interviste
Umberto Maria Giardini Un “credo” nella musica, il sapore delle parole
In una lunga chiacchierata l’artista ci racconta il suo nuovo album Protestantesima, la sua genesi, le sue canzoni, ma ci parla anche della scena musicale contemporanea, dei suoi esordi o dei suoi ascolti. Vi presentiamo anche tutti i testi del disco, tra intimismo, poesia e realismo.
A circa due anni e mezzo dal primo album sotto il suo nome anagrafico La dieta dell’imperatrice, Umberto Maria Giardini è tornato con un nuovo album di gran caratura, Protestantesima (La Tempesta Dischi/Woodworm/Master Music), delicato e amaro, grandioso e cinematico, che proclama ancora una volta il suo “credo” musicale, la sua fede nella coerenza e nella ricerca, nel rigore e nella bellezza di arrangiamenti e parole di cui sono stati soppesati e di cui oggi ci sono offerti atmosfere, profumi, profondità, sfumature e sapori. Questo disco ingloba infatti nei suoni avvolgenti delle sue canzoni, nella varietà dei suoi umori e nella potere evocativo delle sue immagini. Ne abbiamo parlato con Umberto in una lunga chiacchierata sul disco, sulla sua genesi, su titoli e significati, ma anche sulla scena musicale italiana contemporanea, o sui suoi esordi con la Cyclope Records di Francesco Virlinzi, passando per Smiths, Elliott Smith e…Sanremo. Vi presentiamo inoltre tutti i testi del disco (che potete gustare in streaming).Buona lettura e buon ascolto.
Mescalina: La tua musica in un aggettivo può essere definita come unica: porti avanti un tuo stile ben preciso, eppure in continua evoluzione. Come le sonorità di Protestantesima si differenziano da quelle precedenti? A me sembra che alcune canzoni suonino particolarmente ariose, oppure più potenti o ancora cinematiche, nella grande cura che riservi agli arrangiamenti.
Umberto Maria Giardini: Ho sempre seguito una mia strada dettata dal buon gusto (credo) o se non altro da una sorta di "credo" che mi ha sempre consentito di realizzare lavori dignitosi, se non altro confrontati con tutto il marasma che ci circonda sempre più scadente e approssimato. Ogni mio album subisce inevitabilmente una sorta di evoluzione sia nel suono che nei contenuti, ma dipende anche dall'età che, invecchiando, mi consente di mettere a frutto quello che negli anni ho prima osservato e poi imparato. Protestantesima possiede di per sé una certa potenza derivata dall'attenzione con la quale la produzione è stata seguita, sia nelle fasi di scrittura, sia in quelle di realizzazione, in cui Antonio Cooper Cupertino ha seguito le mie indicazioni, ma soprattutto si è espresso come sa fare al meglio, ottenendo il risultato che cercavamo e che volevamo.
Mescalina: Quanto tempo dedichi all’arrangiamento di ogni brano? Si direbbe che tu sia molto preciso e attento ad ogni dettaglio.
UMG: Sì, sono molto concentrato su ogni singolo brano, ma è anche vero che non appena registriamo le basi ci soffermiamo moltissimo assieme ai ragazzi e a Cooper dove intervenire. Non ci accontentiamo di cosa fare, ricerchiamo anche un perché, mi piace capire il motivo per il quale faccio delle scelte e questa rigorosità spesso mi premia.
Mescalina: Che contributo ha dato al sound di questo disco Antonio Cooper Cupertino?
UMG: Come in ogni mio disco è stato fondamentale spesso determinante. È vero che tutto parte da me, e quindi la farina di ciò che si ascolta deriva dal mio sacco, ma è ugualmente vero che la produzione prende forma dalle sua mani che plasmano e mescolano tutto in maniera appropriata. Come accadeva per Marr e Morrissey in cui era il mix perfetto a determinare l'effetto Smiths, così (anche se non è paragonabile) è lo scambio di idee tra me e Cooper che determina ciò che si ascolta nei miei album. Io sono il quadro ottenuto con i colori e le pennellate, lui è la cornice, la luce e il museo che lo accoglie.
