Joan As Police Woman Real life
2006 - Pias
Eppure “Joan as police woman” non è un disco da dare in pasto al mercato, anzi è un lavoro riservato, che contiene perle da scoprire e custodire gelosamente, senza mostrarle troppo in giro.
Sarebbe riduttivo dire che piacerà a quanti si sono perdutamente innamorati di Antony & the Johnsons, perché la Wasser ha alle spalle un cammino fatto di tanti piccoli ma importanti passi che l’hanno portata a girare in tondo tra progetti suoi (The Dambuilders, Black Beetle, Those Bastard Souls) e altrui (Lou Reed, Nick Cave, Sheryl Crow, Sparklehorse, Scissor sisters, Hal Wilner).
Sin dall’iniziale “Real life” ci si trova di fronte a una raccolta di canzoni “segrete”, che quatte quatte si mettono alla ricerca di una forma tutta loro: è un pop-soul suonato con raccoglimento, come fosse una musica da camera.
Accompagnata da Rainy Orteca e Ben Perowsky, Joan suona basso, chitarra e qualche tastiera, ma la luce viene soprattutto dal pianoforte e da un violino a cinque corde. In “I defy” ci sono riflessi portati direttamente dalla voce di Antony, mentre in tre pezzi si annida la presenza di un Joseph Arthur discreto, essenziale nel suo contributo.
A stupire però è soprattutto la sostanza che la Wasser riesce a dare con arrangiamenti che giungono al pop per vie mai convenzionali: archi e fiati variano il passo del suo canto e creano spirali scandite da mirabili giochi di vocals.
Almeno due i brani da ricordare: “Eternal flame” e “Christobel”, ovvero quelli in cui gli strumenti più si muovono, con l’aggiunta di una “The ride”, che è forse il pezzo più normale del disco, ma che rimane addosso con una grazia che preferisce scendere quando potrebbe salire vertiginosamente.
Il resto non è tanto da meno e ascolto dopo ascolto si scoprono trame inedite: l’esercizio per whispered vocals di “Save me”, gli stacchi e le modulazioni pacate di “Anyone” e la conclusiva “We don´t own it”, dedicata ad Elliott Smith e suonata con la profondità degli Spain di Josh Haden.
Alla fine “Joan as police woman” sfiora davvero quella bellezza che in molti si prefiggono, ma che in pochi riescono ad avvicinare.
Non c’è da aspettarsi un seguito a breve, ammesso che la sua autrice decida di proseguire su questa strada, perchè sarà difficile replicare un disco del genere e soprattutto perché Joan Wasser non è l’ennesima novità da bruciare in una stagione.