live report
Franco Battiato Palazzo Te - Mantova
Concerto del 26/07/2004
26 luglio 2004
Palazzo Te, Mantova Ci sono eventi il cui gusto sa rimanerti attaccato addosso per giorni interi, come il sapore del mare, come il raggio di un sole atteso e finalmente incontrato. Eventi che ti inseguono rincorrendoti e che nell'attimo in cui ti trovi ad incrociarli non sai capacitarti di quanto il loro desiderio ti sia stato necessario. Eventi la cui durata è spesso irrilevante, dei quali conta piuttosto l'intensità. Quando però la magia ti rapisce per un'intera giornata, come la fortuna che abbiamo avuto nel ritrovarci a tu per tu fin dalle prove pomeridiane con l'attesa esibizione di Franco Battiato nei giardini di Palazzo Te a Mantova, l'emozione raggiunge l'apoteosi. Emozione che ha avuto un breve prologo con la dimessa conferenza stampa di presentazione dello spettacolo alla quale abbiamo partecipato in prima persona, trovando conferma della squisitezza di una persona, ancor prima che di un artista, cordiale e assolutamente lontana dall'immagine distaccata che può trasparire da alcuni suoi lavori.
La sera i tremila posti allestiti nel grande parco si riempiono senza difficoltà, e il grande palco fa da contraltare alla facciata rinascimentale della villa in un gioco di rimandi ricco di suggestione. Il pubblico, come prevedibile, è decisamente eterogeneo, accorso per un'avvenimento che incontra il favore di due generazioni di ascoltatori dai gusti non necessariamente coincidenti, passando dall'ultra-colto all'ulltra-pop. È questo un paradosso apparente che comunque pare non disturbare nessuno, e che tutti approvano consciamente.
Dopo un breve set in chiave jazz cantautorale del giovane Ivan Segreto al pianoforte in trio con sax soprano e batteria, autore dalla sensibilità forse più adatta ad un ambiente raccolto che ad uno spazio ampio e dispersivo come quello in cui si è ritrovato, ecco apparire gli archi del "Nuovo quartetto italiano" prendere posto sullo sfondo mentre Carlo Guaitoli e Angelo Privitera -rispettivamente piano e tastiere- posizionarsi ai due lati del palco. Al centro è il consueto spazio di Battiato, la cui entrata in scena è accolta da grande entusiasmo.
L'assetto del gruppo e degli arrangiamenti è quello "da camera", scelto per questo breve tour-evento estivo di sole dieci date come una forma di particolare rispetto per il pregio artistico e ambientale dei luoghi nei quali faranno tappa i concerti. Bandite quindi chitarre, batteria o basi ritmiche di alcun genere, mentre ampio spazio si trovano ad assumere archi e pianoforte, cosa che permette di recuperare diversi episodi di una discografia monumentale poco frequentati negli ultimi anni. La comparsa in scaletta tra i primissimi brani eseguiti di "Aria di rivoluzione", "Giubbe rosse", "Lettera al governatore della Libia" sono quindi non solo una gradita sorpresa, ma anche la scelta inattesa e sottilmente provocatoria di una posizione "politica" che proprio durante l'esecuzione di una dolorosa "Povera patria" viene approvata dal pubblico con numerosi applausi a scena aperta. Battiato appare in ottima forma, introduce alcuni brani e scambia battute con i fans che nelle brevi pause di silenzio gli urlano ora un saluto, ora un ringraziamento.
Inaspettatamente sbucano due lieder rispettivamente di Brahms e di Beethoven estratti da "Come un cammello in una grondaia" e la dialettale "Stranizza d'amuri". A metà del concerto il palco viene interamente lasciato a Manlio Sgalambro, introdotto come "very special guest della serata". Il filosofo, oramai collaboratore fisso da un decennio di Battiato, delizia il pubblico con tre suoi racconti decisamente spiazzanti, letti con voce concitata e la solitaria interpretazione di "La mer". Il ritorno dei musicisti sul palco è per una straordinariamente evocativa "Invito al viaggio".
Le versioni dolcissime e strazianti di alcuni tra gli episodi migliori di "Fleurs" (su tutte "Te lo leggo negli occhi") lasciano il segno, così come quella minimale di "La cura" e quelle di alcuni tra i grandi classici lasciati come preziosi regali nel punto in cui meno te li aspetteresti. Non viene trascurato un bell'esempio di canzone "anomala" della produzione di Battiato, con l'esecuzione riveduta e aggiornata della arguta "Magic shop". La parte ufficiale del concerto viene chiusa da un tenebroso inedito (La porta dello spavento supremo) che viene presentato dall'artista siciliano come "…una canzone che potrebbe scoraggiare l'acquisto del nuovo disco, ma che invece secondo me è molto bella…".
I bis sono una raffica di colpi al cuore, su tutti una "E ti vengo a cercare" spogliata dell'originale arrangiamento ed eseguita con discrezione e un inaspettato pudore. Con "L'era del cinghiale bianco" Franco Battiato si alza dal proprio tappeto per scatenarsi in una danza, subito imitato da centinaia di ragazzi che in un attimo corrono ad assediare il palco. Nessuno pare sottrarsi al delirio di un finale trascinante, al punto che solo gli archi e il pianoforte a coda ci riportano -malvolentieri- alla dimensione di un concerto solo all'apparenza raccolto. Dopo oltre due ore rimane la certezza di aver partecipato ad un evento raro e prezioso, le tracce del quale difficilmente verranno scalfite dal tempo, lasciando un' emozione profonda ma sottile, come la musica di uno degli autori più avvezzi a scavare, dentro di noi.
Scaletta 01) Haiku
02) Aria di rivoluzione
03) Giubbe rosse
04) Il re del mondo
05) Lettera al governatore della Libia
06) Povera patria
07) Le sacre sinfonie del tempo
08) Aria di neve
09) La canzone dell'amore perduto
10) Lode all'inviolato
11) Gestillte sensucht
12) Oh sweet were the hours
13) Invasione di campo
14) Piccolo bordello di periferia
15) Amici, non ci sono amici
16) La mer
17) Invito al viaggio
18) La canzone dei vecchi amanti
19) Te lo leggo negli occhi
20) È stato molto bello
21) La cura
22) Magic shop
23) Prospettiva Nevski
24) Stranizza d'amuri
25) La porta dello spavento supremo
25) La stagione dell'amore
26) L'animale
27) E ti vengo a cercare
28) Gli uccelli
29) L'era del cinghiale bianco
30) Voglio vederti danzare
31) I treni di Tozeur
32) Stage door