live report
Joan As Police Woman Milano
Concerto del 27/10/2006
27 ottobre 2006 - LA CASA 139 (MI) La prima data italiana di Joan As Police Woman è uno dei concerti più attesi della stagione 2006 e difatti La Casa 139 si presenta stipata in ogni angolo, merito di un album che si sta rivelando uno degli esordi più importanti degli ultimi anni. Lo conferma il fatto che a vedere la Wasser suonare dal vivo sono accorsi molti appassionati già stregati in precedenza da dischi come "Grace" di Jeff Buckley o "I am a bird now" di Antony & The Johnsons.
Joan dà subito prova di coraggio presentandosi sul palco da sola ed eseguendo al piano un'inedita "To be lonely": al suo canto bastano poche note di una ballata per levarsi ad interrogare un'interiorità affranta. Proprio questa sofferta esistenzialità è il tema portante delle sue canzoni e ancora prima di una personalità tuttaltro che comune, evidente anche solo dallo sguardo fatalmente stranito con cui si rivolge al pubblico.
Poche parole per introdurre la band, composta da Rainy Orteca al basso e da Ben Perowsky alla batteria, e il concerto prende forma sui brani di "Real life": "The ride" è segnata da una voce che vira verso il soul, mentre "Save me" è scandita da un drumming che si rivelerà fondamentale nella costruzione degli arrangiamenti.
Le canzoni vengono accolte con trepidazione e la prima ad esserne rapita è la stessa Joan che a più riprese si sofferma ad inspirare profondamente nelle pause dei pezzi e poi introduce "Feed the light" dichiarando di aver visto un qualche "ghost in the park" in piena Milano. Uno degli spiriti presenti nell'aria è quello di Jeff Buckley che sembra comparire sul palco nel modo di suonare la chitarra della Wasser soprattutto durante una splendida "Christobel".
I fantasmi con cui questa "ragazza" osa confrontarsi non sono però solo personali: con un altro nuovo brano, "Are you not furious", si scaglia contro gli orrori perpetrati dal governo americano raggiungendo il culmine in un finale distorto da wurlitzer e basso.
Dentro ad ogni canzone c'è una profondità di fronte a cui le parole si smarriscono e difatti Joan quasi imbarazzata cerca di scherzare presentando "Anyone" come una "kissing song": la sua interpretazione però va oltre e rimane sospesa sfiorando vertici che ultimamente Rufus Wainwright e Antony hanno saputo toccare.
Alternandosi tra pianoforte ("Real life") e wurlitzer ("Broken eyes"), la Wasser dà prova di avere potenzialità enormi grazie ad una scrittura che segue percorsi inusuali passando dal soul al punk: l'inedita "Happiness is a violator" è infatti un colpo sferrato con rabbia contro Condoleeza Rice, mentre "We don't own it" è dedicata in modo toccante ad Elliott Smith e chiude la scaletta facendo filtrare raggi di luce nelle zone d'ombra dell'animo umano.
Acclamata dai presenti, Joan torna sul palco e saluta con una cover acustica di "Sweet thing" ripescata da "Diamond dogs" di David Bowie. Un modo per ringraziare dell'accoglienza e per promettere un futuro che potrebbe essere all'altezza dei grandi. SET LIST:
To be lonely
Flushed chest
The ride
Save me
Feed the light
Eternal flame
Christobel
Are you not furious
Anyone
Real life
Broken eyes
Happiness is a violator
We don't own it
Sweet thing