Mescalina: Nella title-track, parlando degli anni Ottanta, canti “quella malinconia di burro davvero non mi manca”: è un riferimento a stati d’animo presenti nella musica di quegli anni?
UMG: Sì, ho vissuto pienamente gli anni ‘80. Ho ricordi dolcissimi legati all'ingenuità che ancora esisteva in quegli anni, li rimpiango moltissimo, rimpiango soprattutto l'emozione di entrare nei negozi il giorno in cui usciva un nuovo album, acquistare un disco e portarselo a casa come reliquia. Poi c'era una sorta di malinconia totale, generale, che permeava certi sentimenti, una sensazione che detestavo, difficile da spiegare…Quella per l'appunto, non mi manca (sorride).
Mescalina: Nella stessa canzone alcuni versi recitano “tenti, scendi, a patti che ti umiliano e umiliano un po’ anche me”: anche in questo caso ti riferisci a compromessi musicali che in qualche modo gettano una luce negativa sui musicisti in generale, oppure ti riferisci ad altro?
UMG: Mi riferisco esattamente a quello. Che altro aggiungere…Vedo persone a me care come Vasco Brondi
e la loro trasformazione nel tempo, penso se capitasse a me come reagirei, anzi non voglio proprio pensarci sennò mi deprimo. Ho uno stile di vita che si ripercuote anche nella musica e nel mio lavoro: non potrei mai fare una cosa in cui non credo e che considero ridicola. Tutto qua.
Mescalina: Spesso hai parlato della facilità con cui i dischi di determinati nomi sono accolti come capolavori, accusando una certa critica di scrivere articoli “di comodo”: potrebbe trattarsi di “pigrizia” e di sudditanza psicologica, che porta ad accodarsi facilmente alla “vulgata” e alle “mode critiche” del momento? Considerando che tante persone non ci guadagnano nulla, io penso che molti scrivano in automatico meraviglie di alcuni artisti con la vana speranza di farsi accettare in certi ambienti e/o perché non sono sicuri del loro giudizio (o non ascoltano proprio gli album che recensiscono?). Questa è la sensazione che ne ricavo io, da persona che osserva dall’esterno certi meccanismi, vivendo di tutt’altro e alla “periferia dell’impero”.
UMG: Non lo so, sarei un bugiardo se dicessi perché e per come accadono queste cose: tutto rientra nella falsità dell'essere italiano, e quindi fasullo o ingenuo o in buona fede poco osservatore dell'oggettivo.
Rivendico solamente la realtà secondo la quale alcuni dischi sono sopravvalutati per il nome che rappresentano, punto e basta. Quando ci sarà il coraggio di dire la verità potrà essere un buon momento per la musica italiana. Ho ascoltato il nuovo album di Jovanotti ad esempio e lo trovo scadentissimo, eppure nessuno lo considera tale, poiché rimane un nome "intoccabile" della musica italiana. Lo stesso vale per altri personaggi e progetti che tutti conosciamo ma dei quali nessuno osa criticare.
Non ho e non mai avuto nulla di personale verso tali personaggi, ma la verità oggettiva sul valore di
questi determinati lavori e di certa musica, bussa alla porta della nostra coscienza. È ora che qualcuno dica come stanno veramente le cose anche alla maggior parte delle gente che nulla capisce di musica. Basta pensare a J.Ax primo nelle vendite in Italia: questo la dice tutta sulla preparazione del popolo italiano
in materia musicale: è un lacrimarium.
Mescalina: È stato questo atteggiamento della critica che ha rischiato di privarci della tua musica? Cosa per fortuna ti ha spinto a non abbandonarla?
UMG: No, assolutamente no. Il progetto Moltheni (se ti riferisci a quello) è terminato poiché era giunto il momento di farlo. Nulla è eterno e a volte bisogna raccogliere il coraggio per dire basta, anche quando le cose apparentemente vanno bene. Ogni cosa ha un suo tempo, ho semplicemente voluto chiudere in bellezza e in serenità, dedicandomi ad altro, come ad esempio a Pineda e poi di nuovo a me stesso con la nascita di UMG. La critica e la stampa è stata con me sempre molto buona e gentile, come i giornalisti di settore: nei loro confronti sono debitore e mi considero molto fortunato di come vengono sempre accolti i miei lavori.
