Ryan Adams Ashes & Fire
2011 - Pax Am
L’11 ottobre 2011, nonostante un annuncio di ritiro dalle scene rilasciato nel 2009 ed un paio di pubblicazioni che preferisco non considerare nel 2010, è uscito il tredicesimo album di studio di uno degli artisti che ha maggiormente influenzato il genere americana negli ultimi dieci anni.
Il disco, pubblicato dalla Pax Am, etichetta di Ryan Adams, e dalla Capitol, si intitola Ashes & Fire ed è composto da dodici canzoni che segnano la piena rinascita artistica di questo tormentato musicista.Nel 2009, infatti, dopo anni di abusi e dipendenze da sostanze, Ryan Adams aveva scoperto di essere affetto dalla sindrome di Ménière, un’infezione all’apparato uditivo con sintomi molto debilitanti che per un periodo ne hanno compromesso l’attività artistica. Nello stesso periodo, inoltre, si era consumato il divorzio dai Cardinals, la sua backing band dal 2006, lasciandolo nuovamente solo come dopo la fine dell’esperienza con i Whiskeytown.
Come spesso accade i momenti più bui possono diventare dei trampolini di lancio per rinascere. Grazie al matrimonio con la pop star Mandy Moore, alle cure disintossicanti per limitare gli effetti della malattia e al sostegno di amici come Norah Jones, che collabora anche al disco, questi due anni di lontananza dalle scene hanno riportato il talento di Ryan Adams allo splendore delle origini.
Era da Heartbreaker (2000) e Gold (2001) che non si ascoltavano più canzoni così semplici e allo stesso tempo capaci di conquistare dal primo momento. L’abilità di fondere i canoni tradizionali del country e dell’approccio cantautorale con venature pop, è stata fin dall’inizio della carriera solista di Ryan Adams la sua firma e la sua caratteristica. Ashes & Fire è una delle espressioni migliori di questa capacità.
Le dodici tracce comprendono ballate lievi come Kindness o Come home, con il suono costante della pedal steel che ammorbidisce ulteriormente la dolcezza della voce di Ryan Adams, e pezzi più tradizionalmente country come la title track Ashes & Fire o con affinità all canzone pop d'autore come Dirty Rain.
L’album è costellato da brani che sono destinati a diventare classici del repertorio di Ryan Adams, alla stregua di Come pick me up e Where the stars go blue.
Tra gli episodi migliori del disco si segnalano il singolo Lucky now, la malinconica Save me e la ballata I love you but I don’t know what to say.
Mancano completamente in Ashes & Fire le tonalità più ruvide e rock che avevano caratterizzato la parte più anonima della produzione di Ryan Adams. E’ come se Ashes & Fire volesse ricollegarsi agli inizi della sua carriera, quegli inizi folgoranti che avevano consentito a Ryan Adams di essere considerato uno degli artisti simbolo della rinascita del genere alt-country.
Ashes & Fire è un disco da ascoltare a ripetizione come un regalo inaspettato, con la stessa emozione di quando si incontra nuovamente un amico del passato che si credeva perduto.
I desideri a questo punto sono due: di riuscire ad ascoltare Ryan Adams dal vivo in Italia e di sperare che sappia gestirsi meglio, evitando la bulimia produttiva e gli eccessi che lo hanno caratterizzato dalla metà degli anni Duemila.
Sono convinto da sempre che se avesse pubblicato un terzo degli album negli stessi dieci anni, Ryan Adams oggi sarebbe considerato uno dei più grandi musicisti americani. Per come si è caratterizzata la sua carriera invece, seguire il suo percorso, significa fare come i cercatori d’oro: armarsi di setaccio e individuare le pepite che si nascondono in mezzo alla sua miniera di canzoni.