Non Voglio Che Clara L`amore fin che dura
2014 - Digital Picicca Dischi/Sony
Un amore impulsivo, il mio, ma che capita con poche realtà della nostra scena musicale, e, d’altra parte, l’attesa n’è valsa la pena, dato che De Min e soci, anche questa volta, non ci hanno deluso.
Consolidato il sodalizio con Giulio Ragno Favero (One Dimensional Man e Il Teatro Degli Orrori) alla co-produzione, L’amore fin che dura è l’ennesima conferma dello stato di grazia compositiva che ci consegna la band bellunese.
Non si tratta di un vero e proprio concept – album, anche se, le storie raccontate sembrano seguire un filo conduttore che si snoda intorno al concetto dell’amore, scandito già nel titolo. L’amore è un monito dal quale non si può non prescindere, ma, allo stesso tempo, non dura in eterno: finisce come qualsiasi altra cosa e ciò che ne resta non è altro che la paura. È questo il messaggio che trapela e che volutamente i Non Voglio Che Clara vogliono dare, e come non darli ragione.
È un disco che penetra l’anima: le canzoni si sciolgono in un caloroso abbraccio melodico prettamente indie-pop, impregnato di una canzone d’autore tanto cara ad un Battisti, ma che non sdegna reminescenze folk.
La sincerità emanata dalle loro canzoni è un qualcosa di, a dir poco, straordinario: De Min è abile nel dosare le parole, quando narra dei personaggi che animano i dieci episodi di questo pseudo-racconto, ottimamente supportato dal resto della band (Batelli, Cuman e De Paoli), e dal contributo, qua e là, oltre del già citato Favero anche di musicisti come Rodrigo D’Erasmo e Paola “Dilaila” Colombo.
Mantenendo la carica spirituale che avevano elargito nel precedente Dei cani, in questo lavoro i Non Voglio Che Clara riprendono l’inclinazione intimistica tipica dei primi dischi. Siamo dinnanzi ad un album senza cali di tensioni: le canzoni scorrono, una dopo l’altra, con gran piacere raccontando storie disilluse sul tradimento presunto, presente o futuro (Il complotto, Le mogli e Le anitre), sulle attese di un uomo (Lo zio), le convinzioni e l’attese di una donna (Gli acrobati e I condomini), o di omicidi (La sera e Le bonne heure).
Se De Min è abile paroliere, la band bellunese, anche musicalmente, manifesta un’innata dote in fase compositiva, sviscerando soluzioni stiliste interessanti che si palesano, ad esempio, nell’elettronica dei brani Il complotto e L’escamotage, nell’intuizione acustica de I condomini, nell’essenza pianistica de La bonne heure e nell’arrangiamento di fiati del brano Gli acrobati.
Constatata l’ennesima ottima prova dei Non Voglio Che Clara, non resta che continuare a ribadire sempre lo stesso concetto: meriterebbero molta più visibilità di quella che hanno.