Michele Gazich Una storia di mare e di sangue
2014 - FonoBisanzio
Tutti lavori pienamente riusciti, di ottima qualità e grandi atmosfere, con testi poetici e affascinanti che ci hanno sempre regalato profonde emozioni.
Michele Gazich non è solo un apprezzato, stimato e bravo musicista, compositore, autore, produttore, una persona di grande e vasta cultura, ma è soprattutto una “bella” persona, ricca di spiritualità, che in maniera garbata, quasi in punta di piedi, guarda con sensibilità ed in profondità alle cose, ai paesi, ai fatti, alle persone, con testi nobili, che sanno di antico e parole sussurrate lievemente, ma che cadono come pesanti macigni su di noi e che ci forzano a pensare, riflettere, meditare e ricercare.
Questo nuovo disco, Una storia di mare e di sangue, è un “concept album: è la storia, le migrazioni e le vicissitudini della famiglia Gazich attraverso diverse città e continenti, in un periodo compreso tra il 1870 e il 1950, un progetto a cui l'artista ha lavorato a lungo, partendo dal diario scritto in veneto su un quaderno di scuola, che Nonna Vincenza Buliumbassich detta Vizze, bisnonna di Michele, aveva lasciato al figlio maggiore, e Michele, dedicando l’album al proprio figlio, continua simbolicamente questo passaggio di testimone tra diverse generazioni della famiglia .
Michele negli anni ha visitato le principali città (Istanbul, Zara/Istria, New York/St Louis, Venezia ) che fanno parte del viaggio, si è immerso nelle tradizioni musicali di quei paesi, nei suoni e colori, nella loro cultura e le ha riportate in questo lavoro.
Il disco è scarno, acustico, ricco di strumenti “classici” come violino, viola, violoncello, liuto, tiorba, chitarre classiche e con atmosfere soffici, morbide, epiche, ricche di pathos ed emozionanti, cantato non solo in italiano ma anche in dialetto veneto e in lingua croata.
Il viaggio parte con la title track Una storia di mare e di sangue, con l’ elenco dei porti di passaggio nel viaggio della sua famiglia e termina con il verso “… non so che Dio pregare “ che esprime l’angoscia e lo sradicamento della situazione di migrante, prosegue con Il mare oltre il giardino, cantata in duo con Francesca Rossi, ricca dei sapori mediterranei e balcanici di Istanbul, per passare a due brani cantati in dialetto veneto, la lunga Oci bei, Oci di bissa, giocosa e allegra descrizione folk del matrimonio della bisnonna nel 1909 a Zara, cantata ancora una volta in duo, tra splendidi riff di violino e giga finale con flauto croato in legno, e Preghiera de la zente Zaratina sofferto preludio della partenza per l’America.
Lo scenario cambia con la migrazione della famiglia verso il Nuovo Mondo in cerca di fortuna con Un sogno americano (29 agosto 1911), che con l’aggiunta di mandolino e banjo e un bravo Marco Fecchio alla chitarra acustica, ci regala una splendida ballata ricca di sonorità folk, country, irish, “… il sogno che comincia e non finisce …” ma il sogno americano si interrompe improvvisamente quando il bisnonno perderà la vista lavorando in miniera, storia raccontata in Finisterre, con l’amara conclusione “ … uomo cieco non ha pane …” di un sogno mai decollato.
E quindi il ritorno a Zara dove con Il valzer dei 30 anni Michele ci racconta le traversie di questa terra di confine tra Francesco Giuseppe, fascisti, tedeschi, Tito, esecuzioni, epurazioni, foibe, temi decisamente angosciosi, ferite aperte raccontate però con una musica allegra, il valzer, come una via di fuga dalla dolorosa realtà.
Lo sfollamento, un nuovo ghetto, il sogno italiano sono raccontati in Venezia 1948, solo voce, piano e lancinanti ed epiche trombe a rappresentare il dolore, la miseria umana, mentre Perché non siamo rimasti a bere latte sotto gli ulivi?one un pesante e doloroso interrogativo che riprende la frase ripetuta dalla nonna Angela, un mantra ossessivo sulle vicende e sulle vicissitudini subite dalla famiglia, uno dei momenti più intensi ed alti del lavoro.
Il disco si chiude con La casa nella neve, immagine angosciante della neve che cade su una casa disabitata, senza tetto, una desolazione e morte assoluta, che termina con il Salmo 69 in lingua croata.
Bravissimo Michele Gazich a condurci per mano in questo viaggio, tra la storia della sua famiglia e la Storia, tra pubblico e privato, tra diverse culture, religioni, continenti , lingue, tra incroci di Occidente ed Oriente.
Grazie Michele per il l’emozionante viaggio che ci fai fare, tra lo spazio e il tempo, rimanendo nella nostra stanza.
E’ un disco bellissimo per palati fini, da scoprire e da gustare ascolto dopo ascolto, fortemente consigliato per chi ama la vera arte e la poesia in musica.