Jono Manson November
2008 - Club De Musique
“Summertime” e “November”, i suoi due ultimi lavori mostrano in copertina due situazioni temporali differenti, polarizzate per colori ed impressione, che però portano al loro interno differenti venature musicali. Certamente in “Summertime” vi era un utilizzo dei fiati che sapeva di estate, un calore funky che emergeva in modo più marcato rispetto ad altri dischi di Manson; rimaneva però nella voce quel sentimento malinconico, quell’anima che proviene dal blues, uno spirito nero che ridimensionava i colori estivi e corali dei fiati.
La stessa cosa in parte accade anche in questo “Novembre”; fermo restando che la copertina non deve rispecchiare in tutto e per tutto l’album, penso sia normale avvicinarsi all’ascolto cercando nei brani venature autunnali e novembrine.
Così ad un primo ascolto colpiscono due brani: il primo è “What’s left”, un blues piuttosto teso, scritto con Joe Flood (che compare spesso nel disco come autore o coautore), che si apre con l’organo Hammond di Chris Ishee fondamentale in tutto l’album; il secondo è una ballata, “Never ever say goodbye”, dove l’arpeggio delle corde acustiche dà all’atmosfera un calore particolare. Due brani che rispecchiano il titolo ma anche le due anime di Manson, fra il blues-soul cittadino newyorkese e il country roots acustico.
Se ogni schematizzazione fa perdere qualcosa, questa è carente di una terza parte non meno fondamentale, ovvero quella più black-funky spinta e tirata dai fiati, qua presente in “Wonder wheel”, canzone scritta da Stefano Barotti che Jono ha tradotto e adattato al suo suono.
Colpiscono le chitarre di Kevin Trainor, in molti casi più tirate del solito, più ruvide e polverose, come in “If you gotta go go now” che si chiude in feedback, scandita da una batteria asciutta piuttosto evidente. Ovviamente, se si parla di chitarre in un disco di Manson, non può mancare Bonfanti che interviene nel brano di chiusura.
“Novembre” è un buon disco che conferma il percorso artistico qualitativo di Manson.