Willie Nile American Ride
2013 - Blue Rose Records
E’ terminata l’attesa, finalmente è arrivato negli stores American Ride di Willie Nile ed è un cd che farà rumore, un botto che scuoterà anche l’ascoltatore sonnecchiante in uno di questi caldi pomeriggi d’estate. Preceduto dalla presentazione di alcuni pezzi negli ultimi concerti a partire dall’inizio dell’anno e dal video ufficiale della titletrack, American Ride è un condensato di buona musica e di energia allo stato puro. Egregiamente accompagnato dalla band cui abitualmente si esibisce dal viso negli States (Alex Alexander alla batteria, Johnny Pisano al basso e Matt Hogan alla chitarra) e coadiuvato da alcuni ospite come l’ottimo James Maddock, Steuart Smith (chitarrista che accompagna gli Eagles dal vivo) e la giovane cantautrice Leslie Mendelson.
L’album si apre con una splendida This is our Time che colpisce per la ritmica potente e l’energia che riesce a trasmettere, R’n’R is a great medicine for the soul! Life on Bleecker Street che vede protagonista l’ottimo Johnny Pisano con un giro di basso che dominante (date un’occhiata al video della versione live su Youtube) è la Penny Lane post-Punk della Grande Mela e paga tributo alla musica dei Ramones, di cui Willie è notoriamente un fan.
Cambiano nettamente i registri con American Ride (per la cui scrittura si deve ringraziare anche Mike Peters degli Alarm), una struttura armonica semplice, fatta di pochi accordi, che colpisce direttamente al cuore, destinata a diventare un cavallo di battaglia di Nile, anzi direi che potrebbe diventare per lui quello che è stato Thunder Road per Springsteen. Proprio per il Boss sembrerebbe confezionata su misura la bella If I Ever See the Light, una trascinante ballata elettrica (anche in questo caso Johnny Pisano in bella evidenza), un pezzo di grande spessore che ne fa probabilmente uno dei pezzi più interessante del cd insieme con la title track e Holy War. She’s Got My Heart (di cui avevo avuto occasione di ascoltare la versione acustica al concerto di gennaio a Clavesana (Cn), assume sempre la forma di ballata, con un ritmo più lento, meno incalzante, ma decisamente piacevole. God Laughs (coautore Eric Bazillan, leader di The Hooters) è un tipico pezzo di R’n‘R nello stile di Willie con la sezione ritmica a farla da padrone.
Chitarre in gran spolvero in People Who Died omaggio al repertorio del compianto Jim Carroll, da tempo cavallo di battaglia nei concerti del nostro, con la band elettrica al completo, un pezzo di grande effetto dal vivo. Holy War, feroce critica alle guerre c.d. di religione (“God is great, but you’re not”) di cui si conosceva la versione acustica, parte con un riff trascinante di Matt Hogan che intercala il cantato in tutta la canzone e culmina con un ritornello emozionante, un pezzo veramente entusiasmante, arricchito anche da un bell’assolo di Matt.
Say Hey scappa via veloce con un ritmo incalzante e piacevole, mentre Sunrise in New York City paga ancora una volta tributo a New York, un tema costante della produzione di Willie Nile, un pezzo dal ritmo abbastanza veloce, ma ricco di atmosfera. The Crossing è una ballata lenta, intimista, dominata dal pianoforte e dalla voce di Nile, un pezzo molto diverso dai precedenti brani. L’album termina con There’s No Place like Home una ballata con una vena country-folk, con prevalenti sonorità acustiche, dalle belle atmosfere.
Insomma American Ride è un disco che ti conquista, che non vorresti smettere di ascoltare che ti rimane dentro e ti fa venire la voglia di andare ad un concerto di Nile, che purtroppo per noi sarà assente dalle scene italiane durante l’estate. Senza mezzi termini, uno dei dischi più belli di questa prima metà del 2013!!