Ermal Meta Non abbiamo armi
2018 - Mescal (distribuito da Sony Music)
Tre album in tre anni, e il 2018 è il turno di Non abbiamo armi, composto da dodici tracce che trovano corrispondenza con gli album precendenti, tra atmosfere diverse e immagini che si susseguono per l'intera durata dell'ascolto, con pennellate di parole delicate e che assumono forme sempre più intense e definite nel susseguirsi degli ascolti. Ermal Meta ha saputo colmare il vuoto che da anni, forse, decenni si sentiva con un pop d'autore, musicalmente riconoscibile con una metrica adatta ad un brano da ricordare e cantare immediatamente, quindi anche Non abbiamo armi è costituito da brani che si sentono direttamente “in pancia” e altri destinati a diventare il singolo da ricordare, e non più i brani che fanno parte di una stagione musicale, grazie anche alla capacità vocale che non si smentisce mai e all'interpretazione che crea empatia immediata. Colui che afferma “mi sembra di rubare quando guardo dentro agli occhi della gente” in Mi salvi chi può, sembra assorbire le emozioni più nascoste per cantarle in pezzi universali come lo è l'amore, in questo album un amore in senso ampio, che è fatto di sogni, passioni, con tanti riferimenti calcistici, ma anche tanta malinconia che sembra essere l'arma fondamentale della vera profondità creativa. Ermal Meta ci ha abitutati a comprendere i suoi album solo dopo averli assaporati fino in fondo, e solitamente l'ultima traccia è il tripudio musicale, quei cinque minuti che aprono l'anima, mentre si hanno gli occhi chiusi per non perdere nessun attimo di stupore: Mi salvi chi può è un pianoforte che apre la strada verso la “fine” dopo un crescendo emozionale come se ci fosse un prima e un dopo, in un unico testo, che si lega al singolo Non mi avete fatto niente, e il tutto finisce con un sospiro liberatorio.
La sequenza fotografica di Non abbiamo armi è variegata, ma sempre molto legata al suono della parola che assume forma sonora e descrittiva all'interno del pensiero, come se ogni termine potesse unirsi alla nota per creare atmosfera, ma il titolo della traccia è spesso anticipatorio del genere musicale come ad esempio il rock di Amore alcolico. Il cantautore non è mai imprigionato in un mood musicale, anzi spesso alterna un funk di Dall'alba al tramonto a un'intima e commuovente 9 primavere che è uno di quei brani che entra immediatamente a far parte di quelle tracce da riascoltare immediatamente. Si respira un po' di ironia nel termine “innammazzato” contenuto in Amore alcolico e in Caro Antonello, una lettera di Ermal Meta al cantautore romano per comunicargli che con le sue canzoni d'amore ha fregato tutti, e forse molte persone hanno pensato la stessa cosa.
Sembrano lontani i tempi degli Ameba4 e de La fame di Camilla, eppure Ermal Meta riesce sempre a trasmettere l'idea del gruppo, in questi anni da solista sembra non aver mai posto limiti al suo “dare” e “darsi”, assecondando la “fame da lupi” di chi lo segue, dando nuova linfa e pregio al cantautorato italiano. Non mi avete fatto niente rappresenterà l'Italia a Lisbona in occasione della manisfestazione Eurovision Song Contest e questa volta il nostro paese si potrà esprimere con artisti che hanno saputo abbattere la retorica, dimostrando la sensibilità, la forza, in un contrasto vero rappresentato da un duo così variegato come Ermal Meta e Fabrizio Moro che nella loro interpretazione hanno riassunto il vero spirito italiano nella solidarietà e forza.
In Non abbiamo armi ci sono l'universalità, il non egoismo, la forza, la diversità, anche stilistiche, a dimostrare che la varietà è ricchezza, c'è la libertà e la necessità di espressione e dietro c'è un cantautore che dimostra che “non ho perso tempo ma ho preso vento”.