Franco Battiato Apriti sesamo
2012 - Universal/Mercury
Nel mezzo c'è stato il trittico di Fleurs: nientemeno che rivisitazioni di canzoni altrui, alcune impreziosite e rivitalizzate (come il totale contenuto nell’imprescindibile Fleurs del 1999 e il parziale dell’altra dozzina contenuta in Fleurs3, 2002), altre semplicemente superflue (Fleurs 2, uscito a ridosso del Natale del 2008). Poi tre album d'inediti: valido Ferro Battuto, discontinuo 10 Stratagemmi, prescindibile Il Vuoto, oltrché la convincente prova a cui accennavamo poc'anzi di Inneres Auge.
Simili a polaroid da affidare ai posteri (l’aldilà è il tema cruciale del disco) le parole di Battiato, spalleggiato dal compare Manlio Sgalambro, mischiano sapientemente, e senza lasciare nulla al caso, citazioni di S. Teresa d'Avila, Korsakov, Dante, vangeli più o meno apocrifi, reincarnazione e altri concetti concernenti la sfera filosofica, simbolica, letteraria e religiosa, a gioiosi ritagli riguardanti la vita personale dell’autore, i momenti cruciali, in uno scatto complessivo d'assoluto fascino e soprattutto distante anni luce dal ciarpame new age (verso cui lo stesso Battiato prese le distanze una volta e per sempre nel 1979 con Magic Shop).
Apriti Sesamo si spalanca con un meraviglioso trittico: Quand'ero giovane affronta nostalgie di gioventù milanese quando "Uscendo dai locali, mi capitava di vedere code di macchine, sostare al Parco Ravizza o al Monumentale...". Un irresistibile richiamo percorre territori che risalgono l’origine e il mistero della vita: "Era magnifico quel tempo, com'era bello, quando eravamo collegati, perfettamente, al luogo e alle persone che avevamo scelto, prima di nascere". Testamento elenca le facoltà principali da tramandare agli eredi, ivi compresi “l’imparzialità, la volontà di crescere e capire e uno sguardo feroce e indulgente per non offendere inutilmente”; e aggiunge una frase eccelsa e disgustosa al contempo: "E mi piaceva tutto della mia vita mortale, anche l'odore che davano gli asparagi all'urina". Chapeau.
Anche il resto del programma è assolutamente mirabile. Passacaglia - forse il primo brano a piazzarsi in testa in virtù d'un ritmo irresistibile - è un libero adattamento del capolavoro Passacaglia della vita di Stefano Landi, risalente addirittura al XVI secolo (non è mai troppo tardi per scalare le hit-parade).
Altri due picchi dell’album sono Il Serpente e la magnifica La polvere del branco. Unico passaggio nonsense, almeno per chi scrive, riguarda il breve coretto femminile, anglofono, radiofonico e patinato posto al minuto 2:12 della pur splendida Caliti Junku. Un po' fuori contesto inoltre la title/bonus track Apriti Sesamo narrante le mitiche avventure delle Mille e una notte.
Lecito non aspettarsi chissà quale rivoluzione, ma è bastato un primo ascolto perché il cuore si mettesse a palpitare.