Willie Nile If I Was A River
2014 - River House Records
When your days are dark and your nights are long, let me be the river that you sail along
Willie Nile ritorna a breve distanza da American Ride, con un album completamente diverso, costruito con arrangiamenti intimisti, totalmente acustici, in cui i protagonisti sono la voce e il piano di Willie, accompagnati solamente da Steuart Smith alla chitarra acustica/mandolino e David Mansfield agli archi e il fido Frankie Lee alle armonie vocali. Il pubblico italiano ha avuto modo il privilegio di ascoltare qualcuna delle sue nuove composizioni in un paio di concerti tenutisi nel corso di questo mese di novembre Chi conosce bene Willie Nile sa che è un artista poliedrico capace di spaziare dal rock tagliente di Hard Times In America , alle atmosfere rarefatte di The Streets Of New York, ma questa è la prima volta in cui un intero album è composto da canzoni che privilegiano la melodia, con un arrangiamento scarno, senza alcuna sezione ritmica e che cercano di parlare direttamente al cuore, come se Willie Nile fosse nel suo studio, con il suo pianoforte e stesse suonando solo per pochi intimi. Il suono dello Steinway Grand Piano è veramente magico e Willie racconta che stava suonando questo pianoforte nel 1980 la sera dell’omicidio di John Lennon, dal momento che, nello stesso periodo, entrambi stavano registrando al Manhattan Record Plant e che lo ha recuperato per l’incisione di If I Was River .
Le capacità di songwriter di Willie Nile sembrano addirittura migliorare can gli anni e riesce sempre a scrivere canzoni semplici, ma pervase da una ‘solennità’ rara, come I Can’t Do Crazy Anymore e The One You Used To Love, che riescono a catturare l’ascoltatore, portandolo completamente al di fuori della sua sfera materiale. Bellissima la title track If I Was A River, con la voce di Willie assoluta protagonista e l’accompagnamento del pianoforte appena accennato, un inno all’amore vissuto come identificazione nell’altro, tema che ricorre anche in Once In A Lullaby dove il pianoforte di Willie e la chitarra di Steuart Smith sembrano rincorrersi. Un’atmosfera più scanzonata pervade Going To St.Louis e Lullaby Loon, mentre Gloryland , Lost (magnifica!) e Song for a Soldier hanno un’atmosfera solenne e un incedere quasi maestoso, impreziositi dalle chitarre e dal mandolino di Steuart Smith e dal violino di David Mansfield. Sono canzoni che penso avremo modo di sentire spesso nei concerti accanto ai classici più conosciuti di Willie Nile Chiude l’album una magnifica Let Me Be Your River, con un testo che si ricollega alla titletrack, e un arrangiamento sontuoso in cui la chitarra e gli archi esaltano l’incedere della melodia e del pianoforte.
Un album If I Was a River che arriva come un frutto prezioso in questo autunno piovoso, da ascoltare nelle nostre giornate ritmate dal cadere della pioggia e avvolte nella nebbiolina padana.