Franco Battiato

live report

Franco Battiato Roma, Ippodromo le Capannelle

15/07/2011 di Arianna Marsico

Concerto del 15/07/2011

#Franco Battiato#Italiana#Canzone d`autore

Un concerto di Franco Battiato è sempre una lectio magistralis, nonostante un’acustica infima come quella dell’Ippodromo Le Capannelle, che massacra il suono composito del Maestro. Un sound a cui concorrono gli archi del Nuovo Quartetto Italiano (Alessandro Simoncini e Luigi Mazza al violino Demetrio Comuzzi alla viola e Luca Simoncini al violoncello) e tanti giovani musicisti, tra cui Davide Ferrario, già negli Fsc, alla chitarra. Anche l’età media del pubblico, rispetto ad altre date ( penso al tour del 2007 per Il vuoto) è scesa, abbracciando diverse fasce d’età. Il che non succede a tutti gli artisti in giro dagli anni ’70. Già questi fattori sono un primo schiaffo all’immobile gerontocrazia italiana, ma senza proclami. Con Battiato i fatti e le canzoni dicono più dei discorsi dal palco, il non detto è più efficace delle parole.

Quella di Roma è la data inaugurale del Up Patriots to arms tour. Può sembrare curioso intitolare un tour ad un brano degli anni ’80, eppure il titolo è perfettamente calzante per questi tempi in cui "stiamo diventando come degli insetti, simili agli insetti" (Shock in my town). Il pezzo dà anche inizio al concerto, assieme ad Autodafè. Un avvio con arrangiamenti in chiave decisamente elettro-new-wave, “un soffio al cuore di natura elettrica” che manda in fibrillazione il pubblico. Inneres auge, con dedica a Marco Travaglio, mostra anche dal vivo di avere tutte le carte in regola per diventare la nuova Povera Patria, ma senza detronizzarla. I due brani, scritti a grande distanza di tempo, sono diventati rapidamente un binomio perfetto per incanalare sdegno e passione civile e non possono mancare in scaletta. Magari qualcuno parlerà anche di antipolitica demagogica e da salotto, invece nel riflettere su parole come “Non ci siamo capiti e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti?” e su quanto siano condivise dal Paese reale.

Nonostante la stretta connessione con l’attualità il concerto diventa una meravigliosa recherche du temps perdu a bordo di Treni di Tozeur lungo la Prospettiva Nevskij. L’era del cinghiale bianco è un vortice sonoro ed emotivo, l’ “uomo di una certa età”, che “offriva spesso sigarette turche” sembra far parte del vissuto di tutti i presenti. Ne Gli uccelli il  Nuovo Quartetto Italiano ruba la scena al Maestro ( lietissimo di farsela rubare)  inverando “voli imprevedibili ed ascese velocissime traiettorie impercettibili codici di geometria esistenziale”.
Voglio vederti danzare e Cuccuruccucu riarono le danze dopo la dolcezza de La Cura e La stagione dell’amore. Sempre commovente è Stranizza d’amuri squarcio su una Sicilia di sentimenti teneri e veri. L’animale mantiene intatta la sua dolorosa verità, appena alleviata dalla carezza degli archi. E ti vengo  a cercare è maestosamente elegiaca, amore e filosofia che vanno di pari passo. Forse mancherebbe sul palco Giovanni Lindo Ferretti per renderla definitiva.

Tra tante vecchie glorie manca all’appello una vecchia bretone… Ed ecco che di ritorno sul palco Battiato tira fuori prima L’addio e poi Centro di gravità permanente, atteggiandosi con le stesse robotiche movenze del video. E anche l’emozione ed il trasporto sono quelli di allora, niente affatto scalfiti dal tempo.

A teatro sono gli artisti ad inchinarsi al pubblico, stavolta, se fosse logisticamente  possibile, dovrebbe essere il contrario.