Mescalina: Un appunto che invece più volte hai rivolto ad altri artisti italiani è quello di non essere autentici, oppure di non evolvere nella scrittura dei testi: come pensi sia cambiato lo stile dei tuoi versi? In questo disco a me sembra ci siano canzoni dalle atmosfere differenti: se la splendida e delicata Sibilla assomma immagini poetiche in un andamento quasi da “leggenda”, Molteplici e riflessi è una ballata introspettiva, mentre per esempio Il vaso di Pandora parla di denaro, con cui sembra talora si possa corrompere tutto e tutti, e cocaina…
UMG: La scrittura quando si canta è molto importante, sono pochissime le persone nel nostro paese che riescono a impadronirsene in modo corretto e credibile. Scrivere non ha filtri, è facilissimo comprendere quando ciò che si legge o ascolta scaturisce da un lavoro attento e non banale. La profondità non è sempre facile da cogliere e trasmettere; tuttavia non si può far finta di nulla nell'ammettere che quello che si ascolta in giro è pietoso. La mancanza di consapevolezza di tutto ciò scaturisce dalla pochezza del livello degli ascoltatori italiani, anche di musica alternativa e non solo popolare o leggera. Se lo stile dei miei versi è cambiato io onestamente non me ne rendo nemmeno conto: forse sono io che sono cambiato o che guardo e metto a fuoco le cose in maniera differente rispetto a qualche anno fa, fatto sta che quando si scrive bisogna cogliere ogni singola vibrazione del cuore; quando rileggo i miei testi li analizzo, anche cercando di sentirne una sorta di sapore, di vitalità e infine di significato. È così importante per me.
Mescalina: Pensi che l’esperienza della paternità ti stia cambiando come uomo e possa influire in qualche modo anche su ciò che pensi e scrivi?
UMG: Non ne sono certo, ma spero tanto di sì. La paternità mi ha un pelettino allontanato dalla musica dai suoi meccanismi e soprattutto dalle sue contraddizioni legate alle aspettative: questo è solo un bene.
Mescalina: Come mai hai scelto il titolo Urania per un altro dei brani del disco?
UMG: Urania era un titolo forte che significava una sorte di universo parallelo dei sentimenti. Io l'ho intesa così, una cosa molto personale e romanticizzata dalla mia testa.
Mescalina: Com’è nata l’idea di cantare le parole immaginifiche della poetessa abruzzese Ada Sirente nella ghost-track 6 Aprile? Che significato attribuisci a questi versi?
UMG: Tramite un calendario pubblicato dalla casa editrice della mia compagna, Sartoria Utopia, avevo letto questa poesia di Ada Sirente. La curiosità di quei versi e l'eleganza con la quale la stessa maneggiava la lingua italiana, mi ha spinto poi a ricercare altro sulla sua produzione, tant'è che me ne sono innamorato. L'ho contattata e abbiamo sposato l'idea di musicare le sue parole, nulla più. Le sue parole, soprattutto in 6 Aprile, hanno avuto in me una sorte di turbamento, violento e dolcissimo allo stesso tempo; la voglia di cantare quei brevi versi è stata irrefrenabile. Non ho attribuito un significato particolare ai versi della Sirente, non ho nemmeno tentato di tradurli o intercettarli in alcun modo, mi è bastato godere del loro suono, grigio, opaco, ma assolutamente autentico e rassicurante.
Mescalina: Da alcune settimane si è concluso il Festival di Sanremo: tu vi hai partecipato nel 2000. Che ricordo conservi oggi di quell’esperienza? E pensi che il Festival, se possibile, possa essere cambiato in peggio da quando ospita i fenomeni spesso “pre-confezionati” dei talent-show?
