Mariposa<small></small>
Italiana

Mariposa Mariposa

2009 - Trovarobato

22/03/2009 di Massimo Sannella

#Mariposa#Italiana

Ogni musica è figlia del suo tempo, o meglio nè rispecchia movenze, nevrosi, traiettorie e tutto l’ambaradan al seguito. Dal 1999 la band dei Mariposa, sette “meteore senza orbita” con base nella bolognese La Famosa Etichetta Trovarobato, del tempo che scandisce i ritmi dell’underground, ne sono i bilancieri più acuti, le molle più accorte e protese nel diffondere una “specialistica visione” della sperimentazione sonora; un settetto apertissimo che lascia infiniti ettari di mente ad uno spazio deatmosferizzato, a soluzioni e ad influenze diversissime che girano, fanno capriole, giocano a tana e contemporaneamente fanno “musica componibile”.
Nove sono gli anni e nove, con l’uscita di questo omonimo, sono gli album di questa farfalla melting, che abbatte – come nei predecessori – la stupidità di una domanda tipo: “ Qual è l’episodio più rappresentativo della loro carriera ?”, praticamente come chiedere miele o cacao ad un orso; ogni loro disco è un viaggio unico nella carlinga di uno sputnik vibrante in preda ad una estasiata linea a zig zag. La matrice progressive (con punte referenziali a Gong e Ozric Tentacles in vena di scaramucce con Zappa) è certamente la punta identificativa del loro comporre, e che una volta riversata nel bollitore magico con spruzzate di psichedelìa anarchica, rametti di avant-jazz, tocchetti di cantautorato sbilenco e pizzichini di teatralità avantgarde, ne esce fuori un composto cromatico squisitamente formale che stringe – deviando leggermente in questo capitolo sonoro – a lidi pop più accessibili e abbordabili (indicativamente ai neofiti) rispetto alla discografia precedente.
La provocazione è il loro mestiere, la piacevolezza il loro istinto, l’improvvisazione creativa il loro distintivo; l’ensamble suona come sempre con notevole tecnica e grande personalità, nulla sfugge all’incontrollato controllo dietro l’apparente climax nonsense che si capta in sonorità del genere. Ma stupire è da sempre affar loro.
Testi onirici, sconnessi, lessical out che convivono a fughe skizoidi: due contraddistinti pads atmosferici che vanno dal tocco Paoliano di “Piero”, “Nothel Hotel”, “Vattene via”, “Poco più in là”, “Zia Vienna”, per scardinare tra minimalismo e giocolerie varie; “Specchio”, “Zucca”, sincopate a marcetta mid-elettronica, il siparietto altalenante di “Sudoku”, lo space-beat di “Clinique veterinaire” che ospita il mitico Daevid Allen dei Gong, per finire nella psichedelia rarefatta “81 guerra atomica, 84 confronto: rivoluzione” che tracima con l’ending track “Can I bon bon?”, stimolante mix di kraut rock, tastiere ed effetti spaziali e coralità prog.
“Mariposa” è il nono lavoro, il nono “lo famo strano” di questo straordinario “forza sette” che ad ogni loro lavoro innalzano di limpida creatività artistica la bandiera senza gabbie della musica indipendente italiana.
Siete alla ricerca di un disco inusuale, visionario, ideale e a impatto zero di velleità commerciali ? Ci siete, ben arrivati, la “farfalla” vi attende a bordo!

Track List

  • Specchio|Zucca|Piero|Zia vienna|Sudoku|Clinique veterinaire (Feat Daevid Allen)|Notel Hothel|Vattene pur via|Poco più in là|81 guerra atomica, 84 confronto: rivoluzione|Can I have bon bon ?

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