Umberto Maria Giardini La dieta dell'imperatrice
2012 - La Tempesta Dischi
#Umberto Maria Giardini#Italiana#Alternative #Indie-pop #Songwriting
Dopo un album forse un po' troppo introspettivo e perciò non particolarmente apprezzato dalla critica, UMG torna in punta di piedi e assetato di live. Poco cambia rispetto ai precedenti lavori: lo stile riconoscibile del “poeta” bolognese d'adozione è presente anche in questo nuovo lavoro e in ciò non v'è la velata affermazione nel riconoscere Umberto come un cantautore tedioso, tutt'altro; la continua ricerca del proprio Io e delle proprie origini arricchiscono la preziosa tela, tessuta meticolosamente dallo stesso Signor Giardini.
L'imperatrice entra in punta di piedi a testa bassa e con tanta umiltà, in un crescendo strumentale meraviglioso e fiero. Troppi se e troppi ma: Anni luce, apparentemente minimale, si agghinda di bei suoni; troppi verbi al condizionale e la consapevolezza che tornare indietro non si può.
La dieta dell'Imperatrice è un album divino, come se il cantautore fosse riuscito a riportare sullo spartito le emozioni assorbite, toccando il cielo con un dito. Riecheggia qua e là il post rock, tanto caro ad Umberto (presente nella breve vita dei Pineda): due delle dieci traccie sono strumentali e nelle altre padroneggia la voce eterea dello stesso artista marchigiano.
C'è il Moltheni che conoscevamo, in pace e convivenza con l'uomo nuovo, la sua parte più intima ed acustica fusa a quella più ruvida ed elettronica dell'ultimo, ma è sempre Lui. Il trionfo dei tuoi occhi riassume la posizione assunta dal sensibile cantautore; pura poesia: “mille montagne scalerò facendo tappa tra i tuoi nei”. Un viaggio immaginario fino all'Oriente, la ricerca interiore e la pace quasi sfiorata: Quasi Nirvana, sinonimo di un amore insoddisfacente che prende ma non dà.
Il desiderio preso per la coda è il cosiddetto brano “che spacca”, innovativo ed elettrico (vedi Pineda), come se d'un tratto le malinconie fossero spazzate via dalle chitarre e dalla batteria.
C'è l'anima visionaria creatrice di paesaggi onirici e l'insolito binomio cantautorato-psichedelia, il raro equilibrio tra la realtà e la metafisicità delle sensazioni. Lo stesso UMG è insofferente in questa nuova realtà musicale e questo nuovo passo con La dieta dell'Imperatrice è una sorta di test che gli dirà se c'è ancora spazio per Lui o se il presente effimero ha cancellato ciò che lo spirito sopraffino dei vecchi cantautori ha scritto.
Furto al passato è Discographia - nuova promessa d'amore alla prima vera passione - in pieno stile Moltheni, dotato di un'aura extra-terrena; la docile apertura lascia spazio ad esperienze barocche, ma mai troppo fastose e ridondanti.
Questo è un disco per animi insaziabili: Saga attenua il senso di fame, ma è talmente struggente che vorresti non finisse mai, roba per masochisti. All'insegna della variazione e del senso di sorpresa è Il sentimento del tempo, tra post rock e progressive, poche righe di poesia e lunghe distese strumentali. Il mondo potrebbe finire di venerdì o questa fantomatica data potrebbe significare un nuovo inizio - come il 5 ottobre per Umberto – ma lui si limita a narrar la storia di un mondo agli sgoccioli in clima d'Apocalisse (L'ultimo Venerdì del mondo). E con questo pezzo ci lascia e ci abbandona, ma non per sempre.
Dicono che bisogna perdersi per poi ritrovarsi e Lui c'è riuscito: il risultato è un lavoro maturo che sfiora la perfezione. Archiviato il progetto Moltheni quello che resta è l'essenza di un uomo colto, la rinascita spirituale e una valigia colma di belle esperienze e meravigliosi dischi. Non importa che firma porti questo nuovo album, il contenuto parla da se. É un capolavoro!