UMG: Porto con me un ricordo molto vago, e frammentario. Ad esempio non ricordo praticamente nulla delle mie due esibizioni. Ricordo invece la cena allo stesso tavolo di Gigi D'Alessio con la sua scorta, gli atteggiamenti da vamp di Mietta, Manuel Agnelli e Mimì Clementi (invitati da me) girovagare per le sale dell'Hotel che mi ospitava. Un incontro bellissimo in ascensore con Teddy Reno che rimase stupito di come io potevo averlo riconosciuto essendo così giovane. Poi Samuel dei Subsonica, i festini in camera di Max Gazzè con la cricca romana e tante altre stupidaggini. Oggi il Festival nonostante l'edizione del 2000 non sia così lontana è cambiato tantissimo. Si è di nuovo trasformato in una trasmissione popolare ma di cattivo gusto, come dire, una porcheria. Potrà fare tutti i maggiori ascolti della storia della Rai, ma resta pur sempre scadentissimo e grottesco…dai partecipanti, agli ospiti, al pubblico delle prime file. Un’Italia sorpassata, ovattata, fintissima.
Mescalina: All’epoca la tua etichetta era la “mitica” Cyclope Records di Francesco Virlinzi: che ricordo hai di lui? Penso che forse anche oggi si avrebbe bisogno di produttori e discografici così appassionati e tenaci come lui…
UMG: Ho un ricordo bellissimo di Francesco Virlinzi: senza il suo aiuto e la sua perspicacia non sarei quello che oggi sono. Ci scontravamo tantissimo in numerosi punti di vista, avevamo due approcci diversi verso la discografia. Lui ultraconoscitore di musica internazionale e non, ma sempre (giustamente) predisposto a strizzare l'occhio verso il mercato. Io giovane e ottuso ma con paletti fermi e irremovibili verso il percorso da seguire, senza compromessi alcuni. Oggi guardandomi indietro lo rimpiango moltissimo, era un produttore come oggi non esistono più. Amico di tutti e concentrato solamente sulla musica, macinatore di dischi e sempre attento alle novità. Oggi personaggi come lui non avrebbero motivo di esistere, poiché non servirebbero soprattutto in questa valle di lacrime che è diventata la musica e la televisione italiana. Oggi tutto è in funzione alla visibilità, al guadagno, alla finzione e ovviamente alla cocaina. Una volta ricordo non gli risposi al telefono per dieci giorni perché mi disse che gli faceva simpatia la musica di un certo Alex Britti (sorride). Se adesso fosse qui, gli bacerei i piedi.
Mescalina: Menzioni tra gli artisti che hanno accompagnato la tua vita con la loro musica, tra gli altri, gli Smiths ed Elliott Smith: cosa ti lega a loro?
UMG: Sono legato agli Smiths perché rappresentano più che mai tutta la mia adolescenza. Ho semplicemente passato sei anni ad ascoltare ogni giorno i loro album al completo, imparando a memoria ogni singola canzone, ogni singolo riff di chitarra di Johnny Marr e ogni colpo di rullante di Mike Joyce. Ho trasformato la mia vita in quegli anni, in qualcosa che non era compreso da nessuno, e ho fatto della loro musica la colonna sonora della mia esistenza, cogliendone ogni significato e restando ad aspettare un qualcosa che non sapevo nemmeno io cosa fosse. Elliott Smith invece è stata una scoperta più matura, rimbalzatami da Francesco Virlinzi appunto. Lo vidi tre volte dal vivo, e nell'ultima occasione a Firenze assieme ai Verdena colsi l'occasione di parlarci…Fu una situazione breve ma rivelatrice, parlammo dei pompieri, delle Gibson 335 e dell'eroina sniffata. Da quel momento non mi staccai più da lui, tanto da diventare amico anche con Shannon Wright (sua ex). Credo che Elliott Smith sia tra i più grandi cantautori dell'epoca moderna: bisognerebbe studiarlo a scuola tanto quanto i Beatles.
Mescalina: Un’ultima domanda: come ti sembrano i nuovi brani nella versione live? E sei soddisfatto di come il pubblico sta accogliendo dal vivo le nuove canzoni?
UMG: Mi piacciono moltissimo. Sono inevitabilmente più crudi, ma molto fedeli e coinvolgenti. Il pubblico pare stia recependo al meglio le nostre esibizioni live, resta attento, spesso timido, ma non ho mai amato chi balla, quindi va benissimo così.
