Subsonica

live report

Subsonica Roma, Spazio 900

04/02/2016 di Arianna Marsico

Concerto del 04/02/2016

#Subsonica#Italiana#Alternative Italiana electro-rock Elettronica Dub

I Subsonica compiono 20 anni, anzi, per usare le parole di Samuel “entrano nel loro ventesimo anno”. Per festeggiare l’abbondante maggiore età hanno iniziato un tour per i club, un ritorno alle origini per certi aspetti, dopo aver conquistato anche i palazzetti dello sport (sulla cui acustica spesso pessima, e sulla cronica italica mancanza di spazi con un’acustica decenti per concerti con migliaia di persone si potrebbe aprire una lunga parentesi…).

A Roma approdano allo Spazio 900, tra il candore ed il travertino del quartiere razionalista EUR. Cornice inusuale e dalle alte pareti per quello che dovrebbe essere un evento, speciale, con qualcosa di indimenticabile. Eppure qualcosa non va. I Subsonica sono in gran forma, suonano bene, si balla… però è proprio l’impostazione della scaletta che, a mio avviso, brucia il potenziale del concerto. Era ovvio che ci sarebbe stata una carrellata di tutta la discografia, inclusi gli ultimi lavori (a mio avviso meno coinvolgenti). Ma la scelta di avere come fil rouge della serata il mero ordine cronologico, prendendo 3-4 brani da ogni disco è eccessivamente didascalica, fredda per certi versi (e poi proprio da chi ha dato calore alla musica elettronica…) e lascia vittime illustri sul campo: Liberi tutti, Radioestensioni, Nuvole rapide, Il Cielo su Torino, Sole silenzioso, DiscoLabirinto, solo per citare alcune assenze pesanti. Forse è stato il desiderio di mettere tutti i dischi sullo stesso piano o di tenere tutto sotto controllo, ma l’effetto è quello di un greatest hits mal assemblato e senza colpi di scena in positivo, da un duetto inaspettato ad un arrangiamento rinnovato che dia nuova luce a brani arcinoti. Le cose si mettono ancora peggio pensando ad altri recenti tour celebrativi, ad esempio quelli per Hai Paura del buio? degli Afterhours o per Epica Etica Etnica Pathos dei CCCP.

Veniamo a quello che c’è stato. Si inizia con il 1997, l’anno di Subsonica, primo LP. Come se con la sua obliqua dolcezza che poi si sgretola è seguita da Istantanee, avvolgente. Il senso del dubbio che pervade, la “costante sensazione di mancata appartenenza” spadroneggiano in Cose che non ho. Si vorrebbe assaggiare altro di questo esordio di lusso, ma non si può. Arriva il 1999, l’anno del cortocircuito nella scena italiana provocato da Microchip Emozionale. Sonde, decisamente in avanti sulla questione della privacy e sulla riservatezza dei dati personali (“a captare la tua opinione”) precede uno dei momenti più intensi. Chi a 16 anni o giù di lì, a prescindere dall’ascolto del gruppo, non ha mai sognato “una carne sintetica nuovi attributi ed un microchip emozionale”? Il disagio che esplode, il non riconoscersi più fanno di Aurora sogna un evergreen. La cui rabbia va a finire anche in Colpo di pistola. Ma è già tempo di Amorematico del 2002. Il discorso di Samuel che presenta il 2002 come l’anno dopo il 2001, ossia post 11 settembre e post G8 di Genova (e i fiumi di sangue versati e rimasti senza giustizia) farebbe sperare in una certa selezione dei pezzi. Albascura invece viene indebolita da un arrangiamento che ne attenua gli spigoli e la scelta di Dentro i miei vuoti, bella ma poco “impegnata” lascia un filo perplessi. Si risale la china con Gente Tranquilla, meravigliosa lancia sull’ipocrisia. Anno Domini 2005, Terrestre. Corpo a corpo e Abitudine tengono ancora alta l’adrenalina. Con Incantevole inizia a mio parere la parabola discendente della serata. Singolo di successo indubbiamente e pare anche molto apprezzato da gran parte dei presenti, ma troppo morbido e senza quelle dissonanze che rendono unici i brani del gruppo. Arriva L’Eclissi del 2007. Ali scure,Il centro della fiamma e Veleno scorrono senza lasciare troppo il segno. Il diluvio, tratto da Eden del 2011, non migliora particolarmente la situazione. Benzina Ogoshi a questo punto sembra una beffarda autocritica della serata. Istrice è, come Incantevole, cantata a squarciagola dai presenti.

Ecco arrivare l’ultimo capitolo della discografia con Una nave in una foresta del 2014. I cerchi degli alberi lascia freddi, mentre Specchio finalmente fa venire voglia di ballare. Lazzaro chiude la rassegna tra gli applausi generali.

Il bis scappa alla ferrea logica diacronica della serata… Tutti i miei sbagli, presentata a Sanremo dove “avevamo 40 violini dell’orchestra” racconta Samuel. Decisamente uno dei momenti più alti della serata, ed anche un buon esempio di come ci si possa presentare al Festival senza vendere l’anima al diavolo.

Che dire, è stato bello sentirsi un po’ sedicenne. Ma un po’ di amaro in bocca rimane per l’occasione sprecata.

Provaci ancora Sam(uel)!

Setlist

Come se

Istantanee

Cose che non ho

Sonde

Aurora sogna

Colpo di pistola

Albascura

Dentro i miei vuoti

Gente tranquilla

Corpo a corpo

Abitudine

Incantevole

Ali scure

Il centro della fiamma

Veleno

Il diluvio

Benzina Ogoshi

Istrice

I cerchi degli alberi

Specchio

Lazzaro

Tutti i miei sbagli