Ry Cooder Paris, texas
1985 - Warner
Ry Cooder fa quello che Sam Shepard e Wim Wenders hanno fatto rispettivamente scrivendo e dirigendo questo cult-movie: costruisce una storia dall’ambientazione a dir poco arida e la svolge nel modo più scarno possibile.
Memorabile l’incipit con la slide che fa uscire a fatica il tema sollevandolo da un deserto tanto immaginario quanto geograficamente precisato (non serve aver visto il film per capire che si tratta del Texas o comunque del deserto americano).
Per quanto prosciugate, anzi disidratate, le composizioni sono tuttaltro che statiche e la musica si sviluppa in maniera coerente con l’ambiente: il country e il folk da confine non hanno bisogno di parole, proprio come nel film, per raccontare le loro storie. È chiaro che si tratta di in individuo alla deriva, perduto, che va alla ricerca di sé stesso muovendosi verso il nulla.
Il disco è per la maggior parte strumentale: le uniche vere voci presenti sono quelle dei due protagonisti, Travis (Harry Dean Stanton) e Jane (Nastassja Kinski), in uno dei pochi dialoghi dell’intera pellicola e quella dello stesso Stanton che interpreta una “Cancion Mixteca”. A parlare per loro in modo molto chiaro sono gli strumenti, paradossalmente taciturni e inclini al silenzio: fondamentale la chitarra di Ry Cooder nel giocare sui pesi della slide ma anche nel lasciar andare le scivolate delle altre dita.
Secondari ma non meno importanti sono gli interventi di David Lindley e di Jim Dickinson che, rispettivamente con archetto e con un piano appena percosso, creano echi indispensabili allo sfondo dei pezzi.
Ne esce un suono talmente asciutto e tremante da pensare che sia stato registrato in un qualche deserto del Sud degli States e non all’Ocean Way Recording di Hollywood. Ma soprattutto ne risulta una colonna sonora che funziona non solo come musica da film.