Tracklist di Protestantesima
1. Protestantesima
2. C’è chi ottiene e chi pretende
3. Molteplici e riflessi
4. Il vaso di pandora
5. Seconda madre
6. Amare male
7. Sibilla
8. Urania
9. Pregando gli alberi in un ottobre da non dimenticare
10. 6 Aprile (ghost-track)
I testi del disco
1. Protestantesima
E camminiamo via degli anni Ottanta
quella malinconia di burro davvero non mi manca
Protestantesima tra le mie bionde mani
Protestantesima né oggi né domani
tenti, scendi, a patti che ti umiliano
e umiliano un po’ anche me
I preti e gli operai le chiavi dei miei guai
le colf filippine, i bimbi che domani diventeranno trans
Protestantesima tra i miei beneficiari
Protestantesima negli occhi chiari sempre più rari
gridi, ridi, nelle ore anfetaminiche
ridere non mi fa affatto bene
a chi conviene e a chi invece no
Protestantesima
ridere non mi fa affatto bene
2. C’è chi ottiene e chi pretende
Buio nel buio vuoto nel vuoto
vergine d’acqua del lago
sciogli le trecce rendile neve
fallo per l’uomo che crede
batti martello dimmi che ho torto
prendi poi sciupami il corpo
fallo marcire rendilo vigliacco e vile
tanto agire non servirà
come pretendere, come pretendere
non mi davi la ragione che era mia
occhi a occhi, pelle a pelle
meritavamo le stelle
raccomandate da una chiamata interurbana
nera la notte chiaro il mattino
tu l’acqua fresca io il vino
ma che faccio più male di un palo infuocato nel culo
chi l’ha provato è sicuro che
come pretendere, come pretendere
non mi davi la ragione che era mia
perché è come pretendere, è come pretendere
mi lasciavi come un cane in un autogrill
mi lasciavi come un cane in un autogrill
3. Molteplici e riflessi
Come vivevi tu vive o io
con il cuore aperto e le infradito
e il ventre pulito noi
come guardavi tu guardavo io
giovane e veloce come tigre
graffiami l’anima
come correvo io correvi tu
con i piedi uguali e addormentati
nei miei chilometri
come dormivi tu dormivo io
come in un cuscino ereditato
unico fiato noi
come piangevi tu piangevo io
lacrime gemelle generate
in modo atletico
come morivi tu morivo anch’io
come un fiore a cena con l’inverno
digiuno eterno
4. Il vaso di pandora
Tonno, cervo, cavallo tenti di cavartela
torno quando sarà finito l’oro nero
fucile, tracolla, chi crolla è il romano impero
ma d’altronde a Milano il denaro serve soprattutto perché
piace la cocaina
nel vaso di Pandora
mangiala tutta piccola jena
fango, meglio del tuo appartamento all’attico
torno quando andrà di moda il porno a scuola
tutto fa tanto gola
nel vaso di Pandora
mangiala tutta piccola Italia
e se madre perdoni il mio capo che vigliacco si china
resto bugiardo e infame con la mia cocaina
e se è vero che tutto si compra e il denaro rincuora
cosa mi cambia e mi eleva è la mia coca
e se è vero che tutto si compra e il denaro rincuora
resto pulito e raro
e chi se ne frega
chi me ne frega
5. Seconda madre
Vedo vulcani che mi ricordano il tuo corpo
mantelli di cenere in cui mi avvolgo
volti di bambole dagli occhi chiusi
negli anni gotici ed incerti
vedo montagne che non mi rendono l’idea
immaginarti con me rimane una mania
quattro cancelli in una vita non occorrono
meglio lasciarli aperti
e allora generami seconda madre
chi prega tanto per chi invece poi non crede
mangiami il cuore se vuoi poi vomitalo
in fondo non siamo noi a dettar legge
la legge degli incerti
e tu che dici di no e annulli tutto il tempo
l’unica colpa che ho averti dato il mondo
tutto il mio mondo e quella luna piena
in mare aperto gode la balena
e corre il doberman e nuota un anguilla
la volpe furba cerca la talpa nella terra
quattro cancelli in una un cervello non occorrono
meglio un bambino
