Non voglio che Clara MacKaye
2023 - Dischi Sotterranei
Mai banali, nemmeno nella scelte dei titoli da dare alle loro “piccole ma immense” creature, anche in questa occasione, a soli tre anni di distanza dal precedente Superspleen Vol. 1, la scelta fatta risulta alquanto curiosa.
Non a caso De Min lo considera il loro “disco hardcore: diretto, conciso e resiliente” con una dedica non troppo velata (“qualcuno un giorno si alzerà/ con i figli già cresciuti/ senza preoccuparsi mai di chi fosse Ian MacKaye”) a un personaggio identificato come simbolo di una generazione oramai passata e adesso persa nel presente.
Canzoni che prendono forma dall’estro poetico di De Min, che si dimostra ancora una volta capace di tirar fuori dalla sua penna una testualità dalla forza espressiva elegante, magnetica e per niente scontata, che si districa tra i continui contrasti e il susseguirsi di immagini, ricordi, istanti, citazioni, persone e luoghi.
Senza alcun intento nostalgico, i Non voglio che Clara ci raccontano, attraverso la voce carismatica di De Min, le loro storie dirette ed essenziali: testi che valorizzano il potere evocativo delle parole semplici sospese in contesti che non lasciano, come sempre, spazio all’interpretazione personale. Storie che parlano di amori passati (L’ultimo successo e L’identikit), di quotidianità (Caffè & ginnastica e Le suore), d’attese (Il primo temporale), di vita da single (Pilates) e, in particolar modo, di adolescenza, quella vissuta tra noia e abbandono (Miles) o quella che deve fare i conti con le prime perdite, come nel brano Lucio, il primo singolo che ha anticipato l’uscita del disco e che fa parte della colonna sonora del film Il compleanno di Enrico di Francesco Sossai.
Musicalmente la band bellunese mostra quella classica attitudine pop-rock, genuina e trascendentale, scandita dalla cadenza cantautorale a cui ci ha abituato da sempre, ma che nel corso del tempo, oltre al prezioso contributo nell’uso dei synth, presenza oramai costante, ha subito anche la radicale contaminazione dei generi più disparati; quindi non ci sorprendiamo più se nelle loro composizioni c’imbattiamo in ritmiche che sentono l’influenza del funk, come nel caso di Lucio (Battisti) o accenni dance – pop come nel brano Miles (Robert). D’altra parte, i punti di forza rimangono le ballad dall’animo elettrico come la title-track, L’identikit, L’inventore e L’ultimo successo, canzoni di una bellezza disarmante, che confermano uno stile unico e peculiare capace di colpire dritto al cuore dei nostri sentimenti malandati.
Dieci racconti, dieci piccoli momenti di vita vissuta, uno più coinvolgente dell’altro, che mettono in chiaro, ancora una volta, come i Non voglio che Clara siano uno dei patrimoni musicali da tutelare della nostra scena indipendente e che meriterebbero un pizzico di visibilità in più.
Sono tornati e lo hanno fatto in grande stile con un capolavoro immenso.