Subsonica Eden
2011 - EMI
Eden è una scatola che assomiglia ad un mondo, non molto diverso da questo; è un passo sui bordi del tempo. Undici tracce costruite con estrema tecnica, ognuna differente dalle altre, nei modi, nei toni e nelle sonorità; l’unico punto di incontro è l’esperienza che plasma, in qualche modo, gli stati d’animo di ognuno.
Così ascoltare l’album è come finire dentro un vortice dove ogni cosa, pensiero, disturbo, sregolatezza, amore e consapevolezza, è amplificata. Sono i Subsonica di sempre, che ormai “sono diventati adulti” e ci hanno voluto regalare un pezzo (maturo) di vita. Tutto è pensato e sorprendentemente tutto è accaduto, così Eden è un percorso, a tratti vorticoso che, come ogni percorso, ha un’esperienza inedita da raccontare. Eden è (anche) la track di apertura del disco ed è la consapevolezza fatta musica: i tormenti, espressi con le parole, ci sono e si affrontano, nonostante l’equilibrio precario sottolineato da un sound elettronico, caro da sempre ai Subsonica.
Come ogni esperienza, l’album è un ricordo psichedelico, da un lato, e una considerazione sulla realtà, dall’altro, nel quale tutto si mescola: il sound elettronico diventa dub misto al drum’n bass; così anche il pil – di un paese a caso – viene preso in considerazione e come “un prodotto interno lurido” provoca crisi, economiche e mentali, che sovrastano ogni cosa. Uno dei brani più complessi dell’album, Il diluvio, è una bomba che parla di semplicità adolescenziale: le manifestazioni, le corse, le ansie, il d’n’b e tanta tanta euforia che assomiglia ad un tunnel psichedelico dove devi smarrirti per trovare l’uscita (e non è detto che ci riesci!). Basta un nulla e la leggerezza adolescenziale viene annullata dalla coscienza matura, espressa da un sound techno-punk e da un brano in cui l’ironia regna sovrana: Benzina ogoshi, per farti salire l’adrenalina a tremila. E come in una storia di H. Pinter l’amore è diretto, senza troppi dettagli: Quando, raffinata e digitale, è cantata con estrema intensità; il synth diventa intimo più che mai. Il pianeta Eden continua a raccontarsi attraverso i suoni: così se l’amore passa, lascia il posto alla paranoia, al funk e a sintetizzatori psicopatici che ricordano certi pezzi dei Talking Heads. L’angelo chiude l’album: una rivincita, forse, e soprattutto una certezza nella possibilità di osservare – liberamente - ancora questo mondo.
Eden è un disco d’impatto e i Subsonica hanno preferito, per questa volta, non osare più di tanto.