e allora puniscimi seconda madre
chi guarda tanto per chi in fondo poi non vede
mangiami il cuore se vuoi poi vomitalo
in fondo si siamo noi puttane in internet
mi fermo e rifletto
6. Amare male
Chi mi concede la giusta pietà
chi mi preserva o mi mangia a metà
chi digerisce i miei no per le colpe che non ho
femmina tu per me un dubbio in più
nella mia tavola cibo per chi
digerirà tutti i miei no per le colpe che non ho
pelle di latte occhi di the
al mal d’amore cura non c’è
amare male con chi non mi ha detto mai di sì
carni dorate braci infiammate
cuocimi il cuore e mangiane un po’
digerirai prima di me ignorando i miei perché
ignorando i miei perché
che non hai avuto mai
in deriva io nelle tue onde
chi si bagna prima o poi rinnegherà
per le colpe che non ho
che non ho avuto mai
in deriva io delle tue onde
nelle bianche rive morirò
chi digerisce i miei no per le colpe che non ho
per le colpe che non ho
7. Sibilla
Perla della conchiglia
nata da una goccia della pioggia
eri tu la figlia di quel mare che geloso ti cacciò
eri innamorata di un delfino
che per starti più vicino annegò
e tu triste e addolorata
rinnegasti l’acqua blu in cui eri nata
ora che non ci sei più
comprendo quanto e quanto sia importante amare
la luce che emanavi tu
illuminava il mondo il cielo e le profondità del mare
quel mare tuo
e lui di te tanto geloso
il fondale rigoglioso impoverì
e tu perla universale ricevesti il male proprio come me
come me…
8. Urania
Oggi è un altro giorno senza te
oggi ho un altro slancio verso me
e cambierò le mie lenzuola
mai come ora perderanno quell’odore tuo
certo che non finiranno mai
le ore perse a contar le ore
al mio valore aggiungo un elemento in più
con le betulle scendo a patti ma nei fatti finalmente
cambio le farfalle nel cervello
resti collegato almeno quello
settimane intere perse per
incontrarti ai giardini Margherita
ma che merda la mia vita seduta in poltrona
bagnata nella tua laguna
e cambio le farfalle nel cervello
che mi abbandoni pure quello
malgrado te raccolto fiori neri
perfetti come un ieri in cui rimango
oggi è un altro giorno vuoto
oggi è un altro giorno in cui ti invoco
e cambierò le mie bugie
in modo che combaceranno con le tue
e cambio le farfalle nel cervello
mi manca solo quello e ho fatto tutto
malgrado te raccolgo fiori bianchi
perfetti come i fianchi tuoi
che ora ricordo
9. Pregando gli alberi in un ottobre da non dimenticare
Mercoledì torni da me
e la voglia che prende per mano un programma invidiabile
giungi puntuale regina di un mondo che fu
completo, pulito, reale, capace come piace a me
inchiostro allaga
condanna chi non paga
nell’obbiettivo di una bontà
che filtri la verità
che mi filtri la verità
l’aria di ottobre contribuì
a creare l’amore perfetto e che getto di doccia veniva giù
povero l’uomo moderno
che cerca virtù
là dove la ruota in discesa temeraria corre di più
alunno io
materia tu
la penna scrive
la mente trotta e ride
chi nuota al fiume
chi vola perché ha le piume
chi dice il vero
chi odia il bianco e ama il nero
chi prende moglie
chi prega gli alberi come me
in un autunno da non dimenticare
10. 6 Aprile (testo di Ada Sirente / musica di Umberto Maria Giardini)
Oltre ogni luogo resta la tua faccia
appesa alla corteccia di casa rotta
rimessa in piedi ammattonata cerca
cordone appeso alla parete rotta
quando corolla genera i suoi resti
cordone resti senza più pancia
Si ringraziano Umberto Maria Giardini e Alessandro Favilli – Promorama.
Info:
http://www.umbertomariagiardini.com/
https://www.facebook.com/UmbertoMariaGiardini/
http://www.promorama.it/
http://www.woodworm-music.com/booking/umberto-maria-giardini/