recensione di Laura Bianchi

Bocephus King

Saint Eunice

Recensione di Aldo Pedron

Bocephus King

Live Report del 03/03/2016

Recensione di Aldo Pedron

Bocephus King

The illusion of permanence

Recensione di Laura Bianchi

Bocephus King

Amarcord

Recensione di Pietro Cozzi

Bocephus King

Intervista 15/01/2014

Recensione di Giuseppe Verrini

Bocephus King

Live Report del 07/02/2004

Recensione di Christian Verzeletti

Bocephus King

Intervista 31/10/2003

Recensione di Christian Verzeletti

Bocephus King

All children believe in heaven

Recensione di Christian Verzeletti