Franco Battiato Fleurs2
Universal - 2008
Fleurs 2, più che un disco di cover, si può dire che sia un lavoro di contrasti vocali, dati i numerosi duetti presenti nell’album: ciò da un lato conferma che Battiato è sempre disposto a confrontarsi con altri artisti, giovani o no, famosi o meno (si pensi al tour per “Il vuoto” in cui portò anche le Mab) dall’altro lato attesta la sua umiltà nell’accostarsi a canzoni che per alcuni ascoltatori fanno parte dello scrigno della memoria rivolgendosi dunque alle giovani generazioni. Sicuramente il duetto più emozionante è quello con Antony in “Del suo veloce volo”, in cui la voce sommessa di Battiato arriva densa dopo quella di Antony che sembra quasi rotta dal pianto, prima disperato e poi sulle ultime parole, ”vidi sulla mano la tua fine” quasi composto, come se l’ineluttabile fosse stato prima narrato (dalla voce del cantautore siciliano), e poi combattuto ed infine accettato; il brano appena citato supera la pur notevole rilettura di “Era d’estate” di Sergio Endrigo, forse per il tema diverso, non l’amore ( che pure Battiato non ha mai affrontato in modo banale, “La cura” e “E ti vengo a cercare” bastino come esempi) ma l’amicizia, e perché il risvolto autobiografico rende ancora più toccanti le parole.
Se lo scopo di Fleurs 2 è quello non solo di omaggiare ma anche di modernizzare nei suoni e nelle atmosfere i brani del passato, il rifacimento di “Era d’estate” di Sergio Endrigo è l’esempio più riuscito. Segue poi “Il Carmelo di Echt”, dove senza i virtuosismi di Giuni Russo si rende lo sgomento che sorge dinanzi ad “una voce nell’aria” che dichiara “gli ebrei non sono uomini”.
I pezzi meglio riusciti dunque sono quelli in italiano, dal momento che le parole scorrono molto più fluide: si sente infatti la non completa padronanza del francese e dell’inglese, sebbene la rilettura di “Il venait d’avoir 18 ans” di Dalida sia comunque ricca di atmosfera.
La raccolta contiene un solo inedito, “Tutto l’universo obbedisce all’amore”, cantata con Carmen Consoli: il testo è ricco e raccontato, sembra quasi di vedere tante piccole scene di vita quotidiana nello stesso istante (“rara la vita in due fatta di lievi gesti[…]bisogna muoversi come ospiti pieni di premure con delicata attenzione per non disturbare”).
A livello musicale il brano non possiede la stessa forza di altri pezzi, come succedeva in “L’animale”, ma scorre comunque armoniosamente, in accordo con la serenità delle parole.
Fleurs 2 ha l’innegabile pregio di averci mostrato ancora una volta Battiato come maestro nel senso letterale del termine, perché porge un’importante occasione di riascoltare pezzi che potevano esser perduti nei meandri della memoria. Essendo però un disco di cover ha però il limite di non offrirci il cantautore siciliano nella sua piena essenza, dato l’atteggiamento rispettoso con cui è avvenuto l’accostamento alle perle del passato, ma questo forse è l’intento progettuale dell’autore nel comporre la trilogia di Fleurs; ciò non toglie che sia un disco in grado di emozionare, di far piangere o cullare in ricordi dolcissimi: ci si sente avvolti dalle note (al contrario di ciò che accadde in pur notevoli dischi sperimentali come “Fetus”), proiettati in momenti precisi del proprio passato o in un film in bianco e nero.
Un album romantico nel senso migliore del termine, se si pensa all’anelito, all’infinito, lo streben, che caratterizzava i grandi poeti tedeschi come Novalis e Goethe e lo struggimento che seguiva a questa corsa senza sosta, si coglie nella scelta dei brani, nel loro idealizzare l’amore o nella potenza dei sentimenti espressi, come tale parola si applichi al disco.
E’ con questo spirito e con la voglia di capire come possono esprimersi i nostri sentimenti che va ascoltato Fleurs 2.