Ryan Adams Love is hell pt.1 & pt 2
2003 - Lost Highway
In quest’occasione Ryan Adams concede spazio all’introspezione, ai sentimenti e alle riflessioni. Il suono è lievemente orientato al roots, a sonorità liriche, essenziali e tenui. Senza regole, con il classico menefreghismo che dimostra di avere durante le sue infiammate esibizioni dal vivo (due anni fa all’Alcatraz di Milano è stato incredibilmente emozionante), pubblica due Ep con la bellezza di diciannove brani (nove su “Pt. I” e dieci su “Pt. II”), dove almeno in una decina la qualità è davvero elevata.
Per sonorità e contenuti “Love Is Hell” poteva essere concentrato in un solo CD, in modo da focalizzare l’attenzione su un personaggio come Ryan Adams rendendo più fruibile la sua musica.
Passo in rassegna i migliori quadretti di questi due lavori da assimilare in piccole dosi.
Il primo brano del primo ep “Political Scientist” è un piccolo capolavoro, cresce con intensità su un piano desolato per esplodere in un mare di note. Sulla stessa affascinante tensione segue l’atmosfera acustica di “Afraid Not Scared” che avvolge dolcemente in una malinconia straziante.
Spiazzante la personalizzazione sussurata di “Wonderwall” degli Oasis ... anche nella sua interpretazione Ryan ne diventa pieno padrone. Le due bonus tracks (previste nell’edizione internazionale) si legano al precedente filone qualitativo: oscura “Caterwaul”, con Leona Naess, e pastorale “Halloween”, che chiude quasi in allegria il primo atto di “Love Is Hell”. Arriva direttamente dall’anima il canto di “My Blue Manhattan” ad apertura di “Love is hell Pt. 2”, un brano di drakiana fattura in perfetto equilibrio tra archi (Sarah Wilson al violino) e piano. A seguire la nostalgica “Please Do Not Let Me Go”, rispolvera le atmosfere dei Whiskeytown. Torna la magia con l’arpeggiata “I See Mosters” squisitamente toccante. “English Girls Approximately” è figlia dello splendido “Gold”, tuttora il migliore album dell’esuberante musicista della North Carolina. In quest’ultimo brano il cast di “Love Is Hell” viene arricchito dalla presenza ai cori di Marianne Faithfull ... anche se in studio sembra aleggiare Mr.Dylan. Il delicato low country di “Thank You Louise” ci introduce al momento di “Hotel Chelsea Nights”, intensissima ballata di stampo lennoniano, che porta in alto le quotazioni di Ryan Adams. Questo secondo atto di “Love Is Hell” merita sicuramente un stella in più rispetto al primo volume.
Ryan Adams dimostra ancora una volta di essere nato con la melodia in corpo, mai banale nelle sue ballate ... il presente e il futuro della canzone di autore.